Damasco, 20 dicembre 2025 – Cinque presunti membri dell’Isis, tra cui un capo cellula, sono stati uccisi la scorsa notte nell’est della Siria. L’azione, portata avanti dagli Stati Uniti, ha colpito una rete ritenuta responsabile dell’uso di droni nella zona, un problema che negli ultimi mesi ha messo in allerta la coalizione internazionale. A fornire i dettagli è stato l’Osservatorio siriano per i diritti umani, con base a Londra, che segue il conflitto grazie a una rete di fonti locali.
Raid notturno vicino a Deir Ezzor
L’attacco è scattato nelle prime ore del mattino in una zona rurale intorno a Deir Ezzor, città chiave lungo il fiume Eufrate. Testimoni sul posto parlano di almeno tre esplosioni tra le 2 e le 3 di notte, poi si sono visti elicotteri e mezzi blindati muoversi nell’area. “Abbiamo sentito spari e poi abbiamo visto luci di droni sopra i campi”, ha raccontato un residente di Al-Busayrah, raggiunto al telefono. Secondo l’Osservatorio, l’obiettivo era una casa usata come base dalla cellula jihadista.
Il gruppo dei droni nel mirino
Questa cellula, spiegano gli attivisti, era specializzata nell’uso di droni artigianali per colpire postazioni delle forze curde e della coalizione. “È una delle unità più attive nell’est della Siria”, ha detto Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio. Tra le vittime c’è Abu Khaled al-Iraqi, noto per aver coordinato attacchi con piccoli velivoli senza pilota. Negli ultimi mesi, questi droni hanno complicato i pattugliamenti e reso più fragili i checkpoint.
Le forze locali confermano
Le Forze Democratiche Siriane (SDF), partner degli Stati Uniti nella lotta all’Isis, hanno confermato l’operazione ma non hanno dato dettagli sulle identità dei morti. “L’azione è stata fatta insieme alla coalizione internazionale”, ha detto un portavoce delle SDF. Sul posto sono arrivate unità speciali curde per mettere in sicurezza la zona e raccogliere informazioni. Alcuni abitanti hanno segnalato controlli più severi sulle strade principali e nei villaggi vicini.
Isis, la minaccia che non cala
Anche se il “califfato” territoriale è caduto nel 2019, l’Isis resta ben radicato nei deserti tra Deir Ezzor e il confine con l’Iraq. Secondo l’Onu, solo nel 2025 si sono contati oltre 40 attacchi attribuiti a gruppi jihadisti in quella regione. Gli esperti avvertono che l’uso dei droni è una minaccia che cresce: “Questi strumenti permettono ai gruppi armati di colpire senza esporsi direttamente”, ha spiegato Charles Lister, esperto del Middle East Institute.
La risposta americana e i rischi che restano
Il comando centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) non ha ancora commentato ufficialmente l’attacco. Ma fonti militari americane hanno ribadito l’impegno a “neutralizzare ogni pericolo emergente” in Siria. La presenza di cellule attive e la loro capacità di riorganizzarsi rimangono un problema serio per la stabilità dell’area. “Non possiamo abbassare la guardia”, ha detto un funzionario della coalizione, sottolineando il rischio che nuovi attacchi colpiscano militari e civili.
La paura tra la gente
Tra gli abitanti dell’est siriano cresce l’ansia per l’aumento delle operazioni militari. “Viviamo con la paura che i combattimenti arrivino fin qui”, ha raccontato una donna di Al-Shuhayl. In molti temono ritorsioni da parte dei miliziani rimasti o nuove ondate di sfollati. Le ong attive sul territorio chiedono più protezione per i civili e un accesso sicuro agli aiuti umanitari.
Mentre si cerca di chiarire chi siano esattamente le vittime e di ricostruire l’attacco, la tensione nella zona resta alta. La lotta contro l’Isis, nonostante i successi militari degli ultimi anni, è ancora lontana dalla fine.
