Dakar, 25 dicembre 2025 – Almeno dodici persone hanno perso la vita al largo di Mbour, città sulla costa del Senegal, dopo che un’imbarcazione carica di migranti si è capovolta nella notte tra martedì e mercoledì. A darne notizia sono fonti di sicurezza sentite dall’Agence France-Presse. La tragedia è avvenuta mentre il gruppo cercava di raggiungere l’Europa, seguendo la rotta atlantica verso le Isole Canarie. Da anni il Senegal è uno dei principali punti di partenza per chi sogna un futuro oltre il mare.
Tragedia a Mbour: il bilancio e i soccorsi
Dalle prime ricostruzioni emerge che sull’imbarcazione c’erano circa 100 persone. Poco dopo la partenza, nelle acque agitate davanti a Mbour – a circa 80 chilometri a sud di Dakar – il barcone si è rovesciato. Una fonte della sicurezza, che ha chiesto di restare anonima, ha detto all’AFP: “Sono stati recuperati dodici corpi”. Un altro funzionario ha confermato il bilancio e ha aggiunto che le ricerche sono ancora in corso.
I soccorritori hanno salvato 32 persone, secondo una fonte locale. Un’altra fonte parla invece di 33 sopravvissuti. Il numero esatto dei dispersi non è chiaro: “Molti probabilmente sono fuggiti prima che arrivassero i soccorsi”, ha spiegato uno degli addetti. Le ricerche continuano senza sosta, tra la costa e il mare aperto.
La rotta atlantica: un viaggio pericoloso verso l’Europa
Il Senegal è diventato un punto chiave per chi vuole partire verso l’Europa. Ogni mese migliaia di persone affrontano la traversata atlantica, spesso su imbarcazioni sovraccariche e in condizioni precarie. La meta più comune sono le Canarie, la porta d’ingresso nell’Unione Europea. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, nel 2024 più di 15mila migranti sono arrivati sulle isole spagnole partendo dall’Africa occidentale.
Le condizioni di viaggio sono molto rischiose. Le barche – spesso piroghe di legno o gommoni – quasi mai hanno l’equipaggiamento necessario. Il pericolo di naufragio è alto, soprattutto durante la stagione delle piogge o quando il mare si agita. “Ogni settimana arrivano notizie di barche disperse o incidenti”, racconta un operatore della Croce Rossa senegalese. “Molti partono senza sapere bene cosa li aspetta”.
Le autorità reagiscono: controlli più duri e messaggi di cordoglio
Il presidente senegalese, Bassirou Diomaye Faye, ha espresso il suo cordoglio alle famiglie delle vittime con un messaggio sui social mercoledì mattina: “Condividiamo il loro dolore e la loro sofferenza, mentre proseguono le ricerche per trovare sopravvissuti”. Parole che lasciano aperta la speranza di trovare ancora qualcuno vivo.
Nel frattempo, le autorità hanno intensificato i controlli lungo le coste. Martedì scorso, la polizia ha intercettato 123 migranti su un’altra imbarcazione nella zona di Thies, non lontano da Mbour. Anche quel gruppo era diretto alle Canarie. “Stiamo rafforzando la sorveglianza e cercando di far capire alla gente i rischi di questi viaggi”, ha detto un portavoce della polizia.
Un fenomeno che non si ferma
Nonostante gli sforzi e le campagne di sensibilizzazione, il flusso di migranti dal Senegal verso l’Europa non dà segni di rallentamento. Le cause sono tante: disoccupazione giovanile, crisi economica, instabilità politica in alcune zone del Sahel. “Non vediamo alternative”, ha confessato un giovane sopravvissuto. “Rimanere qui significa non avere futuro”.
Le organizzazioni internazionali chiedono più investimenti per lo sviluppo locale e canali legali per la migrazione. Ma, intanto, sulle coste del Senegal, la speranza di una vita migliore spinge ancora centinaia di persone a rischiare tutto, anche in giorni di festa come questo Natale.
