Assicurazione catastrofale per pmi: come prendere la decisione giusta entro il 31 dicembre

Assicurazione catastrofale per pmi: come prendere la decisione giusta entro il 31 dicembre

Assicurazione catastrofale per pmi: come prendere la decisione giusta entro il 31 dicembre

Matteo Rigamonti

Dicembre 20, 2025

Roma, 20 dicembre 2025 – Da fine anno scatta l’obbligo di assicurazione contro i rischi naturali per le imprese italiane. Dal 31 dicembre 2025, tutte le aziende con sede legale in Italia, escluse quelle agricole, dovranno avere una polizza che copra danni da terremoti, alluvioni, frane e altre calamità. La novità arriva con la Legge di Bilancio 2024 (n. 213/2023, art. 1 commi 101-111) e punta a spostare parte del rischio dallo Stato alle assicurazioni private, promuovendo una maggiore attenzione alla prevenzione nel mondo produttivo.

Il peso delle calamità sulle imprese italiane

Negli ultimi anni l’Italia ha pagato caro il conto dei disastri naturali. Un report dell’istituto mUp Research, aggiornato all’autunno 2024, racconta che oltre 278 mila imprese hanno subito danni da eventi naturali nell’ultimo anno, con perdite complessive attorno ai tre miliardi di euro. A soffrire di più sono le piccole e medie imprese (PMI), cuore pulsante dell’economia italiana, ma spesso con scarse protezioni.

In molte zone a rischio sismico o idrogeologico i premi assicurativi potranno essere molto alti, e a questi si aggiungono i costi per le perizie che servono a calcolare il valore reale dei beni”, spiega la fiscalista Simona D’Alessandro di Partner d’Impresa. Un onere che pesa soprattutto nelle regioni più vulnerabili.

La legge: cosa cambia per le aziende

La normativa impone alle imprese di assicurare terreni, impianti, attrezzature e beni in affitto, a meno che non siano già coperti da altre polizze simili. Restano fuori dall’obbligo i beni in costruzione, gli immobili abusivi, le scorte, i mobili d’ufficio e i veicoli iscritti al Pra, come specificato dal decreto attuativo n. 18/2025 (DM 30 gennaio 2025).

L’idea è chiara: lo Stato non vuole più farsi carico da solo delle spese per ricostruire dopo i disastri. Per le grandi imprese (oltre 250 dipendenti) l’obbligo è scattato già a marzo 2025, per le medie (50-250 dipendenti) da ottobre, mentre per PMI e microimprese il termine è il 31 dicembre 2025. C’è una proroga per pesca e acquacoltura.

Sanzioni e stop agli incentivi per chi non si adegua

Non ci sono multe dirette per chi non si mette in regola, ma le conseguenze non mancano. Come sottolinea l’avvocato Fabio Speranza di Partner d’Impresa, “chi non ha la polizza sarà escluso automaticamente da contributi, finanziamenti e agevolazioni pubbliche di qualsiasi tipo, e perderà anche la garanzia statale sui prestiti”. Senza assicurazione, quindi, niente accesso a fondi per startup, incentivi per l’economia circolare o contratti di sviluppo.

Ogni ente dovrà inserire nei propri bandi clausole che escludono chi è fuori norma. “Il ministero delle Imprese e Made in Italy vuole chiudere la porta ai benefici pubblici per chi non rispetta la legge, ma l’effetto concreto arriverà solo quando i singoli bandi saranno aggiornati”, precisa Speranza.

Costi, vantaggi fiscali e problemi sul campo

I premi pagati dalle aziende si possono scaricare sulle tasse (Ires al 24% e Irap al 3,9%), ma l’impatto cambia da caso a caso. “Per le grandi imprese la detrazione fiscale aiuta, ma il costo resta comunque pesante in termini di liquidità”, fa notare D’Alessandro. Per PMI e microimprese la spesa può incidere molto sul bilancio: “La deducibilità non basta a compensare l’uscita di cassa”, aggiunge la fiscalista.

Un altro limite è che la copertura riguarda solo i beni materiali fissi. Scorte, mezzi, merci e mobili restano scoperti. Per proteggersi davvero, le imprese dovranno valutare polizze extra.

Polizze più care dove il rischio è alto

Il prezzo delle assicurazioni cambierà molto da zona a zona. Nelle aree più a rischio, come quelle sismiche o soggette a frane, i costi saranno più alti. E si devono aggiungere le spese per le perizie che stabiliscono il valore attuale dei beni.

Per i beni in affitto o leasing la responsabilità di assicurare è dell’utilizzatore. Meglio quindi chiarire nei contratti chi paga cosa e come si dividono i rischi. Resta anche qualche dubbio sull’effettiva applicazione delle sanzioni: “Dipenderà molto dalle decisioni delle singole amministrazioni”, commenta D’Alessandro.

Un’occasione per migliorare il rating e tagliare i costi

In un mondo dove i parametri ESG pesano sempre di più su banche e investitori, avere una polizza può fare la differenza. “Le banche potrebbero vedere la copertura contro le catastrofi come un segnale positivo di buona gestione, migliorando il rating aziendale”, spiega D’Alessandro.

Il decreto prevede anche che i premi diminuiscano se l’azienda investe in misure di prevenzione, come adeguamenti antisismici o sistemi di drenaggio. Intanto, le associazioni di categoria stanno trattando con le assicurazioni per ottenere convenzioni che abbassino i costi, soprattutto per le piccole imprese.

Insomma, questa nuova legge segna un cambio di passo nella gestione del rischio in Italia. Un obbligo che, se affrontato con intelligenza, può diventare un vantaggio competitivo e un boost per la reputazione delle imprese italiane.