Zangrillo smaschera Askatasuna: la verità dietro il presunto centro culturale

Zangrillo smaschera Askatasuna: la verità dietro il presunto centro culturale

Zangrillo smaschera Askatasuna: la verità dietro il presunto centro culturale

Matteo Rigamonti

Dicembre 20, 2025

Torino, 20 dicembre 2025 – “Askatasuna un centro culturale? Balle”. Così il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha risposto senza giri di parole, questa mattina, a margine di un incontro all’ospedale infantile Regina Margherita. Erano le 10.30 circa quando, circondato da giornalisti e operatori, il ministro ha replicato a una domanda sulle recenti polemiche che coinvolgono il centro sociale di via Balbo. “Era un centro dell’eversione”, ha aggiunto, chiudendo subito ogni discussione.

Askatasuna: centro culturale o covo di eversione? Il nodo di Torino

Il caso di Askatasuna – uno dei centri sociali più famosi di Torino, attivo dal 1996 – torna a infiammare il dibattito pubblico, dopo le ultime operazioni di polizia e le critiche politiche. Da settimane, il futuro dell’edificio è al centro di uno scontro acceso tra istituzioni e attivisti. Zangrillo, torinese doc, ha scelto parole dure: “Non si può parlare di cultura quando si organizzano azioni che mettono a rischio la sicurezza di tutti”, ha detto ai cronisti. Per lui, “la legalità viene prima di tutto”.

Il clima è teso. Pochi giorni fa la Digos ha fatto nuove perquisizioni dentro il centro, sequestrando materiale legato a indagini su episodi di violenza in città. Gli attivisti, invece, continuano a difendere la natura “culturale e sociale” di Askatasuna, sottolineando le iniziative musicali, i laboratori e i progetti di sostegno nei quartieri popolari.

La risposta degli attivisti e il clima in città

Nel pomeriggio, davanti all’ingresso di via Balbo 10, alcuni membri del collettivo hanno risposto alle parole del ministro. “Non accettiamo questa narrazione – ha detto una portavoce di Askatasuna – qui si fa cultura dal basso e si costruiscono reti di solidarietà”. Il clima resta caldo: nelle ultime settimane non sono mancati presidi e manifestazioni a difesa dello spazio occupato.

Torino convive da anni con una presenza difficile dei centri sociali. Askatasuna, in particolare, è stato spesso al centro di scontri con la polizia, soprattutto durante le proteste contro la Tav in Val di Susa. Eppure, nel quartiere Aurora, molti abitanti riconoscono anche il ruolo sociale del collettivo: doposcuola per bambini, sportelli legali gratuiti, eventi culturali. “Non è tutto bianco o nero”, confida un commerciante della zona.

Politica in subbuglio: cosa dicono sindaco e partiti

Le parole di Zangrillo hanno riacceso il confronto in Consiglio comunale tra maggioranza e opposizione. Il sindaco Stefano Lo Russo, interpellato nel primo pomeriggio, ha evitato di commentare direttamente le parole del ministro, ma ha ribadito la necessità di “trovare soluzioni che garantiscano legalità e coesione sociale”. Dal centrodestra si chiedono sgomberi immediati, mentre la sinistra propone un tavolo di dialogo.

Fonti della Questura assicurano che la situazione è sotto controllo. “Al momento non ci sono ordini di sgombero”, dicono dagli uffici di via Grattoni. Ma il clima resta teso. Nelle prossime settimane sono attese nuove iniziative, sia dagli attivisti che dalle istituzioni.

Centri sociali a Torino, tra scontri e integrazione

Il caso Askatasuna riporta al centro una questione che da anni divide Torino: quale ruolo debbano avere i centri sociali nella vita della città. Da una parte, le istituzioni sottolineano i rischi legati all’illegalità e all’ordine pubblico; dall’altra, una parte della società civile difende i collettivi come risposta ai limiti dei servizi pubblici.

Una recente ricerca dell’Università di Torino racconta che oltre il 40% dei giovani tra i 18 e i 30 anni ha partecipato almeno una volta a un evento organizzato da un centro sociale. Numeri che mostrano una realtà complicata, fatta di conflitti ma anche di occasioni di integrazione.

Per ora, la partita resta aperta. Le parole di Zangrillo segnano un punto fermo nel dibattito politico, ma non chiudono la discussione. In via Balbo, intanto, le luci restano accese. La città guarda, divisa tra chi chiede ordine e chi vuole spazi alternativi.