Genova, 25 dicembre 2025 – Ciro Grillo, figlio del fondatore del Movimento 5 Stelle, è stato condannato a 8 anni di carcere insieme agli amici Edoardo Capitta e Vittorio Lauria per violenza sessuale di gruppo su una ragazza di 18 anni. I fatti risalgono alla notte tra il 16 e il 17 luglio 2019, a Porto Cervo, nella villa di famiglia dei Grillo. Il tribunale di Tempio Pausania ha definito la situazione “predatoria e prevaricatrice”, escludendo qualsiasi forma di consenso da parte della vittima.
Fatti e sentenza: la serata in Costa Smeralda
La ricostruzione dei giudici parla chiaro: tutto è iniziato in una discoteca della Costa Smeralda, poi il gruppo si è spostato nella villa privata di Beppe Grillo, dove si sarebbe consumata la violenza. Francesco Corsiglia, quarto imputato, è stato condannato a 6 anni e 6 mesi. Per lui la posizione è risultata meno grave, perché non avrebbe partecipato agli scatti e alle pose oscene con l’amica della vittima mentre questa dormiva.
Nel documento con le motivazioni, i giudici sottolineano il “clima predatorio in quella casa” e la “condotta violenta e insidiosa di tutti i presenti” che ha portato a imporre atti sessuali di gruppo su una ragazza “incosciente”. Il consenso, spiegano, è “escluso in modo netto”. Viene inoltre chiarito il concetto di “coartazione”: una costrizione morale che avrebbe spinto la giovane ad acconsentire, ma in modo forzato e non libero.
Le parole di Ciro Grillo: attacchi e silenzio
Un mese fa, prima che calasse il silenzio, Ciro Grillo aveva parlato con Fabrizio Corona nel format “Falsissimo”. Al telefono, aveva attaccato la magistratura: “Ormai si credono i detentori della morale sessuale”, aveva detto. E ancora: “Si sentono i giudici dell’etica pubblica”. Parole che avevano fatto discutere, soprattutto tra gli avvocati delle parti civili.
Durante quella conversazione, Grillo aveva cercato di minimizzare l’accaduto: “Eravamo imbarazzati, come potevamo violentarla?”, aveva detto. Secondo lui, sarebbe difficile definire violenza sessuale un rapporto di gruppo in cui la vittima avrebbe praticato la masturbazione a uno dei presenti. Una versione che però si scontra con quanto stabilito dal tribunale.
Il nodo del consenso: cosa dicono i giudici
Nelle oltre cento pagine della sentenza, i giudici hanno respinto ogni tentativo di sminuire i fatti. “Non c’è traccia – si legge – di una partecipazione attiva della ragazza”. Anzi, dalle immagini e dai video raccolti emerge una giovane “incosciente”, incapace di opporsi o di dare un consenso libero.
Il tema del consenso è stato al centro del processo. I magistrati spiegano che la costrizione non è solo fisica, ma anche psicologica. In questo caso, la ragazza avrebbe subito una pressione così forte da annullare ogni sua scelta autonoma.
Reazioni e il futuro del caso
La sentenza ha scatenato reazioni immediate. Gli avvocati difensori hanno annunciato ricorso in appello. La famiglia Grillo, tramite il legale Enrico Grillo (non parente dell’imputato), ha detto: “Rispettiamo la decisione dei giudici, ma siamo convinti dell’innocenza di Ciro”.
Dall’altra parte, gli avvocati della vittima si sono detti soddisfatti. “È stato riconosciuto il diritto della ragazza a difendere la propria dignità”, ha detto l’avvocata Giulia Bongiorno.
Un caso che scuote l’opinione pubblica
Il processo Grillo ha riacceso il dibattito sulla violenza sessuale di gruppo e sul significato del consenso tra giovani. Molte associazioni femministe e esperti di diritto hanno sottolineato come questa sentenza rappresenti un punto fermo nella difesa delle vittime.
Nel frattempo, Ciro Grillo – laureato con 110 e lode in giurisprudenza e diventato padre da pochi mesi – ha scelto il silenzio. Nessuna dichiarazione pubblica dopo la condanna. Restano solo le parole affidate a Corona, che raccontano un mix di incredulità e rabbia verso la giustizia italiana.
