Bruxelles, 18 dicembre 2025 – I 27 leader dell’Unione Europea si preparano a sedersi al tavolo del Consiglio europeo con due documenti distinti, frutto di negoziati serrati e rifiniture fino all’ultimo minuto. L’appuntamento, fissato per domani nella capitale belga, arriva in un momento delicato, segnato dalle tensioni internazionali e dalla necessità di trovare un’intesa su dossier chiave come la guerra in Ucraina e la gestione delle risorse finanziarie bloccate a Mosca.
Due documenti separati in un vertice sotto pressione
Fonti diplomatiche rivelano che i capi di Stato e di governo discuteranno prima un testo sulle conclusioni generali del Consiglio europeo. Un documento che, almeno sulla carta, dovrebbe vedere un accordo unanime. Ma è il secondo testo, quello sull’Ucraina, a catturare l’attenzione e a far sorgere dubbi tra le delegazioni. Secondo diversi funzionari europei, ottenere l’unanimità su questo punto non è affatto scontato. La decisione di dividere i due documenti nasce proprio dalla consapevolezza delle profonde divisioni sul dossier ucraino.
Asset russi congelati: la questione resta calda
Nel testo dedicato all’Ucraina c’è una richiesta precisa: “Il Consiglio europeo chiede al Parlamento europeo di adottare con urgenza gli strumenti che prevedono i Prestiti di Riparazione”. Dietro questa formula tecnica si nasconde la possibilità di usare parte degli asset russi congelati nei Paesi Ue per finanziare la ricostruzione nelle zone colpite dal conflitto. La questione, già dibattuta nelle ultime settimane tra Bruxelles e le capitali europee, resta però spinosissima. Paesi come Ungheria e Slovacchia hanno espresso dubbi sulla legittimità e sulla convenienza di questa misura, temendo che possa peggiorare ulteriormente i rapporti con Mosca.
Un punto di partenza, non la parola finale
“È un testo di partenza”, spiegano fonti vicine ai negoziati. I leader dovranno decidere se approvarlo così com’è o chiedere modifiche. Solo dopo questa fase il documento potrà assumere un vero peso politico. Intanto, a Bruxelles si respira un clima di attesa. Nei corridoi del Justus Lipsius, sede del Consiglio, si moltiplicano incontri informali e scambi riservati tra le delegazioni. “C’è ancora spazio per aggiustamenti”, ha confidato ieri sera un diplomatico italiano.
Le capitali tra cautela e attese
A Roma il governo segue con attenzione gli sviluppi. Palazzo Chigi ha ribadito il sostegno a un aiuto concreto a Kiev, ma ha chiesto “garanzie chiare sull’uso degli asset russi”, come ha spiegato una fonte dell’esecutivo. A Berlino la posizione è più netta: “Dobbiamo agire con decisione per sostenere l’Ucraina”, ha detto il cancelliere Olaf Scholz in una breve nota diffusa nel pomeriggio. Più cauta la Francia, con il ministro degli Esteri Stéphane Séjourné che ha invitato a “non forzare la mano” e a cercare un’intesa condivisa.
L’incognita dell’unanimità e cosa potrebbe succedere
La scelta di presentare due testi separati riflette le difficoltà incontrate nelle ultime settimane. Sul documento generale si punta a un’approvazione rapida, mentre sul capitolo ucraino resta il rischio che uno o più Paesi votino contro. Se non si raggiunge l’unanimità, il testo potrebbe essere adottato solo da parte dei leader, lasciando la questione aperta per i prossimi mesi. “Non sarà facile trovare un compromesso”, ha ammesso un funzionario della Commissione europea.
Domani il vertice, tutti gli occhi su Bruxelles
Il summit di domani si preannuncia pieno di incognite. Si comincia alle 10 con la foto di gruppo davanti alle bandiere dei 27 Paesi. Poi toccherà alle discussioni a porte chiuse, dove ogni parola conterà. Sullo sfondo resta la pressione degli alleati occidentali – con gli Stati Uniti in prima linea – che chiedono all’Europa di fare la sua parte nella crisi ucraina. Ma ci sono anche le preoccupazioni interne, con diversi governi alle prese con opinioni pubbliche sempre più divise sul sostegno a Kiev.
Solo nelle prossime ore si capirà se i leader riusciranno a superare le differenze o se il vertice finirà senza risultati concreti. Per ora, a Bruxelles si lavora senza sosta e nessuno si espone sui possibili esiti.
