La storica missione spaziale per la prima persona con disabilità subisce un rinvio

La storica missione spaziale per la prima persona con disabilità subisce un rinvio

La storica missione spaziale per la prima persona con disabilità subisce un rinvio

Giada Liguori

Dicembre 19, 2025

Houston, 19 dicembre 2025 – Il volo suborbitale di Blue Origin, che avrebbe dovuto segnare una tappa storica portando per la prima volta nello spazio una persona con disabilità, è stato rimandato per un guasto tecnico. La partenza, prevista per oggi pomeriggio dal Texas, avrebbe visto protagonista la giovane ingegnera tedesca Michaela Benthaus, insieme ad altri cinque turisti spaziali. La decisione è arrivata dopo due stop al conto alla rovescia, l’ultimo a meno di un minuto dal lancio.

Due stop, tra vento e problemi tecnici

Il decollo della capsula New Shepard era fissato per le 17 ora italiana. I sei passeggeri – tra cui Benthaus, ingegnere aerospaziale e meccatronico all’Agenzia Spaziale Europea – avevano già preso posto a bordo e aspettavano solo il via libera. Ma a dieci minuti dal lancio, il primo stop: “Venti troppo forti in quota”, hanno spiegato i tecnici di Blue Origin. Una pausa forzata, con i passeggeri ancora dentro la capsula, in attesa di capire cosa sarebbe successo.

Dopo una breve attesa, il conto alla rovescia è ripartito. Ma a 58 secondi dal decollo è scattato un nuovo allarme: questa volta per una “verifica tecnica non conclusa”, ha comunicato la compagnia fondata da Jeff Bezos. “Stiamo valutando quando riprogrammare il lancio”, si legge in un post sui social ufficiali, senza indicare una nuova data.

I sei passeggeri bloccati a terra

Oltre a Michaela Benthaus, che avrebbe dovuto diventare la prima persona disabile a superare la linea di Kármán – il confine tra atmosfera e spazio a 100 chilometri di quota –, a bordo sarebbero saliti anche cinque turisti spaziali. Tra loro, l’investitore americano Joey Hyde, l’ingegnere aerospaziale tedesco Hans Koenigsmann, l’imprenditore statunitense Neal Milch, l’investitore sudafricano Adonis Pouroulis e Jason Stansell, noto per definirsi un “nerd dello spazio”.

La missione avrebbe durato circa dieci minuti: il tempo per raggiungere la quota prevista e lasciare ai passeggeri qualche istante di microgravità. Un’esperienza che, secondo chi ha già volato con Blue Origin, regala “una sensazione di sospensione irreale”, come ha raccontato l’ex astronauta Chris Boshuizen.

Delusione, ma sicurezza al primo posto

Il rinvio ha suscitato una miscela di delusione e comprensione tra i protagonisti. Michaela Benthaus, contattata telefonicamente dai colleghi dell’ESA, ha detto: “La sicurezza viene prima di tutto. Vogliamo dimostrare che lo spazio può essere accessibile a tutti, ma bisogna rispettare i tempi tecnici”. Parole simili sono arrivate da Hans Koenigsmann, veterano del settore: “Meglio aspettare un giorno in più che correre rischi”.

Sui social, molti hanno espresso solidarietà ai sei passeggeri e sottolineato il valore simbolico della presenza di Benthaus. “Non è solo un volo turistico – ha scritto un utente su X – ma un segnale per chi sogna lo spazio senza barriere”. Blue Origin ha ribadito che “la priorità resta la sicurezza dell’equipaggio”.

Turismo spaziale e inclusione: una svolta mancata

Il volo di oggi avrebbe rappresentato un passo importante verso un turismo spaziale più inclusivo. Negli ultimi anni, compagnie come Blue Origin e SpaceX hanno moltiplicato le missioni con passeggeri non professionisti. Ma la presenza di una persona con disabilità a bordo sarebbe stata una prima assoluta. Michaela Benthaus, 28 anni, di Monaco di Baviera, lavora da tempo su progetti legati all’accessibilità delle tecnologie spaziali.

Fonti dell’ESA spiegano che “l’obiettivo è mostrare che anche chi ha limitazioni fisiche può contribuire all’esplorazione dello spazio”. Un messaggio che Benthaus riassume così: “Voglio essere un esempio per chi pensa che certi traguardi siano irraggiungibili”.

Aspettando la prossima occasione

Al momento Blue Origin non ha annunciato quando tenterà di nuovo il lancio. I tecnici stanno analizzando i dati raccolti nelle fasi finali del conto alla rovescia per capire esattamente cosa non ha funzionato. Solo dopo sarà possibile fissare una nuova data.

Nel frattempo, i sei passeggeri sono ancora al centro operativo vicino a Van Horn, Texas. “Siamo pronti a partire appena ci daranno l’ok”, ha detto Neal Milch ai giornalisti sul posto. La speranza, condivisa da molti, è che il prossimo tentativo possa davvero aprire la strada a un accesso più ampio allo spazio.