New York, 25 dicembre 2025 – Negli Stati Uniti, le nuove richieste settimanali di sussidi di disoccupazione sono scese a 214mila, secondo i dati diffusi giovedì dal Dipartimento del Lavoro. Il numero, riferito alla settimana chiusa il 20 dicembre, è più basso delle previsioni degli analisti, che si aspettavano 224mila nuove domande. Il dato conferma anche la tendenza della settimana precedente, segnalando una certa stabilità che, per alcuni esperti, riflette la tenuta del mercato del lavoro americano in questo periodo dell’anno.
Nuove domande in calo, ma più persone restano senza lavoro
La diminuzione delle nuove richieste – diecimila in meno rispetto alle attese – ha sorpreso diversi operatori finanziari. “Il mercato del lavoro tiene duro, anche se la crescita dell’occupazione si è rallentata negli ultimi mesi”, ha spiegato Mark Zandi, capo economista di Moody’s Analytics. Ma dietro questa stabilità si nasconde un altro dato importante: il totale delle persone che continuano a ricevere il sussidio è salito da 1,88 milioni a 1,92 milioni. Un aumento che, secondo alcuni analisti, potrebbe indicare che chi perde il lavoro fatica più a rimettersi in piedi rapidamente.
Segnali contrastanti nel mercato del lavoro americano
Negli ultimi mesi, il mercato del lavoro negli Stati Uniti ha mostrato luci e ombre. Da una parte, il tasso di disoccupazione resta vicino ai minimi storici – al 3,8% secondo l’ultimo rapporto del Bureau of Labor Statistics – e le aziende continuano ad assumere, anche se con ritmi più lenti rispetto agli anni passati. Dall’altra, la crescita delle richieste complessive di sussidi suggerisce che chi perde il lavoro sta incontrando più difficoltà a trovare un nuovo impiego. “Non è un campanello d’allarme immediato”, ha precisato Julia Pollak, economista di ZipRecruiter, “ma è un dato da tenere d’occhio nei prossimi mesi”.
Cosa significa per la Federal Reserve
Questi numeri sulle richieste di sussidi di disoccupazione arrivano in un momento delicato per la politica monetaria americana. La Federal Reserve, che a dicembre ha lasciato i tassi d’interesse fermi tra il 5,25% e il 5,50%, segue con attenzione ogni segnale che arriva dal mercato del lavoro. “Un mercato ancora solido permette alla Fed di andare avanti senza tagliare subito i tassi”, ha spiegato James Knightley di ING. Però, l’aumento delle richieste totali potrebbe far pensare a un possibile allentamento nel 2026, soprattutto se emergessero segnali più chiari di rallentamento.
Mercati cauti, ma non allarmati
La notizia delle richieste settimanali sotto le attese ha avuto un impatto limitato sui mercati finanziari nella seduta prima di Natale. Wall Street ha aperto con un lieve rialzo, con l’indice S&P 500 in crescita dello 0,2% nei primi scambi. Gli operatori restano prudenti: “I dati confermano che non c’è nessuna crisi in arrivo”, ha commentato un trader della Borsa di New York poco dopo l’apertura. Tuttavia, la crescita delle richieste complessive viene vista come un segnale da non sottovalutare da alcuni investitori istituzionali.
Il futuro del lavoro resta incerto
Guardando al 2026, gli analisti mantengono un atteggiamento cauto. Secondo la Conference Board, la crescita dell’occupazione negli Stati Uniti potrebbe rallentare ancora nel primo semestre dell’anno, frenata dall’incertezza legata alle elezioni presidenziali e alle tensioni geopolitiche. “Il mercato del lavoro americano si è dimostrato molto capace di adattarsi”, ha ricordato Pollak, “ma non è esente da rischi”. Solo nei prossimi mesi si potrà capire se l’aumento delle richieste totali è un fenomeno passeggero o l’inizio di una tendenza più preoccupante.
In attesa dei prossimi dati ufficiali, previsti per giovedì 2 gennaio, l’attenzione resta alta. Il mercato del lavoro Usa continua a essere sotto i riflettori: tra segnali che fanno tirare un sospiro di sollievo e altri che invitano a non abbassare la guardia.
