Rafforzare la Pubblica Amministrazione: il ruolo della co-programmazione nel terzo settore

Rafforzare la Pubblica Amministrazione: il ruolo della co-programmazione nel terzo settore

Rafforzare la Pubblica Amministrazione: il ruolo della co-programmazione nel terzo settore

Matteo Rigamonti

Dicembre 19, 2025

Salerno, 19 dicembre 2025 – “La co-programmazione rafforza la Pubblica Amministrazione e aumenta l’impatto sociale degli interventi”. Così ha esordito questa mattina Alessandro Lombardi, Capo Dipartimento Politiche Sociali del Ministero del Lavoro, aprendo il Meeting nazionale “Co-programmare con i giovani”, ospitato nel complesso di Santa Sofia, nel cuore di Salerno. Fin dai primi momenti, l’incontro ha messo al centro il ruolo attivo dei giovani e la collaborazione tra istituzioni e Terzo Settore, in un periodo in cui la partecipazione giovanile rischia troppo spesso di restare solo sulla carta.

Co-programmazione: la nuova sfida per far sentire davvero i giovani

Il progetto, guidato da Moby Dick ETS, vuole colmare il divario tra giovani e istituzioni. “Non si tratta solo di ascoltare – ha spiegato Lombardi – ma di coinvolgere davvero i ragazzi nei processi decisionali, dando loro strumenti concreti per influenzare le politiche sociali”. La co-programmazione si basa su tavoli di lavoro strutturati, dove associazioni giovanili, enti locali e rappresentanti del Terzo Settore siedono fianco a fianco. Un passo avanti rispetto alle consultazioni tradizionali, spesso viste come formali e poco efficaci.

Secondo chi promuove l’iniziativa, quando i giovani partecipano attivamente si riescono a scoprire bisogni reali e soluzioni condivise. “Solo così – ha aggiunto Lombardi – la Pubblica Amministrazione può rispondere davvero alle sfide sociali di oggi”. Il progetto, partito da Salerno ma con l’obiettivo di essere replicato in altre città italiane, vuole diventare un laboratorio permanente di innovazione sociale.

Giovani protagonisti: da simbolo a realtà concreta

Durante la giornata, diversi rappresentanti delle associazioni giovanili hanno raccontato le loro esperienze dirette. “Per la prima volta ci sentiamo ascoltati, non siamo più solo invitati a partecipare”, ha detto Martina Russo, 24 anni, volontaria in una realtà locale. Molti ragazzi presenti hanno sottolineato il rischio che la partecipazione rimanga un esercizio di facciata. Ma grazie a iniziative come questa qualcosa sta cambiando: “Abbiamo potuto proporre idee concrete su lavoro, ambiente e inclusione”, ha spiegato Marco Esposito, studente universitario.

Il coinvolgimento dei giovani non si ferma alla progettazione. “Siamo chiamati anche a seguire l’attuazione delle politiche”, ha precisato Chiara De Luca, portavoce di un coordinamento regionale. Un ruolo attivo che, per gli organizzatori, rappresenta una novità rispetto ai vecchi schemi.

Terzo Settore e istituzioni: quando collaborare fa la differenza

Al Meeting erano presenti numerosi esponenti del Terzo Settore, amministratori locali e funzionari pubblici. “La co-programmazione è un’opportunità per costruire fiducia reciproca”, ha detto Giovanni Romano, presidente di una cooperativa sociale salernitana. Secondo Romano, lavorare insieme tra enti pubblici e società civile permette di superare la burocrazia e rispondere meglio ai bisogni delle comunità.

Anche a livello istituzionale il messaggio è chiaro: “Dobbiamo aprire le porte delle amministrazioni ai giovani cittadini”, ha ribadito Lombardi. Questo passa sia attraverso norme come il Codice del Terzo Settore, sia con pratiche quotidiane di ascolto e dialogo.

Uno sguardo al futuro: il modello Salerno da esportare

Il progetto di Moby Dick ETS non si ferma a Salerno. Nei prossimi mesi sono in programma incontri in altre città italiane, con l’obiettivo di diffondere la co-programmazione in tutto il paese. “Vogliamo creare una rete stabile tra giovani, enti pubblici e Terzo Settore”, ha spiegato Francesca D’Amico, coordinatrice del progetto.

I dati presentati durante il Meeting dicono che oltre 200 giovani hanno già preso parte ai tavoli di lavoro nelle prime settimane. Un segnale che, almeno in parte, la sfida di una partecipazione vera sta dando risultati. “Non basta parlare di giovani – ha concluso Lombardi – bisogna metterli nelle condizioni di agire sul serio”.

In un’Italia dove spesso il dialogo tra istituzioni e nuove generazioni è difficile, l’esperienza di Salerno offre un esempio concreto per ripensare il rapporto tra politica e cittadinanza attiva. E forse, come hanno sottolineato più volte i relatori, solo così la partecipazione smetterà di essere uno slogan e diventerà parte della vita quotidiana.