Garlasco: i legali di Stasi annunciano nuove prove e una possibile revisione del processo

Garlasco: i legali di Stasi annunciano nuove prove e una possibile revisione del processo

Garlasco: i legali di Stasi annunciano nuove prove e una possibile revisione del processo

Matteo Rigamonti

Dicembre 19, 2025

Pavia, 19 dicembre 2025 – Alberto Stasi è stato escluso dalle tracce di Dna trovate sulla scena del delitto di Garlasco. Lo ha stabilito oggi l’udienza di chiusura dell’incidente probatorio al Tribunale di Pavia. I legali dell’ex studente bocconiano, Giada Bocellari e Antonio De Rensis, hanno accolto con soddisfazione questa novità che definiscono “un punto fermo sul fronte scientifico”. La perizia della genetista Denise Albani, depositata di recente, ribalta i risultati del 2014, quando il professor Francesco De Stefano aveva sostenuto che Stasi non poteva essere escluso dal materiale genetico raccolto.

Nuova perizia, la difesa punta sulla svolta

L’udienza è partita poco dopo le 10 nella sede del Tribunale di Pavia. La genetista Albani ha spiegato i risultati: “Alberto Stasi è escluso dalle tracce trovate”, hanno confermato i suoi avvocati uscendo dall’aula. Una dichiarazione chiara, che per Bocellari segna “una svolta decisiva”. Ha aggiunto: “Si tratta di due tracce prese da unghie di mani diverse, con evidenti problemi: Dna misto, non consolidato e parziale”. Insomma, i dati vanno letti con attenzione. Il confronto con la vecchia perizia resta però al centro del dibattito: “Si partiva dal fatto che Stasi non potesse essere escluso. Ora la scienza dice il contrario”, ha sottolineato Bocellari.

Revisione del processo? La difesa al lavoro ma senza fretta

A questo punto la domanda è d’obbligo: la difesa di Stasi chiederà la revisione del processo? L’avvocato De Rensis non si sbilancia, ma lascia capire che la strada è segnata: “Abbiamo grande fiducia in questa indagine. Con Bocellari e Alberto stiamo preparando una richiesta di revisione, ma aspetteremo la fine delle indagini”. Niente fretta, quindi. Solo dopo la conclusione degli accertamenti si deciderà come muoversi. Nel frattempo, Stasi – condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi – ha ottenuto un permesso dal Tribunale di Sorveglianza per partecipare all’udienza. “Parliamo di questo Dna da undici anni”, ha ricordato Bocellari ai giornalisti, sottolineando che il suo assistito ha sempre collaborato con la giustizia.

Andrea Sempio nel mirino, ma il Dna non basta

Dall’altra parte resta aperto il caso di Andrea Sempio, unico indagato per omicidio in concorso nel nuovo filone di indagine. La difesa invita alla prudenza: “Non è detto che venga condannato solo per il Dna. Anzi, forse non arriverà neppure al processo solo su questa prova. Il Dna va valutato insieme a tutti gli altri elementi”, ha detto Bocellari. Ora spetta alla Procura decidere se chiedere il rinvio a giudizio o archiviare. I tempi saranno lunghi. Una certezza, però, secondo la difesa di Stasi c’è: “Le tracce di Sempio dovevano essere escluse già nel 2014. È quello che ci ha detto il perito”.

In aula, la sorpresa della difesa di Sempio

L’arrivo di Stasi in tribunale ha sorpreso anche la difesa di Sempio. Liborio Cataliotti, suo avvocato, ha ammesso: “Non mi aspettavo che Stasi fosse presente oggi. Però non mi sono opposto: era una presenza passiva, chi segue lo svolgimento della prova”. Sempio invece non si è presentato: “Non sarebbe stato interrogato né avrebbe potuto parlare, come Stasi. Era un’udienza tecnica e scientifica”, ha spiegato Cataliotti. Per lui e l’avvocata Angela Taccia era meglio che a rappresentare l’indagato fossero i consulenti tecnici, anche per evitare l’esposizione mediatica.

Garlasco, un processo ancora aperto

La vicenda giudiziaria di Garlasco resta sospesa tra passato e futuro. Da un lato la condanna definitiva di Stasi, dall’altro le nuove indagini che potrebbero cambiare tutto. “Abbiate pazienza”, ha detto Stasi ai giornalisti fuori dal tribunale, “così non si va da nessuna parte”. Un invito alla calma che fotografa bene il clima attorno a un caso che, a quasi vent’anni dall’omicidio di Chiara Poggi, continua a dividere l’opinione pubblica e a mettere alla prova la giustizia italiana.