Milano, 25 dicembre 2025 – Resta in carcere il ventenne accusato di essere il capo della gang che domenica sera, in Corso Buenos Aires, ha aggredito e rapinato un ragazzo di quindici anni. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Tommaso Perna, che ha convalidato l’arresto dopo un lungo interrogatorio al Centro di prima accoglienza del Beccaria. Secondo il gip, il giovane – di origini tunisine, domiciliato in un dormitorio della provincia di Bergamo – avrebbe mostrato una “capacità criminale elevatissima”, agendo con determinazione e senza esitazioni.
Venti minuti di violenza in pieno giorno
La sera del 22 dicembre, poco dopo le 20, il quindicenne stava camminando lungo Corso Buenos Aires, una delle vie più frequentate di Milano. È qui che il gruppo – formato dal ventenne, due amici e una ragazza minorenne – lo ha avvicinato con fare minaccioso. La polizia ricostruisce che i quattro hanno costretto il ragazzo a consegnare giubbotto, scarpe e cellulare. Ma non è finita: usando il telefono della vittima, hanno chiamato i genitori chiedendo una ricarica da 100 euro su una carta prepagata, minacciando conseguenze se non avessero pagato.
Un testimone vicino a piazza Lima ha raccontato di aver sentito “movimenti strani e urla”, ma solo dopo qualche minuto ha capito che la situazione era grave. “Pensavo fosse solo una lite tra ragazzi”, ha spiegato. Alla fine è scattata la chiamata al 112.
Il giudice parla chiaro: “Volontà ferrea di depredare”
Il gip Perna ha ascoltato per oltre tre ore i quattro indagati. Nel provvedimento scrive che la rapina si è svolta in un arco di tempo piuttosto lungo, con una vera e propria “ferrea volontà di depredare la vittima”. Il ragazzo è stato spogliato proprio per impedirgli di difendersi. Il giudice ha riconosciuto la gravità dei reati – rapina aggravata e tentata estorsione – ma non ha ritenuto che si possa parlare di sequestro di persona.
Durante l’interrogatorio, il ventenne è rimasto calmo, rispondendo senza mostrare pentimento. Gli altri membri della banda, compresa la ragazza minorenne, sono stati affidati ai servizi sociali, in attesa delle decisioni del tribunale dei minori.
Un volto già noto alle forze dell’ordine
Il giovane arrestato non è una novità per la giustizia milanese. Fonti investigative confermano che negli ultimi mesi era stato segnalato più volte per episodi simili tra la provincia di Bergamo e il centro di Milano. Viveva in un dormitorio pubblico e non aveva un lavoro fisso. “Era già attenzionato per piccoli furti e risse”, ha detto un investigatore della Squadra Mobile.
Il questore Giuseppe Petronzi ha commentato: “La presenza di gruppi dediti a reati predatori nel centro resta una priorità per i nostri controlli. Qui, la rapidità dell’intervento ha permesso di bloccare i responsabili prima che potessero scappare”.
Paura in città, indagini ancora aperte
L’episodio ha creato preoccupazione tra chi abita e lavora in zona. Marco, titolare di un bar vicino al luogo dell’aggressione, ha raccontato: “Non è la prima volta che succedono queste cose. La sera c’è meno gente in giro, ma i ragazzi continuano a frequentare Corso Buenos Aires anche dopo le otto”.
Le indagini vanno avanti per capire se la banda abbia colpito altre volte nelle ultime settimane. Gli investigatori stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere di sorveglianza e raccogliendo nuove testimonianze per ricostruire eventuali altri episodi.
Intanto, il quindicenne aggredito è stato dimesso dall’ospedale Niguarda con qualche giorno di prognosi per contusioni e shock. I genitori hanno ringraziato la polizia per la prontezza dell’intervento, ma chiedono più sicurezza: “Nostro figlio aveva paura persino a tornare a casa”, hanno detto.
Il processo per il ventenne si annuncia veloce: la procura punta a contestargli l’aggravante della premeditazione e a chiarire il ruolo degli altri componenti della banda. Nel frattempo, Milano si interroga su come proteggere meglio i più giovani nelle strade del centro.
