Garlasco: il genetista De Stefano svela la verità sul Dna e il mistero di Stasi

Garlasco: il genetista De Stefano svela la verità sul Dna e il mistero di Stasi

Garlasco: il genetista De Stefano svela la verità sul Dna e il mistero di Stasi

Matteo Rigamonti

Dicembre 23, 2025

Milano, 23 dicembre 2025 – Francesco De Stefano, genetista forense e docente all’Università di Genova, rompe il silenzio sul caso Garlasco. Dopo giorni di polemiche e dubbi attorno a un verbale “dimenticato” sulle analisi del DNA di Chiara Poggi, il professore è intervenuto per fare chiarezza. Quel documento, scritto a mano nel 2014, è stato consegnato da lui stesso alla perita super partes Denise Albani, come ha spiegato. Una precisazione che arriva in un momento delicato, dopo che la recente perizia della dottoressa Albani ha riaperto il dibattito sull’identità dell’assassino della giovane uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007.

Il verbale “dimenticato” e la parola di De Stefano

«Sono stato io a consegnare alla dottoressa Albani, su sua precisa richiesta, gli appunti raccolti durante la perizia che ho fatto nel 2014», ha detto De Stefano, rispondendo alle domande dei legali di Alberto Stasi. L’ex fidanzato di Chiara, condannato in via definitiva a 16 anni per omicidio, è tornato al centro della scena dopo che la nuova analisi genetica ha trovato una “forte probabilità” di compatibilità tra il DNA sulle unghie della vittima e la linea paterna di Andrea Sempio, unico indagato nell’incidente probatorio concluso pochi giorni fa.

Ma, ha tenuto a precisare De Stefano, quegli appunti non hanno valore ufficiale. «Sono note che ho preso durante una riunione con collaboratori, avvocati e periti di parte nel processo bis contro Stasi», ha spiegato il genetista. Nessun documento formale, quindi. Solo riflessioni tecniche, scritte a penna blu su un foglio che fino a oggi non era mai finito nel fascicolo.

Le perizie a confronto e il nodo delle tracce

Nel verbale si parla di “due tracce che mostrano un DNA comparabile”. Un dettaglio che ha fatto nascere domande: perché non era mai stato detto prima? E soprattutto, perché non era stato usato per scagionare Stasi già nel 2014? De Stefano ha risposto senza giri di parole: «Il materiale genetico sulle unghie di Chiara era troppo degradato e non confrontabile», come avevo scritto nella mia relazione finale per la Corte d’Assise d’appello di Milano.

Una posizione diversa rispetto a quella della dottoressa Albani, che invece con nuove tecniche di analisi biostatistica ha ritenuto possibile risalire alla linea paterna del DNA trovato. «All’epoca non si era usato quel metodo», ha ammesso De Stefano. Solo ora, grazie a strumenti più moderni, si è potuto provare una strada nuova.

Le reazioni e la difesa di De Stefano

La famiglia Poggi, tramite il consulente Marzio Capra, ha chiarito che le “due tracce comparabili” si riferiscono a cromosomi Y trovati su dita diverse e a un altro cromosoma su un’altra mano. Insomma, più unghie della vittima avevano lo stesso DNA maschile, ma senza poterlo collegare con certezza a una persona precisa. «Non c’è nessun mistero», ha ribadito De Stefano.

Il genetista ha poi annunciato di aver affidato la sua difesa all’avvocato Patrizio Rovelli. «Perché prenda tutte le iniziative, anche penali, a tutela della mia reputazione professionale e della mia immagine pubblica», ha detto.

Un caso che non si chiude

Il caso Garlasco continua a tenere banco, scuotendo opinione pubblica e tribunali. La nuova perizia sul DNA apre scenari inaspettati, ma resta il problema delle diverse interpretazioni scientifiche. Per ora De Stefano respinge ogni accusa di aver nascosto prove utili: «Rifiuto con forza le accuse che vogliono mettere in dubbio il mio lavoro», ha detto.

Ora resta da vedere se queste nuove analisi porteranno a una revisione del processo o se il nome dell’assassino di Chiara Poggi resterà quello già scritto nelle sentenze. Intanto, tra verbali “dimenticati” e tecnologie sempre più avanzate, la ricerca della verità va avanti.