Giorgetti esprime soddisfazione: un viaggio tortuoso verso la vetta della manovra

Giorgetti esprime soddisfazione: un viaggio tortuoso verso la vetta della manovra

Giorgetti esprime soddisfazione: un viaggio tortuoso verso la vetta della manovra

Giada Liguori

Dicembre 22, 2025

Roma, 22 dicembre 2025 – «Sono soddisfatto. È come arrivare in vetta: il sentiero è tortuoso, ma l’importante è arrivare in vetta. Non c’è un’altra strada». Così, poco dopo le 13.30, all’uscita di Palazzo Madama, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha commentato la fase decisiva della discussione sulla manovra finanziaria in corso al Senato. Un passaggio molto atteso, segnato da tensioni e trattative serrate tra i gruppi parlamentari, che si avvia verso il voto finale previsto nelle prossime ore.

Manovra 2025, il Senato tra tensioni e trattative

La giornata di venerdì 22 dicembre è cominciata con la ripresa dei lavori in Aula. I senatori si sono messi al lavoro sugli ultimi emendamenti alla legge di bilancio, dopo una notte di incontri informali e trattative nei corridoi di Palazzo Madama. L’atmosfera era carica: si sentivano telefoni squillare senza sosta, i capigruppo erano impegnati a limare i dettagli degli accordi fino all’ultimo.

Intercettato dai giornalisti mentre usciva dall’Aula per una breve pausa, il ministro Giorgetti ha usato una metafora chiara per descrivere il cammino della manovra: «Il sentiero è tortuoso», ha detto, «ma l’importante è arrivare in vetta». Una frase che racconta bene la fatica degli ultimi giorni, tra le richieste delle opposizioni, le pressioni dei sindacati e la necessità di tenere i conti in ordine.

Parlamento in fermento: le mosse decisive

Nel pomeriggio, secondo fonti parlamentari, Giorgetti potrebbe tornare in Aula per le repliche. Un’occasione per chiarire alcuni punti ancora caldi della manovra 2025, soprattutto su pensioni e fisco. «Lavoriamo fino all’ultimo minuto», ha detto un senatore della maggioranza poco prima delle 14. «Ogni dettaglio può fare la differenza».

Le opposizioni, invece, non mollano. Pd e Movimento 5 Stelle continuano a chiedere più risorse per sanità e scuola. «Non basta arrivare in vetta», ha detto la capogruppo dem Simona Malpezzi, «bisogna anche vedere cosa si trova una volta arrivati». Un chiaro richiamo alle misure che ritengono insufficienti sul welfare e sugli investimenti pubblici.

La manovra vale 28 miliardi: priorità e scelte del governo

Dalle ultime bozze emerge che la manovra finanziaria 2025 vale circa 28 miliardi di euro. La maggior parte delle risorse va al taglio del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti e al rifinanziamento degli interventi contro il caro energia. Sono previsti anche aumenti per le pensioni minime e sostegni alle famiglie numerose.

Il ministro Giorgetti, che nelle settimane scorse aveva sottolineato la necessità di «responsabilità» nei conti pubblici, difende le scelte del governo Meloni: «Non ci sono scorciatoie», ha detto ieri sera ai suoi collaboratori. «Dobbiamo garantire stabilità e credibilità internazionale». Oggi questa linea è stata confermata tra strette di mano e sguardi tesi nei corridoi del Senato.

Verso il voto finale: tempi stretti e attesa alla Camera

Il calendario è serrato. La maggioranza punta ad approvare la legge di bilancio entro la serata di sabato 23 dicembre, per poi inviare il testo alla Camera dei Deputati, dove si prevede un esame rapido prima della pausa natalizia. «Siamo nei tempi», ha assicurato il presidente della Commissione Bilancio Nicola Calandrini (Fratelli d’Italia). «Ma serve ancora uno sforzo collettivo».

Fuori da Palazzo Madama, intanto, piccoli gruppi di manifestanti hanno fatto sentire la loro voce contro i tagli previsti dalla manovra. Cartelli con scritte come “Più fondi alla sanità” e “No ai tagli alle pensioni” sono comparsi tra via della Dogana Vecchia e piazza delle Cinque Lune. Una presenza discreta ma visibile, mentre dentro il Senato si decide il futuro dei conti pubblici italiani.

Giorgetti: “Non c’è altra strada”

In serata si attende la chiusura del dibattito e il via libera agli ultimi emendamenti. Solo allora – forse con un nuovo intervento del ministro Giorgetti – si capirà se davvero la “vetta” evocata dall’Economia sarà raggiunta senza altri scossoni. Per ora resta la sua frase all’uscita dal Senato: «Non c’è un’altra strada». Un messaggio chiaro a governo e alleati: la manovra va approvata così com’è, senza ulteriori ritardi o cambiamenti.