Londra, 19 dicembre 2025 – Gli attori britannici hanno detto no alla scansione digitale delle loro sembianze, preoccupati che queste possano essere usate dall’intelligenza artificiale in futuro senza il loro consenso. La decisione, presa dopo una consultazione interna al sindacato Equity, è arrivata ieri: il 99% dei votanti si è opposto alla pratica, aprendo così la strada a possibili scioperi e a nuove tensioni tra lavoratori e produttori nel mondo del cinema e della televisione nel Regno Unito.
Attori britannici in rivolta: Equity boccia la scansione digitale
La consultazione ha coinvolto migliaia di iscritti a Equity, il principale sindacato degli attori inglesi. La domanda era semplice: accettare o no che la propria immagine venga digitalizzata e usata in futuro, magari senza controllo diretto. Il risultato è stato netto. “Il 90% della tv e del cinema si basa su questi accordi. Oltre tre quarti degli artisti sono iscritti ai sindacati. Questo dimostra che sono pronti a fermare le produzioni se i loro diritti non vengono rispettati”, ha spiegato Paul Fleming, segretario generale di Equity.
Il timore più grande è quello di diventare dei veri e propri cloni digitali, usati dalle case di produzione senza limiti di tempo o spazio. Per Fleming, questa prospettiva “rischia di mettere a repentaglio la dignità e il valore economico degli attori”.
Scontro alle porte: Equity chiede un tavolo con i produttori
Dopo il voto, Equity ha annunciato l’intenzione di chiedere alla Producers Alliance for Cinema and Television (Pact) – che rappresenta la maggior parte delle case di produzione britanniche – un confronto ufficiale. L’obiettivo è trovare un accordo che protegga gli attori dall’uso incontrollato dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie.
Se la richiesta resterà inascoltata, il sindacato non esclude di indire uno sciopero con una nuova votazione tra i propri iscritti. Una situazione che ricorda molto da vicino quanto successo a Hollywood nel 2023, quando le proteste di attori e sceneggiatori bloccarono per mesi l’intera industria dell’intrattenimento americana.
Il caso americano che fa scuola e le paure degli artisti
La situazione britannica si inserisce in un quadro globale segnato da forti tensioni tra creativi e produttori. Negli Stati Uniti, solo due anni fa, gli scioperi di attori e sceneggiatori paralizzarono i set, portando a nuove regole e tutele contro l’uso non autorizzato dell’IA.
“Non vogliamo arrivare a tanto”, racconta un’attrice londinese incontrata ieri a Soho. “La tecnologia corre veloce, ma i nostri diritti rischiano di restare indietro”. Un timore diffuso tra chi lavora nel settore, che vede il proprio volto e il proprio lavoro sfuggire al controllo.
Oltre il cinema: la musica si mobilita contro l’IA
La protesta riguarda anche la musica. Negli ultimi mesi, artisti come Paul McCartney hanno guidato la battaglia contro l’uso indiscriminato dell’intelligenza artificiale nella creazione di musica. La discussione si è accesa soprattutto dopo che il governo di Keir Starmer ha varato una legge per favorire lo sviluppo tecnologico legato all’IA, con possibili ripercussioni sul copyright e sulla tutela della creatività.
“Non è solo questione di soldi”, spiega un produttore vicino alla British Phonographic Industry. “Qui si gioca il riconoscimento del valore umano dietro ogni opera”.
Tensione alta: si attende la risposta dei produttori
Nelle prossime settimane tutti gli occhi saranno puntati sulla Producers Alliance for Cinema and Television. Da una parte gli attori, pronti a difendere la loro immagine e il loro lavoro; dall’altra i produttori, chiamati a trovare un equilibrio tra innovazione e diritti. Solo allora si capirà se il Regno Unito eviterà una nuova stagione di scioperi o se il confronto sull’uso dell’intelligenza artificiale segnerà una svolta decisiva per il mondo creativo europeo.
