Roma, 23 dicembre 2025 – A cinque giorni dal voto in Senato, fissato per il 27 dicembre, i giudici contabili lanciano un appello urgente: “Fermate la riforma della Corte dei Conti”. A chiederlo è stato Donato Centrone, presidente dell’Associazione magistrati della Corte dei Conti, durante una conferenza stampa tenuta stamattina nella sede romana dell’associazione. Il motivo? Centrone avverte che il testo rischia di ridurre drasticamente il ruolo della magistratura contabile e di squilibrare i meccanismi costituzionali che garantiscono la legalità e la corretta gestione delle risorse pubbliche, compresi i fondi del Pnrr.
Riforma in bilico: i nodi più scottanti per i magistrati
A pochi giorni dal voto, la tensione resta alta. Centrone ha definito la riforma “frettolosa, senza una visione d’insieme”. Ha chiesto al governo di riaprire il confronto, coinvolgendo direttamente sia la Corte dei Conti sia l’associazione dei magistrati nella scrittura dei decreti delegati. “Molti aspetti chiave dipendono proprio da quei decreti. Serve un dialogo vero e costruttivo”, ha detto.
I giudici segnalano due rischi principali. Primo: una “forte deresponsabilizzazione dei dipendenti pubblici”. Secondo: un possibile “sovraccarico di atti da controllare prima che vengano eseguiti”, che potrebbe bloccare il lavoro delle sezioni. Oggi, spiegano, circa 50 magistrati esaminano ogni anno 30.000 atti. Con la nuova norma, che permetterebbe agli oltre 8.000 enti locali di inviare alla Corte tutti gli atti legati al Pnrr, il numero potrebbe raddoppiare. “Il rischio è il blocco totale”, ha ammesso Centrone.
Responsabilità tagliata: lo scudo erariale sotto accusa
Il punto più contestato resta il limite alla responsabilità di amministratori e funzionari: la riforma prevede che non possano essere chiamati a risarcire più del 30% del danno e comunque non oltre due anni di stipendio, anche in caso di sprechi o malversazioni. “A pagare saranno i cittadini, che si faranno carico del 70% del danno”, denuncia l’associazione. Una sanzione che viene definita “troppo leggera”, con il rischio di scoraggiare i dirigenti onesti e lasciare soli quelli capaci.
Centrone ha proposto alcune alternative: anziché il doppio tetto al risarcimento, un meccanismo di premi per chi risolve la questione in fase precoce, o con un giudizio abbreviato, seguendo regole chiare e con il giudice che deve motivare la decisione. E poi: niente automatismi sul silenzio-assenso. “Siamo una magistratura – ha sottolineato – non possiamo essere trattati come un’amministrazione qualsiasi”.
Politica e tempi stretti: la riforma sotto pressione
La riforma arriva dopo settimane di scontri tra governo e Corte dei Conti, peggiorati dalla bocciatura della delibera sul ponte sullo Stretto. La premier Giorgia Meloni ha definito la riforma “la risposta giusta a un’inaccettabile intromissione”. Dall’opposizione, il deputato Avs Angelo Bonelli ha parlato di “vendetta della maggioranza contro la Corte dei Conti” e ha attaccato il meccanismo del silenzio-assenso dopo 30 giorni: “Così si crea una legalità a tempo. Se il controllo non arriva, tutto passa. Appalti e atti per almeno 100 miliardi tra Pnrr e fondi europei rischiano di sfuggire a ogni verifica seria”.
Centrone ha invitato il Senato a riflettere “se e quando approvare questa riforma”, suggerendo una proroga “last minute” dello scudo erariale per il Pnrr, che scade il 31 dicembre. Una soluzione che potrebbe dare il tempo necessario per correggere il testo con modifiche mirate.
Tra dubbi e richieste, il futuro della Corte dei Conti resta incerto
In queste ore, tra Natale e Capodanno, tutto si gioca sui tempi. I magistrati temono che un’approvazione all’ultimo minuto possa compromettere il ruolo stesso della Corte come garante della legalità nella gestione dei soldi pubblici. “Se vogliamo garantire una funzione consultiva utile alle amministrazioni – ha concluso Centrone – le sezioni devono poter affrontare ogni problema in modo chiaro. L’effetto esimente si forma solo con un parere espresso”.
Il Senato si prepara a un voto delicato, con la pressione che aumenta da tutte le parti e un clima politico tutt’altro che tranquillo. Sono ore decisive per evitare divisioni istituzionali difficili da superare.
