Genova, 23 dicembre 2025 – Una nuova tecnica ottica, nata all’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova e appena pubblicata su Optics Letters, potrebbe cambiare il modo in cui studiamo le cellule viventi. Il metodo, ideato dal team guidato da Alberto Diaspro, permette di osservare i processi biologici così come avvengono, senza alterare i campioni. L’obiettivo è chiaro: capire meglio come si organizza il DNA nel nucleo della cellula, un passaggio fondamentale per la ricerca su tumori e malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer.
Microscopi ottici, cosa non funziona più
Il microscopio ottico resta uno strumento chiave per la biologia cellulare. Con la luce naturale, riesce a mostrare dettagli molto piccoli, ma si scontra con un problema: la maggior parte delle cellule è trasparente, quasi invisibile senza trattamenti particolari. Per aggirare questo limite sono nate tecniche come la microscopia a polarizzazione, che usa la luce polarizzata per mettere in evidenza alcune parti della cellula, e la microscopia in campo oscuro, che illumina solo i contorni del campione. Però, entrambe hanno il rovescio della medaglia: un compromesso tra qualità dell’immagine e integrità del materiale osservato.
La svolta: unire polarizzazione e campo oscuro
Il gruppo dell’IIT ha scelto un’altra strada. “Abbiamo unito la polarizzazione con il campo oscuro”, spiega Nicolò Incardona, primo autore insieme a Paolo Bianchini. Così è nata una tecnica che offre dettagli più nitidi senza dover ricorrere alla fluorescenza, che spesso modifica le cellule. “In questo modo riusciamo a mantenere i campioni intatti”, sottolinea Incardona. Un passo avanti che permette di vedere ciò che prima restava nascosto, senza tocchi invasivi.
Dal DNA alle malattie: cosa si può scoprire
L’interesse dei ricercatori è puntato sulla cromatina, cioè il complesso di DNA e proteine dentro al nucleo. Capire come la cromatina si sistema e cambia nel tempo è fondamentale per decifrare processi biologici chiave e scoprire cosa va storto nelle malattie. “Osservare la cromatina così com’è, senza alterarla, ci aiuterà a capire meglio come nascono tumori e Alzheimer”, spiega Incardona. Questa tecnica potrebbe aprire la strada a diagnosi più precoci e terapie più mirate.
Il futuro del laboratorio: l’Intelligenza Artificiale al servizio della ricerca
Il prossimo passo del team di Genova è già in vista: mettere l’Intelligenza Artificiale al lavoro sulle immagini ottenute con questa nuova tecnica. “Vogliamo affinare la risoluzione e migliorare l’interpretazione dei dati”, racconta Diaspro. L’AI potrebbe velocizzare il riconoscimento di pattern e anomalie cellulari, rendendo più veloce e preciso il lavoro degli scienziati.
La ricerca italiana che fa la differenza
Il risultato dell’Istituto Italiano di Tecnologia conferma il peso crescente della ricerca italiana nel mondo delle scienze della vita. Pubblicare su una rivista come Optics Letters è un bel riconoscimento. “Siamo contenti, ma sappiamo che il lavoro è solo all’inizio”, ammette Bianchini. La comunità scientifica segue con attenzione gli sviluppi: solo il tempo dirà quanto questa novità potrà cambiare la nostra conoscenza delle malattie e le possibilità di cura.
Intanto, nei laboratori di Genova si continua a lavorare, tra microscopi e computer, con l’obiettivo di far luce – letteralmente – sui segreti più nascosti della cellula.
