Zelensky: l’Ucraina non rinuncerà mai alla Nato secondo il piano Usa

Zelensky: l'Ucraina non rinuncerà mai alla Nato secondo il piano Usa

Zelensky: l'Ucraina non rinuncerà mai alla Nato secondo il piano Usa

Matteo Rigamonti

Dicembre 24, 2025

Kyiv, 24 dicembre 2025 – Il piano americano per mettere fine alla guerra tra Russia e Ucraina non obbliga Kiev a rinunciare formalmente all’ingresso nella Nato. A chiarirlo, questa mattina, è stato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, durante un incontro con i giornalisti nel palazzo presidenziale della capitale. “La decisione spetta all’Alleanza Atlantica. Noi la nostra scelta l’abbiamo già fatta”, ha detto Zelensky, sottolineando che il governo ucraino non intende modificare la Costituzione inserendo una clausola che escluda un’adesione futura all’organizzazione militare occidentale.

La Nato resta il nodo principale

Il presidente ha spiegato che l’ultima versione del piano Usa-Ucraina – inviata pochi giorni fa a Mosca – non contiene più la richiesta, fatta in passato dagli Stati Uniti su pressione russa, di un impegno legale da parte di Kiev a non entrare nella Nato. “Abbiamo deciso di non cambiare la Costituzione per inserire una clausola del genere”, ha ribadito Zelensky poco dopo le 11.30 locali, davanti ai cronisti. Così, la questione dell’ingresso nell’Alleanza Atlantica resta aperta e dipenderà dalle future decisioni dei Paesi membri, senza più un vincolo scritto nell’accordo.

Elezioni presidenziali subito dopo l’intesa

Un altro punto importante del documento riguarda le elezioni presidenziali in Ucraina. “Il piano dice che dovranno tenersi il prima possibile dopo la firma dell’accordo”, ha spiegato il capo dello Stato, citando uno dei passaggi inviati anche al Cremlino. Le elezioni, rimandate a causa della legge marziale e della guerra in corso, sono viste da Kiev come un passo fondamentale per tornare alla normalità politica. “Siamo pronti a organizzarle appena sarà possibile”, ha assicurato Zelensky, senza però indicare una data precisa, lasciando intendere che tutto dipenderà dall’andamento dei negoziati.

Pressioni e mediazioni sul tavolo

La trattativa tra Washington, Kiev e Mosca si muove su un terreno molto delicato. Fonti diplomatiche ucraine raccontano che la bozza americana ha subito diversi cambiamenti nelle ultime settimane, soprattutto sulle garanzie di sicurezza e sulla neutralità chiesta dalla Russia. Zelensky ha voluto mettere in chiaro che “nessun Paese può imporre all’Ucraina di rinunciare alla propria sovranità o alle proprie scelte strategiche”. Un messaggio diretto sia agli alleati occidentali sia a Mosca, che continua a chiedere garanzie formali per escludere Kiev dalla Nato.

Stati Uniti in bilico, Mosca osserva

Gli Stati Uniti, principali promotori del piano, cercano di mantenere un equilibrio delicato: da un lato sostengono il diritto dell’Ucraina di scegliere da sola le proprie alleanze, dall’altro provano a spingere per una soluzione che Mosca possa accettare. Fonti vicine al Dipartimento di Stato americano spiegano che l’obiettivo è “porre fine al conflitto senza rinunciare ai principi base della sicurezza europea”. A Mosca, intanto, il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov si è limitato a dire che “la proposta è allo studio”, senza aggiungere dettagli sui tempi di una risposta.

Tensione e speranze nella capitale

A Kyiv si respira un clima di attesa. Negli ultimi giorni, diversi rappresentanti della società civile hanno chiesto maggiore trasparenza sui dettagli dell’accordo e sulle garanzie per la popolazione. Nei quartieri centrali, tra i caffè di Khreshchatyk e le stazioni della metro ancora controllate dai militari, si avverte una speranza cauta. “Vogliamo solo che questa guerra finisca”, confida Olena, insegnante di 42 anni, incontrata davanti alla Cattedrale di San Michele. Ma tra la gente resta anche la paura che la pace possa arrivare a prezzo di concessioni difficili da digerire.

Il negoziato continua tra aperture e riserve. Solo nelle prossime settimane si capirà se il piano americano riuscirà davvero a chiudere un conflitto che dura ormai da quasi tre anni nell’Est Europa.