Tragico scontro tra Porsche: la storia di Matilde Baldi e le parole del fidanzato

Tragico scontro tra Porsche: la storia di Matilde Baldi e le parole del fidanzato

Tragico scontro tra Porsche: la storia di Matilde Baldi e le parole del fidanzato

Matteo Rigamonti

Dicembre 19, 2025

Asti, 19 dicembre 2025 – Una sfida tra Porsche a oltre 200 chilometri orari sull’autostrada Asti-Cuneo, giovedì sera scorso, è costata la vita a Matilde Baldi, una studentessa ventenne di Economia, e ha gravemente ferito la madre, Elvia Pia. Dalle prime ricostruzioni della polizia stradale, le due auto sportive – entrambe tedesche e di proprietà di imprenditori di Asti – si sarebbero messe in gara poco prima di schiantarsi contro la Fiat 500 su cui viaggiavano madre e figlia. Matilde è morta dopo cinque giorni di coma nell’ospedale di Alessandria. La tragedia ha scosso il paese e riaperto il dibattito sulla sicurezza in strada.

Scontro fatale sull’Asti-Cuneo: la corsa che non doveva finire così

Erano circa le 20.30 quando, vicino a Montegrosso d’Asti, la Fiat 500 guidata da Elvia Pia è stata travolta da una Porsche 911 GT3. Gli investigatori raccontano che le due Porsche andavano fianco a fianco, accelerando e sorpassandosi più volte. Poi, in un attimo, è successo il dramma: la GT3 ha urtato la piccola utilitaria, che è finita fuori strada. “Ci hanno colpite all’improvviso, siamo volate in aria”, ha detto Elvia Pia ai medici, tra un’operazione e l’altra. Ora la donna deve affrontare una lunga riabilitazione per le ferite al volto.

Due indagati e un testimone falso: la verità che emerge a pezzi

La polizia ha iscritto nel registro degli indagati i due guidatori delle Porsche: il conducente della GT3 per omicidio stradale, l’altro per cooperazione colposa. Entrambi devono rispondere anche dell’accusa di aver corso in strada. Ma c’è di più: uno dei due si è presentato spontaneamente dalla polizia, fingeva di essere un semplice testimone esterno e ha raccontato la scena come spettatore. Solo dopo controlli più approfonditi è saltato fuori il suo vero ruolo nella corsa. La procura di Asti, con la pm Sara Paterno, ha chiesto una consulenza tecnica per capire con precisione come è andata.

Matilde non ce l’ha fatta, ma ha salvato dieci vite

Matilde Baldi, studentessa e barista al centro commerciale “Il Borgo” di Asti, non ce l’ha fatta. Dopo cinque giorni in rianimazione, i medici hanno dichiarato la morte cerebrale. Il fidanzato, Francesco Tozaj, 25 anni, ha detto a Repubblica: “Ha donato i suoi organi e ha salvato dieci persone. Una gara che ha causato la sua morte? Non mi interessa, nulla me la restituirà”. Parole semplici, cariche di dolore. “Dovrei vendicarmi? Mi toglierei il veleno che ho dentro, ma sarebbe ancora peggio”, ha aggiunto, mostrando tutta la rabbia e la sofferenza di chi resta.

Un paese sotto choc e la paura delle corse folli

A Montegrosso d’Asti, piccolo paese di poco più di duemila abitanti, la notizia si è sparsa in fretta. Tutti ricordano Matilde come una ragazza solare, divisa tra studio e lavoro. Al centro commerciale dove lavorava, colleghi e amici hanno lasciato fiori e un biglietto: “Non ti dimenticheremo”. La tragedia ha riportato al centro il tema delle corse clandestine e la necessità di controlli più rigidi sulle strade. “Non si può morire così”, ha detto un’amica di famiglia davanti all’ospedale.

Il futuro nelle mani della giustizia

Nei prossimi giorni saranno fondamentali i risultati della consulenza tecnica ordinata dalla procura. Gli investigatori stanno analizzando i dati delle centraline delle auto e le immagini delle telecamere per ricostruire ogni dettaglio. Solo allora si potrà capire con certezza chi ha la responsabilità della gara che ha spezzato la vita di Matilde Baldi e ha cambiato per sempre quella della madre. Intanto, la comunità resta in attesa, tra dolore e troppe domande senza risposta.