Salerno, 26 dicembre 2025 – Il ruolo degli enti del terzo settore nella gestione dei beni confiscati alle mafie è stato il cuore dell’incontro che si è svolto ieri a Salerno, in occasione della presentazione del progetto ‘Co-programmare con i giovani’. L’iniziativa, finanziata dal Ministero del Lavoro e guidata da Moby Dick Aps, ha messo attorno a un tavolo istituzioni, associazioni e giovani per ragionare su come dare nuova vita ai patrimoni sottratti alla criminalità organizzata.
Terzo settore e beni confiscati: un legame che non si può ignorare
Durante l’incontro, la prefetta Maria Rosaria Laganà, direttrice dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc), ha rimarcato quanto sia ormai indispensabile il coinvolgimento degli enti del terzo settore. “Il loro ruolo è fondamentale, sia per gestire direttamente i beni, sia soprattutto per lavorare insieme agli enti locali”, ha spiegato Laganà davanti a una platea fatta soprattutto di giovani e operatori sociali.
La prefetta ha poi sottolineato come questa collaborazione sia ancora più importante nei piccoli comuni, dove spesso mancano competenze e risorse. “Il terzo settore può davvero fare la differenza”, ha aggiunto, evidenziando come l’intesa tra amministrazioni e associazioni possa trasformare i beni confiscati in risorse concrete per tutta la comunità. “È un legame necessario per gestire tutto in modo efficace e duraturo”, ha concluso.
Giovani e legalità: entusiasmo che fa la differenza
Tra i protagonisti dell’evento c’era anche Don Aniello Manganiello, il noto prete anticamorra, che ha lanciato un appello diretto ai ragazzi presenti. “In ogni epoca servono i giovani, perché portano idee nuove, energia e passione”, ha detto Manganiello, esortando i più giovani a mettersi in gioco. “Se volete una vita che abbia senso, non potete pensare solo a voi stessi. Dovete donarvi, perché è nel dono che troviamo il vero valore dell’esistenza”, ha spiegato, conquistandosi applausi sinceri.
Nei corridoi del centro congressi di via Roma si respirava un’atmosfera di vera speranza. “È bello vedere giovani così interessati alla legalità”, ha commentato ancora la prefetta Laganà, sottolineando come la consapevolezza e l’impegno delle nuove generazioni siano un elemento chiave nella lotta contro la criminalità organizzata.
Fondazioni bancarie: ascoltare e sostenere i territori
Tra i relatori anche Ciro Castaldo, segretario generale della Fondazione Banco di Napoli, che ha definito l’incontro “un’iniziativa davvero positiva”. Castaldo ha spiegato che il confronto tra enti del terzo settore, giovani, pubblica amministrazione e privati è un’occasione preziosa per capire davvero di cosa hanno bisogno i territori. “Per noi è un momento per ascoltare e aiutare a scegliere i progetti più validi che arrivano da questo mondo”, ha detto.
Guardando al futuro, Castaldo ha anticipato che la Fondazione sta lavorando a un progetto speciale legato al bilancio sociale, per mettere in luce le attività che hanno avuto il maggiore impatto sul territorio. “Il nostro compito è quello di stare vicino alle comunità, ascoltarle e sostenere quei progetti che, anche se piccoli, possono portare cambiamenti importanti”, ha concluso.
Il futuro della coprogettazione: tra sfide e speranze
Il progetto ‘Co-programmare con i giovani’ si inserisce in un contesto nazionale dove la gestione dei beni confiscati resta una delle sfide più grandi per rafforzare la legalità. Secondo i dati dell’Anbsc, sono oltre 20mila gli immobili tolti alle mafie in Italia, molti ancora senza una destinazione definitiva.
Oggi più che mai, sembra che la presenza di giovani motivati e la collaborazione tra istituzioni e privato sociale siano la strada giusta per trasformare questi patrimoni in opportunità per lo sviluppo locale. “Solo così – ha commentato uno degli operatori – potremo parlare davvero di riscatto sociale”.
Il dibattito resta aperto. Tra ostacoli burocratici e mancanza di fondi, la strada è in salita. Ma, come è emerso a Salerno, l’entusiasmo e la voglia di fare dei giovani potrebbero davvero essere il motore di un cambiamento che si aspetta da troppo tempo.
