Truffe agli anziani: 300mila euro rubati e 21 arresti in tutta Italia

Truffe agli anziani: 300mila euro rubati e 21 arresti in tutta Italia

Truffe agli anziani: 300mila euro rubati e 21 arresti in tutta Italia

Matteo Rigamonti

Dicembre 18, 2025

Napoli, 18 dicembre 2025 – Una vasta rete criminale, attiva tra Napoli e altre zone d’Italia, specializzata nelle truffe agli anziani, è stata sgominata martedì 16 dicembre dai carabinieri di Genova, sotto il coordinamento della Procura di Napoli. Ventuno persone sono state arrestate, accusate di aver sottratto almeno 300mila euro a decine di vittime tra maggio 2024 e gennaio 2025. Sempre lo stesso copione: una telefonata, la voce di un falso carabiniere o avvocato, la richiesta di una “cauzione” per evitare l’arresto di un familiare coinvolto in un incidente.

Truffe agli anziani: il meccanismo di una rete ben organizzata

Gli investigatori hanno ricostruito con precisione il modo di agire del gruppo. Al centro c’erano i “telefonisti”, spesso nascosti in appartamenti o B&B nel centro di Napoli. Chiamavano le vittime, quasi sempre anziani soli, spacciandosi per poliziotti o avvocati. “Mi hanno detto che mio nipote aveva causato un incidente grave, che servivano soldi subito”, ha raccontato una delle vittime ai carabinieri.

Poi entravano in gioco i “trasfertisti”, incaricati di andare a ritirare soldi e gioielli direttamente a casa delle vittime, sparse in tutta Italia. Per spostarsi usavano auto a noleggio, cambiando spesso macchina e percorso, per non dare nell’occhio. In alcuni casi i soldi venivano affidati a corrieri che li portavano a Napoli, dove venivano riciclati o reinvestiti.

Blitz in otto province: arresti e sequestri

L’operazione, scattata all’alba di martedì, ha toccato le province di Napoli, Caserta, Benevento, Avellino, Palermo, Brescia, Pavia e Cosenza. Dei ventuno arrestati, quindici sono finiti in carcere, due ai domiciliari e quattro con obbligo di dimora e firma alla polizia giudiziaria. Le accuse vanno dall’associazione per delinquere finalizzata a truffe fino a ricettazione e riciclaggio.

Dall’inizio delle indagini, partite a maggio 2024, sono stati documentati almeno 33 episodi di truffa pluriaggravata, 27 riusciti e 6 tentati. Cinque persone erano già state arrestate in flagranza nei mesi scorsi, altre sette denunciate. I carabinieri hanno recuperato contanti e gioielli per circa 150mila euro, parte già restituiti ai legittimi proprietari.

Durante le perquisizioni sono stati trovati 120mila euro in contanti nascosti dentro uno scaldabagno nell’appartamento di una delle indagate a Napoli. In un altro alloggio, altri 40mila euro. “Abbiamo seguito con attenzione i movimenti di denaro – ha spiegato un investigatore – risalendo anche agli investimenti fatti dal gruppo”.

I gioiellieri complici e il riciclaggio del denaro

Un punto chiave dell’inchiesta riguarda il riciclaggio. Gli inquirenti hanno individuato almeno due orafi napoletani coinvolti: uno con una gioielleria a Spaccanapoli, l’altro con un laboratorio abusivo nel Borgo Orefici. Erano loro a valutare, smontare e rivendere i gioielli rubati alle vittime.

Il denaro ricavato veniva reinvestito in attività “pulite”. Gli investigatori hanno scoperto l’acquisto di un immobile e la partecipazione in un’agenzia di scommesse nel quartiere San Giuseppe di Napoli. Secondo la Procura, questa sede serviva a “ripulire” parte dei soldi truffati.

Un’organizzazione che sapeva nascondersi bene

L’inchiesta ha mostrato come il gruppo fosse abile a restare invisibile. Per comunicare usavano solo utenze intestate a prestanome e app di messaggistica sicure. Gli incontri di lavoro avvenivano in “call center” improvvisati nel centro storico di Napoli.

“Era una macchina ben oliata”, ha ammesso un investigatore. “Solo con la collaborazione tra più comandi provinciali siamo riusciti a ricostruire tutto”. Il lavoro dei carabinieri continua: la Procura sta valutando altre accuse e non esclude sviluppi nelle prossime settimane.

Per le vittime, spesso anziani soli e indifesi, resta l’amarezza di una fiducia tradita. “Non pensavo potesse capitare a me”, ha detto una donna di 82 anni di Brescia. Dietro ogni telefonata, però, c’era un disegno preciso: una rete che ora – almeno in parte – è stata smantellata.