Roma, 19 dicembre 2025 – Dal 1° gennaio cambiano le pensioni in Italia. La variazione per la perequazione è stata fissata all’1,4% per il 2025, secondo il decreto interministeriale del 19 novembre. L’INPS, con una circolare uscita in queste ore, ha comunicato che il nuovo trattamento minimo di pensione sarà di 611,85 euro al mese. Una cifra che riguarda milioni di pensionati e che servirà anche a definire i limiti per accedere alle prestazioni legate al reddito nel 2026.
Pensioni, la svolta del 2026: cosa cambia davvero
La perequazione delle pensioni è il sistema che adegua le pensioni all’inflazione, per evitare che il potere d’acquisto si perda col tempo. Per il 2025, la rivalutazione è dello 0,8% e non sono previsti conguagli. Ma dal 2026, l’INPS spiega che l’aumento salirà all’1,4%, con la possibilità di un conguaglio da fare l’anno dopo. In pratica, se l’inflazione reale dovesse essere diversa da quella stimata, l’adeguamento potrà essere corretto.
Il nuovo trattamento minimo di 611,85 euro al mese non è solo il riferimento per calcolare le pensioni minime, ma anche per stabilire chi può accedere alle prestazioni sociali legate al reddito. “Questo importo – si legge nella circolare INPS – servirà per fissare i limiti di accesso a queste prestazioni nel 2026”.
Pensioni più leggere? C’è un piccolo aiuto in più
Chi prende una pensione pari o sotto il trattamento minimo avrà un aumento extra dell’1,3% nel 2026, che porterà la somma a 619,8 euro mensili. Una misura pensata per aiutare chi ha redditi bassi, in un momento di rincari e incertezze economiche. “L’aumento aggiuntivo – spiega l’INPS – vale solo per le pensioni sotto il minimo”.
Sono circa 2,7 milioni i pensionati interessati, secondo i dati dell’Istituto. Per loro, anche se l’incremento non è grande, rappresenta un aiuto concreto. “Non è molto – racconta Maria Rossi, pensionata di 74 anni a Roma – ma ogni euro in più conta per far quadrare i conti”.
Prestazioni sociali, occhio ai nuovi limiti
L’aumento del trattamento minimo influisce anche sulle prestazioni sociali legate al reddito, come l’assegno sociale o le maggiorazioni. L’INPS precisa che il nuovo importo sarà la base per decidere chi potrà accedere a queste agevolazioni nel 2026. Chi guadagna più di 611,85 euro al mese potrebbe perdere qualche beneficio.
“Ogni anno – spiega un funzionario INPS a alanews.it – la rivalutazione incide sia sulle pensioni sia sui limiti per le prestazioni aggiuntive. È importante che i pensionati controllino la loro situazione”. Le sedi dell’INPS sono già pronte ad aiutare chi ha bisogno di chiarimenti.
Il 2025 resta fermo, il cambio arriva dal 2026
Per il 2025 la rivalutazione resta allo 0,8% senza conguagli. Questo vuol dire che gli importi già pagati non cambieranno. La novità vera arriverà nel 2026 con l’1,4%, e un eventuale conguaglio da valutare l’anno dopo, in base ai dati definitivi sull’inflazione.
La questione della perequazione delle pensioni resta al centro del dibattito pubblico, soprattutto con il costo della vita che continua a salire. Le associazioni dei pensionati chiedono aumenti più consistenti. “La rivalutazione è fondamentale – dice Carlo Bianchi, segretario nazionale Spi-Cgil – ma serve uno sforzo in più per proteggere chi vive con assegni bassi”.
Nel frattempo, l’INPS invita tutti a consultare il proprio estratto conto previdenziale e a rivolgersi agli sportelli per chiarire qualsiasi dubbio sulle nuove regole che scattano dal prossimo anno.
