Tokyo, 20 dicembre 2025 – Le Borse asiatiche hanno chiuso la settimana in rialzo, seguendo il buon passo di Wall Street di ieri, spinta dai dati sull’inflazione americana di novembre, più bassi del previsto. Un segnale che, per analisti e operatori, mostra una ritrovata voglia di rischio tra gli investitori, anche se restano dubbi sulla solidità delle rilevazioni, messe in discussione dal rischio di uno shutdown negli Stati Uniti.
Tokyo in testa, tassi giapponesi ai massimi dal ’95
A fare la parte del leone è stata Tokyo, che ha chiuso la seduta con un +1%. Il giorno della decisione attesa della Banca del Giappone di alzare i tassi di interesse al livello più alto dal 1995. La mossa ha avuto subito effetto sui titoli di Stato nipponici: i bond decennali sono saliti oltre il 2%, un livello che mancava da quasi vent’anni. “Era una mossa che tutti aspettavano, ma il mercato ha risposto con fiducia”, ha detto un trader di Nomura Securities, contattato alle 10.30 ora locale.
Non solo Tokyo: Hong Kong ha guadagnato lo 0,9%, Shenzhen l’1%, mentre Shanghai (+0,4%), Seul (+0,6%) e Sydney (+0,4%) hanno messo a segno rialzi più contenuti. Secondo Reuters, la spinta positiva deriva soprattutto dalla speranza di una politica monetaria americana meno rigida nei prossimi mesi.
Inflazione Usa più bassa, i mercati reagiscono
Il dato chiave che ha messo in moto i mercati è stato l’andamento dell’inflazione americana a novembre, cresciuta meno di quanto si temeva. “Prezzi più lenti a salire aprono la porta a possibili tagli dei tassi da parte della Fed nel 2026”, ha commentato John Lee di Morgan Stanley Asia. Ma non mancano i dubbi: alcuni esperti sottolineano che lo shutdown federale potrebbe aver influenzato la raccolta dei dati.
Anche i future di Wall Street hanno reagito: il Nasdaq è salito dello 0,4%, l’S&P 500 dello 0,1%. Occhi puntati anche su Micron Technology, che negli ultimi report ha tranquillizzato gli investitori sulle prospettive dell’intelligenza artificiale, smorzando i timori di una frenata nel settore.
Europa prudente, materie prime in calo
Diverso il clima in Europa, dove i future sull’Euro Stoxx 50 restano quasi fermi, con un leggero calo dello 0,1%. “Gli operatori preferiscono aspettare i dati macro in arrivo dagli Stati Uniti prima di muoversi”, ha spiegato un gestore milanese questa mattina.
Tra le materie prime, invece, la tendenza è al ribasso. Il prezzo del petrolio WTI è sceso dello 0,3%, a 55,99 dollari al barile. L’oro ha mantenuto la sua posizione intorno ai 4.325 dollari l’oncia. “Il mercato dell’energia resta segnato dalle incertezze sulla domanda globale”, ha ammesso un analista di Goldman Sachs.
Sguardo ai dati macro in arrivo
Oggi poche novità sul fronte macro: da segnalare le vendite di case esistenti negli Stati Uniti e l’indice di fiducia dell’Università del Michigan, due dati che potrebbero dare nuovi spunti agli investitori nelle prossime ore.
In sintesi, la settimana si chiude con un cauto ottimismo in Asia, spinto dalle speranze di una politica monetaria americana più morbida e dalla tenuta dei titoli tecnologici principali. Ma la prudenza resta alta: tutti guardano con attenzione alle mosse delle banche centrali e ai prossimi numeri dell’economia globale.
