Furbate ai caselli: il processo per i pedaggi non pagati da 2.200 euro

Furbate ai caselli: il processo per i pedaggi non pagati da 2.200 euro

Furbate ai caselli: il processo per i pedaggi non pagati da 2.200 euro

Matteo Rigamonti

Dicembre 23, 2025

Genova, 23 dicembre 2025 – Un artigiano di La Spezia, cinquantenne, è finito sotto processo a Genova con l’accusa di truffa ai danni di Autostrade per l’Italia. Per oltre un anno avrebbe superato i caselli di Liguria, Toscana ed Emilia-Romagna senza mai pagare il pedaggio. Secondo la polizia stradale, tra il 2021 e il 2022 l’uomo ha effettuato almeno 51 passaggi irregolari, causando un danno stimato intorno ai 2.200 euro. Il procedimento si è chiuso con l’estinzione del reato, dopo che l’imputato ha saldato per intero la somma richiesta.

Biglietti smagnetizzati: il trucco dietro la truffa

La storia, emersa da poco nel tribunale di Genova, si basa su un sistema tanto semplice quanto ingegnoso. L’artigiano, alla guida di una vecchia Fiat Panda bianca, avrebbe usato biglietti smagnetizzati per evitare il pagamento. Inserendo un ticket non leggibile dal sistema, il casello non registrava il punto d’ingresso e quindi non poteva calcolare la tariffa da applicare. Così, anche percorsi lunghi – da Sarzana a Parma o da La Spezia a Firenze Nord – risultavano senza pedaggio.

“Non si trattava di un episodio isolato, ma di un comportamento continuo”, ha spiegato uno degli agenti della stradale che ha seguito il caso. Dopo mesi di verifiche incrociate e segnalazioni degli addetti ai caselli, la polizia è riuscita a risalire all’identità dell’uomo. Il veicolo era stato spesso notato mentre si accodava ad altre auto o chiedeva aiuto agli operatori.

La denuncia di Autostrade e l’indagine

La svolta è arrivata con la querela presentata dal procuratore speciale di Autostrade per l’Italia alla polizia stradale di Genova. Da lì sono partite le indagini: analisi delle immagini delle telecamere, controllo delle targhe e confronto con i dati dei passaggi sospetti. “Abbiamo documentato almeno 51 transiti irregolari in poco più di un anno”, ha detto un funzionario della società.

Il danno totale stimato dagli inquirenti si aggira intorno ai 2.200 euro. Una cifra che, considerando la frequenza dei passaggi e la durata del comportamento illecito, ha spinto la procura ad aprire un fascicolo per truffa. L’artigiano è stato convocato in tribunale a Genova, dove ha ammesso le proprie responsabilità, spiegando di aver agito “per necessità”, senza però entrare nei dettagli.

Processo chiuso, auto restituita

Il processo si è svolto nelle ultime settimane a Genova. L’imputato si è presentato in aula con il suo avvocato, pronto a collaborare. Dopo aver pagato tutto quanto dovuto ad Autostrade per l’Italia, il giudice ha dichiarato estinto il reato di truffa. “Non c’erano precedenti specifici – ha commentato una fonte vicina al tribunale – e il risarcimento completo ha influito molto sulla decisione”.

Nel frattempo, la Fiat Panda era stata sequestrata a scopo preventivo. Solo dopo la fine del procedimento l’auto è stata restituita all’artigiano, che potrà usarla di nuovo senza problemi. Nessuna multa amministrativa è stata inflitta.

Pedaggi sotto controllo, ma resta il problema

Questo caso ha riacceso il dibattito sulla sicurezza e sull’affidabilità dei sistemi di riscossione dei pedaggi autostradali. Secondo fonti di Autostrade, episodi simili – anche se rari – vengono scoperti ogni anno grazie ai controlli incrociati tra telecamere e banche dati. “Le frodi ai caselli ci sono, ma restano limitate”, ha detto un addetto della società.

Per molti automobilisti in coda tra Liguria e Toscana, la storia dell’artigiano spezzino è ormai una sorta di leggenda. “Lo vedevamo spesso fermarsi e discutere con gli addetti ai caselli”, racconta un pendolare della zona di Massa Carrara. Solo ora però si capisce come funzionava quel sistema – semplice ma rischioso – che per più di un anno ha permesso a un uomo di viaggiare senza pagare.