Roma, 23 dicembre 2025 – Questa mattina, nell’Aula del Senato, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha annunciato che il governo porrà la questione di fiducia sul maxiemendamento interamente sostitutivo della manovra finanziaria. La notizia è arrivata poco dopo le 10, mentre i senatori prendevano posto a Palazzo Madama, in un clima teso ma senza sorprese. Come spesso succede in questo periodo dell’anno, la scelta punta a blindare il testo e a spingere sull’acceleratore per chiudere la legge di bilancio entro fine dicembre.
Fiducia sulla manovra, la mossa che chiude il dibattito
Ciriani ha spiegato all’Aula che la decisione di mettere la fiducia si è resa necessaria per “garantire tempi certi e rispettare gli impegni presi con l’Unione Europea”. Il maxiemendamento presentato dal governo sostituisce completamente il testo arrivato dalla Commissione Bilancio. Ci sono alcune modifiche, ma resta intatto l’impianto principale della manovra 2025. “Non c’è alternativa – ha confidato un senatore di maggioranza – i tempi sono stretti e il rischio esercizio provvisorio è concreto”.
Depositato nella notte tra il 22 e il 23 dicembre, il maxiemendamento raccoglie le misure più importanti su fisco, pensioni, sanità e investimenti pubblici. Tra le novità più discusse ci sono la proroga del taglio al cuneo fiscale e alcune correzioni sulle detrazioni per famiglie numerose. “Abbiamo cercato di ascoltare quello che è arrivato dal Parlamento”, ha detto Ciriani ai giornalisti nei corridoi del Senato.
Tempi stretti e tensioni in Aula
La scelta della fiducia ha scatenato le critiche delle opposizioni. “È l’ennesima forzatura – ha attaccato la capogruppo del Pd Simona Malpezzi – si impedisce al Parlamento di discutere nel merito”. Anche il Movimento 5 Stelle ha parlato di “umiliazione delle Camere”. Ma in realtà, porre la fiducia sulla legge di bilancio è una prassi che si ripete da anni, dovuta alla necessità di chiudere il testo entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio.
Fonti parlamentari dicono che la votazione sulla fiducia è prevista per la sera del 23 dicembre, con la chiamata nominale intorno alle 20. Solo se passerà, si andrà al voto finale sul testo. “Non ci aspettiamo sorprese – ha detto un esponente di Fratelli d’Italia – la maggioranza è compatta”.
Cosa c’è dentro il maxiemendamento
Il maxiemendamento conferma le misure annunciate dal governo Meloni nelle settimane scorse. Resta il rafforzamento del taglio al cuneo fiscale per i redditi medio-bassi, il rifinanziamento del fondo sanitario nazionale e risorse extra per gli enti locali. Ci sono poi modifiche sulle pensioni minime e sulle detrazioni per figli a carico.
Non mancano però le critiche, soprattutto sui capitoli dedicati a scuola e pubblica amministrazione. “Le risorse non bastano”, ha detto la senatrice Ilaria Cucchi (Avs), mentre Forza Italia sottolinea l’impegno a “tutelare le fasce più deboli”. Il testo finale supera le 200 pagine e dovrà essere approvato senza altre modifiche, per rispettare i tempi.
Il calendario fitto e la sfida politica
Dopo il voto al Senato, che dovrebbe arrivare tra la notte del 23 e il 24 dicembre, la manovra passerà alla Camera per l’ok definitivo. I deputati dovranno esprimersi entro il 29 dicembre, con poco margine per cambiamenti. “Siamo costretti a lavorare sotto Natale – ha ammesso un funzionario della Camera – ma è l’unico modo per non rischiare ritardi”.
Sul piano politico, la fiducia sulla manovra è un vero test per la maggioranza guidata da Giorgia Meloni. Per ora non si registrano crepe. Le opposizioni però promettono battaglia nelle prossime settimane, soprattutto sui decreti attuativi e sulle misure più controverse.
Reazioni e cosa aspettarsi
Fuori da Palazzo Madama, sindacati e associazioni di categoria seguono con attenzione gli sviluppi. La Cgil ha già annunciato una mobilitazione a gennaio contro alcune norme su lavoro e previdenza. “Non ci fermeremo qui”, ha detto Maurizio Landini ai microfoni delle agenzie.
In attesa del voto finale, resta alta l’attenzione sugli effetti concreti della manovra su famiglie e imprese. “Il vero giudizio arriverà nei prossimi mesi”, osserva un analista economico romano. Per ora, però, la priorità è una: approvare la legge entro fine anno ed evitare lo spettro dell’esercizio provvisorio.
