Roma, 20 dicembre 2025 – TIM ha ricevuto oggi la comunicazione ufficiale della Corte di Cassazione che, con una sentenza depositata nelle ultime ore, ha confermato la restituzione del canone concessorio richiesto per il 1998. Si chiude così un contenzioso lungo più di vent’anni tra l’azienda e lo Stato. La somma in gioco supera il miliardo di euro, tra capitale, rivalutazione e interessi.
Cassazione mette la parola fine a una lunga battaglia legale
In una nota diffusa nel primo pomeriggio, TIM ha spiegato che la Corte di Cassazione ha “rigettato il ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri”, confermando definitivamente la sentenza della Corte d’Appello di Roma di aprile 2024. Il caso nasce nel 2002, quando l’allora Ministero delle Comunicazioni aveva chiesto a TIM il pagamento del canone per l’anno 1998.
La disputa si era concentrata sulla legittimità di quella richiesta. TIM sosteneva che il contratto non prevedeva il pagamento per quell’anno. Dopo vari passaggi in tribunale, è arrivata solo ora la sentenza definitiva.
Un impatto economico che pesa sui conti di TIM
La cifra non è da poco: il canone iniziale superava i 500 milioni di euro, ma con rivalutazione e interessi accumulati in oltre vent’anni, l’importo supera ora il miliardo. Fonti vicine all’azienda parlano di un impatto diretto sui bilanci guidati da Pietro Labriola.
Un dirigente TIM, contattato nel tardo pomeriggio, ha commentato: “È stata una vicenda che ha segnato la nostra storia recente. Finalmente possiamo guardare avanti”. Nessuna parola invece dalla Presidenza del Consiglio, che aveva presentato il ricorso poi respinto dalla Suprema Corte.
Analisti e sindacati: una svolta per il settore
La sentenza ha suscitato interesse anche tra gli analisti finanziari. Marco Greco, esperto di telecomunicazioni in una banca d’affari milanese, ha detto: “La chiusura di questo contenzioso toglie un’incertezza storica a TIM e all’intero settore”. Per Greco, la vicenda è un esempio chiaro delle complicazioni che nascono dai rapporti tra pubblico e privato sulle concessioni.
Dal fronte sindacale, la Uilcom ha accolto con favore la conclusione del caso. Il segretario nazionale Salvo Ugliarolo ha dichiarato: “Era ora di fare chiarezza, anche per tutelare i lavoratori”. Nel quartier generale di TIM, in via Gaetano Negri a Milano, si respira un mix di sollievo e prudenza: ora si deve gestire l’impatto finanziario della sentenza.
Un precedente destinato a pesare sulle concessioni pubbliche
La decisione della Cassazione potrebbe avere conseguenze anche su altri casi simili. Alcuni esperti giuridici parlano di una sentenza che “fa giurisprudenza” sui canoni concessori e sui rapporti tra Stato e grandi concessionari privati. L’avvocato amministrativista Paola Rinaldi spiega: “Non è da escludere che altre società rivedano le proprie posizioni dopo questo pronunciamento”.
Per TIM si chiude così un capitolo lungo e complicato. L’azienda dovrà restituire le somme indicate dalla Corte, mentre resta aperta la questione più ampia delle regole sulle concessioni pubbliche. Una materia che, come dimostra questa vicenda, ha ripercussioni non solo sui bilanci delle imprese, ma anche sulle casse dello Stato.
