La grazia di Mattarella: da truffatori a omicidi, storie di una giustizia controversa

La grazia di Mattarella: da truffatori a omicidi, storie di una giustizia controversa

La grazia di Mattarella: da truffatori a omicidi, storie di una giustizia controversa

Matteo Rigamonti

Dicembre 23, 2025

Roma, 23 dicembre 2025 – Oggi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha firmato cinque decreti di grazia previsti dall’articolo 87 della Costituzione. La decisione arriva su proposta del Ministro della Giustizia, che, dopo un’istruttoria accurata, ha dato parere favorevole. Il Quirinale ha reso noto nel primo pomeriggio che le decisioni riguardano casi diversi per gravità e circostanze, ma accomunati dalla valutazione di aspetti umani e giuridici precisi.

Cinque atti di clemenza, cinque storie da raccontare

Il primo a beneficiare della grazia è Zeneli Bardhyl, condannato a un anno e sei mesi per evasione dai domiciliari. La decisione è arrivata dopo che sia il magistrato di sorveglianza sia il procuratore generale hanno evidenziato come l’allontanamento dall’abitazione non fosse una vera evasione. “Non c’erano gli estremi per configurare una vera evasione”, si legge nella nota del Quirinale. Bardhyl era stato fermato nel 2022 a Tivoli, dopo essersi allontanato per poche ore dalla casa dove stava scontando la misura.

Più complesso il caso di Franco Cioni, condannato a oltre sei anni per omicidio volontario della moglie, malata terminale. Il fatto risale al 2021, in provincia di Pisa. La grazia cancella la pena residua – cinque anni e sei mesi – tenendo conto delle condizioni personali e delle circostanze particolari legate all’episodio. Il suo legale ha spiegato che Cioni aveva agito “in uno stato di prostrazione e disperazione”, un elemento riconosciuto anche dai giudici durante il processo.

Truffa, droga e omicidio plurimo: le storie di Ciappei, Spezzuti e Alla

Tra i beneficiari c’è anche Alessandro Ciappei, condannato a dieci mesi per una truffa del 2014. Doveva ancora scontare nove mesi e tre giorni. Il Quirinale ha tenuto conto della “modesta gravità concreta del fatto”, dell’occasionalità e del tempo passato. Ciappei ora vive e lavora all’estero, dove – secondo la difesa – “ha ricostruito la sua vita”. La decisione considera anche il reinserimento sociale raggiunto fuori dall’Italia.

Un altro caso riguarda Gabriele Spezzuti, detenuto fino al 2014 per reati legati a sostanze stupefacenti risalenti al 2005. Spezzuti aveva già pagato 10mila euro dei 90mila di multa previsti dalla sentenza. Il Presidente ha concesso la grazia per gli 80mila euro rimasti. “Non avrebbe potuto saldare quella cifra in alcun modo”, ha detto il suo avvocato, sottolineando come Spezzuti abbia finito la detenzione e si sia reinserito nella comunità.

Infine, la grazia parziale è andata a F. Hamad Abdelkarim Alla, trentenne ex calciatore libico, condannato a trent’anni per concorso in omicidio plurimo e violazione delle norme sull’immigrazione. I fatti risalgono al 2015. Secondo le ricostruzioni giudiziarie, Alla era coinvolto in un traffico di migranti finito in tragedia al largo delle coste siciliane. La decisione del Quirinale tiene conto della giovane età all’epoca e della collaborazione offerta alle autorità.

Quirinale, istruttoria e le prime reazioni

La firma dei decreti di grazia da parte del Capo dello Stato arriva solo dopo un’indagine approfondita, che coinvolge il Ministero della Giustizia e le autorità giudiziarie. Nel caso di oggi, il Quirinale ha valutato “elementi umani e giuridici non trascurabili”, dicono fonti vicine alla Presidenza.

Le reazioni non sono mancate. Alcune associazioni di vittime hanno espresso dubbi, soprattutto sul caso Cioni. “Serve maggiore chiarezza sulle motivazioni”, ha detto la presidente dell’associazione “Mai più soli”. Altri, invece, hanno sottolineato il valore umano della grazia. “Non cancella il reato ma riconosce percorsi di cambiamento”, ha spiegato il giurista Giovanni Fiandaca.

Grazia, un’eccezione prevista dalla Costituzione

La concessione della grazia resta un atto raro nel nostro sistema. L’articolo 87 della Costituzione dà al Presidente della Repubblica questo potere, da usare solo in casi particolari e dopo aver ascoltato i pareri tecnici. Nel 2025 sono arrivate più di 1.200 richieste: solo cinque hanno avuto il via libera.

Il Quirinale ricorda che ogni caso viene valutato uno a uno, senza scorciatoie. “È una prerogativa che richiede equilibrio e responsabilità”, confida un funzionario della Presidenza. Proprio per questo, ogni decreto di grazia scatena sempre dibattiti, sia nell’opinione pubblica sia tra gli addetti ai lavori.