Londra, 22 dicembre 2025 – Oggi prende il via il progetto TomoGrav, un’iniziativa internazionale che punta a realizzare i primi filmati in 3D dei buchi neri. A guidare il lavoro è un gruppo di scienziati da tutto il mondo, che vogliono studiare questi oggetti cosmici da una prospettiva completamente nuova. Al centro dell’impresa ci sono algoritmi di intelligenza artificiale studiati appositamente per questo scopo. Il progetto, finanziato con 4 milioni di sterline dalla Royal Society del Regno Unito, sarà diretto dall’astrofisico giapponese Kazunori Akiyama, già famoso per il ruolo avuto nella collaborazione Event Horizon Telescope, che nel 2019 ha catturato la prima immagine di un buco nero.
Un salto nella conoscenza dei buchi neri
Nel quartier generale di Londra, Akiyama ha spiegato: “Finalmente potremo osservare le dinamiche intorno ai buchi neri come mai prima d’ora. Non avremo più solo immagini sfocate e statiche. Vedremo come si muove il plasma, come si trasformano i campi magnetici, come la gravità influenza tutto ciò che sta vicino all’orizzonte degli eventi”. È un cambiamento radicale rispetto a quello che abbiamo visto finora. “Passare dalle immagini fisse a vere e proprie sequenze nel tempo rivoluzionerà le domande che possiamo porci e cambierà profondamente la nostra visione dell’universo”, ha aggiunto.
Con lui c’è il fisico belga Yves Wiaux, specialista nell’uso dell’intelligenza artificiale per ricostruire immagini da dati incompleti. Insieme coordinano un team multidisciplinare formato da dieci partner tra università e centri di ricerca sparsi tra Europa, Asia e Stati Uniti. Il gruppo lavorerà sulla cosiddetta tomografia gravitazionale dinamica: non più semplici fotografie, ma veri e propri filmati in 3D che mostrano come il plasma si muove e cambia intorno ai buchi neri nel tempo.
Algoritmi innovativi con ricadute concrete
La vera forza del progetto sono i nuovi algoritmi di intelligenza artificiale, capaci di ricostruire immagini dettagliate partendo da dati molto limitati, come quelli raccolti dai telescopi radio. “Partire da informazioni scarse e trasformarle in immagini precise è una sfida enorme”, spiega Wiaux. Un lavoro simile a quello che si fa in medicina, per esempio con la risonanza magnetica, dove si ricostruisce una mappa del corpo umano partendo da dati parziali.
Proprio per questo, i ricercatori sottolineano che la tecnologia sviluppata per TomoGrav potrebbe essere utile anche in altri campi. In medicina, ad esempio, potrebbe migliorare la qualità degli esami diagnostici e ridurre i tempi di attesa. Ma non solo: gli stessi algoritmi potrebbero aiutare a perfezionare i sistemi per monitorare la Terra, dal livello dei mari ai cambiamenti climatici.
Una collaborazione che guarda lontano
TomoGrav coinvolge grandi istituzioni come l’Università di Cambridge, il Massachusetts Institute of Technology e l’Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone. I primi risultati sono attesi entro due anni. “Contiamo di avere le prime sequenze tridimensionali già nel 2027”, ha detto Akiyama in una pausa tra una riunione e l’altra. La comunità scientifica segue con attenzione: “Se riusciranno davvero a mostrare come si muove la materia vicino a un buco nero, sarà una vera rivoluzione”, ha commentato un ricercatore dell’INAF di Bologna.
Il finanziamento della Royal Society è un riconoscimento importante per questo lavoro che potrebbe cambiare il modo in cui osserviamo l’universo. Ma, avvertono gli scienziati, la strada è ancora lunga. “Stiamo entrando in un territorio mai esplorato prima”, ammette Wiaux. Solo quando le prime immagini prenderanno forma capiremo davvero quanto la tecnologia potrà svelare i misteri più profondi dello spazio.
Per ora, tra laboratori e server accesi giorno e notte, la sfida è appena cominciata.
