Miracolo in ospedale: 19enne salvata dopo 107 minuti di massaggio cardiaco per una miocardite fulminante

Miracolo in ospedale: 19enne salvata dopo 107 minuti di massaggio cardiaco per una miocardite fulminante

Miracolo in ospedale: 19enne salvata dopo 107 minuti di massaggio cardiaco per una miocardite fulminante

Matteo Rigamonti

Dicembre 22, 2025

Palermo, 22 dicembre 2025 – Giulia, una ragazza di 19 anni, è stata salvata all’ospedale Civico di Palermo dopo aver rischiato la vita per una miocardite fulminante. Il 17 novembre, durante una notte estenuante, dodici medici e infermieri si sono alternati senza sosta per 107 minuti di massaggi cardiaci. Solo alla fine, con il cuore che stava per fermarsi, è stato possibile collegarla all’Ecmo, la macchina che prende il posto di cuore e polmoni. Oggi Giulia è tornata a casa, dopo un mese di ospedale, e il suo Natale ha un sapore tutto nuovo.

Miocardite fulminante dopo un viaggio in Lapponia

Tutto è cominciato lontano da Palermo. Durante una vacanza in Lapponia, Giulia ha preso un virus influenzale, ricostruiscono i medici. Al suo ritorno, i primi segnali: febbre alta, stanchezza insolita, poi un rapido peggioramento. La corsa in Pronto soccorso è stata nelle prime ore del mattino, quando la situazione è precipitata. “Quando è arrivata – racconta il primario Massimo Geraci – era in condizioni disperate. Il cuore stava cedendo”.

107 minuti di massaggio cardiaco senza mollare

In rianimazione è scattata la battaglia. Dodici persone intorno alla barella, altre dieci pronte a intervenire. “Bisognava crederci”, dice Vincenzo Mazzarese, direttore dell’Anestesia. “Abbiamo iniziato il massaggio cardiaco e non ci siamo fermati per quasi due ore. Ogni tanto uno sguardo d’intesa, pochi secondi per controllare i parametri, poi di nuovo le mani sul petto”. Il tempo sembrava fermarsi: trenta minuti, quaranta, poi ancora. “Serve l’ecografia – spiega Geraci – ma per farla devi fermare il massaggio, anche solo per pochi secondi che sembrano eterni”.

La svolta con l’Ecmo: cuore e polmoni artificiali

Dopo 107 minuti, quando sembrava tutto perso, l’équipe è riuscita a collegare l’Ecmo, la macchina che fa il lavoro di cuore e polmoni. “L’équipe deve funzionare come un orologio”, sottolinea Geraci. “Non ci si può permettere errori: ogni secondo è prezioso”. Il macchinario ha stabilizzato Giulia, offrendole una vera possibilità di sopravvivenza. “Questa volta – ammette Mazzarese – è stato un miracolo, ma un miracolo fatto di competenza e tenacia”.

Il ritorno a casa e la gratitudine della famiglia

Ora Giulia è di nuovo a casa a Palermo. I segni della battaglia restano, ma lei cammina e parla con forza. Questo Natale ha un significato tutto nuovo per lei e i suoi genitori. “Non smetteremo mai di ringraziare chi non ha mai mollato”, dicono i familiari ai medici del Civico. Anche il personale sanitario vive questa storia come una vittoria di squadra. “Quando riesci a salvare una ragazza così giovane – spiega Geraci – tutto il resto passa in secondo piano”.

Una storia di professionalità e speranza

Il caso di Giulia riporta l’attenzione sulla miocardite fulminante, una complicanza rara ma grave di alcune infezioni virali. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, colpisce soprattutto i giovani adulti e può portare rapidamente all’arresto cardiaco. La sopravvivenza dipende dalla rapidità con cui si interviene e dalla disponibilità di tecnologie come l’Ecmo. “Non sempre va così – ammette Mazzarese – ma stavolta ce l’abbiamo fatta”. Una storia che, nei corridoi del Civico di Palermo, si racconta a bassa voce: fatta di turni lunghi, mani ferme e sguardi che si incrociano nel silenzio della rianimazione.

Alla fine, come ripetono tutti quelli che c’erano quella notte, “bisognava crederci”. E qualcuno ci ha davvero creduto.