Mef: la solidità della finanza pubblica mantiene il deficit sotto il 3%

Mef: la solidità della finanza pubblica mantiene il deficit sotto il 3%

Mef: la solidità della finanza pubblica mantiene il deficit sotto il 3%

Giada Liguori

Dicembre 24, 2025

Roma, 24 dicembre 2025 – Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha pubblicato oggi il suo programma trimestrale di emissione per i primi mesi del 2026. Nonostante le incertezze che arrivano dai mercati internazionali, la finanza pubblica italiana resta solida e la sua sostenibilità nel medio termine non è in discussione. Il documento, diffuso in mattinata sul sito del Mef, arriva in un momento di forte volatilità globale e con una crescita europea, secondo la Commissione UE, destinata a rimanere contenuta nei prossimi mesi.

Deficit in calo: confermate le stime di fine anno

Nel testo ufficiale si confermano le previsioni di finanza pubblica fatte in autunno. Il deficit dovrebbe scendere già entro fine 2025 intorno al 3% del Pil, con un ulteriore calo previsto per il 2026. Per il Mef, si tratta di un segnale di stabilità dopo anni difficili. “Il ritorno sotto il 3% era atteso – ha detto un funzionario – ma averlo confermato ora è un segnale rassicurante per i mercati”.

Il Ministero ha tenuto conto di vari fattori: la crescita del Paese, stimata dall’Istat intorno allo 0,7% per il 2025, ma anche l’andamento dell’inflazione e i tassi stabiliti dalla BCE. Solo a quel punto, spiegano gli analisti, sarà possibile capire meglio l’effetto delle misure adottate dal governo.

Debito in aumento fino al 2026, poi la svolta

Il rapporto tra debito pubblico e Pil resta sotto stretto controllo. Il documento sottolinea che il debito continuerà a salire fino al 2026, spinto soprattutto dall’effetto dei crediti d’imposta legati ai bonus edilizi, su tutti il Superbonus 110%, e dall’aumento della spesa per interessi. “Sono fattori temporanei – chiarisce un dirigente del Tesoro – che pesano nel breve periodo ma si ridurranno col tempo”.

Secondo le stime, dal 2027 il debito dovrebbe iniziare a scendere. Un passaggio cruciale per rispettare le nuove regole europee sulla finanza pubblica. “L’obiettivo è mantenere la sostenibilità senza frenare la crescita”, aggiunge la stessa fonte.

Mercati e investitori in attesa

Il programma trimestrale arriva in un momento delicato per i mercati finanziari. Gli investitori osservano con attenzione le mosse italiane, soprattutto dopo il rialzo dei rendimenti degli ultimi mesi. Oggi Piazza Affari ha reagito con prudenza: alle 13 il differenziale tra Btp e Bund tedeschi restava stabile intorno ai 160 punti base.

“Il quadro del Mef dà fiducia”, commenta un gestore di una grande banca milanese. Tuttavia, restano diversi punti interrogativi: la situazione geopolitica, le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, e il prezzo dell’energia. Tutto questo potrebbe pesare sui conti pubblici nei prossimi mesi.

Bonus edilizi e spesa per interessi: i punti critici

Tra le principali pressioni sui conti italiani ci sono i bonus edilizi, in particolare il Superbonus e gli altri incentivi per la riqualificazione energetica. I dati dell’Agenzia delle Entrate mostrano che solo nel 2025 il peso netto sul bilancio è stato superiore ai 20 miliardi di euro. “Stiamo lavorando per rivedere gli incentivi”, confida un tecnico del Mef, “con l’obiettivo di alleggerire gradualmente il peso sui conti”.

Un altro problema è la spesa per interessi, salita negli ultimi due anni per l’aumento dei tassi BCE. Nel 2025 ha superato i 90 miliardi di euro, secondo la Ragioneria generale dello Stato. Un livello che richiede prudenza nelle scelte future.

Finanza pubblica solida, ma serve attenzione

In breve, il quadro del Mef mostra una finanza pubblica italiana solida nel breve termine e con un percorso verso una maggiore sostenibilità nel medio. Le prossime settimane saranno decisive. Tra gennaio e marzo 2026 sono previste nuove aste di titoli di Stato per circa 80 miliardi di euro. “La fiducia degli investitori è fondamentale”, conclude un dirigente ministeriale, “ma serve anche responsabilità nelle scelte politiche”.