Eros Ramazzotti: la verità su come ha devastato la mia casa senza voler risarcire i danni

Eros Ramazzotti: la verità su come ha devastato la mia casa senza voler risarcire i danni

Eros Ramazzotti: la verità su come ha devastato la mia casa senza voler risarcire i danni

Matteo Rigamonti

Dicembre 27, 2025

Milano, 27 dicembre 2025 – Un crollo improvviso, una casa ridotta a un cumulo di macerie e una battaglia legale che coinvolge un volto noto della musica italiana: questa è la storia che vede contrapporsi Paolo Rossi, revisore contabile genovese di 59 anni, ed Eros Ramazzotti, cantante e nuovo vicino di casa a CityLife, Milano. Tutto è cominciato lo scorso autunno, quando Ramazzotti ha comprato l’appartamento sopra quello di Rossi e ha avviato una ristrutturazione che, secondo la denuncia, ha provocato gravi danni all’abitazione sottostante.

Ristrutturazioni da incubo e il crollo improvviso

Gli avvocati di Rossi, Fabio Lepri e Salvatore Pino, raccontano che i guai sono iniziati quasi subito dopo l’arrivo di Ramazzotti. Nell’ottobre 2024, il cantante si è trasferito nel nuovo appartamento e ha dato il via a lavori che i legali definiscono “inusuali”. Si è proceduto alla demolizione di muri interni, rimozione di porte, impianti, pavimenti e massetto in pochi giorni, usando martelli pneumatici a tutto spiano. “Mai avevamo visto un intervento così invasivo”, confermano i vicini.

Il 20 novembre 2024 sono partiti i lavori più pesanti e rumorosi. Poi, il 4 dicembre, il dramma: il soffitto della palestra e della sauna di Rossi crolla all’improvviso, travolgendo tutto e distruggendo le attrezzature. Per fortuna, in quel momento la stanza era vuota. “Quando siamo tornati – racconta Rossi – abbiamo trovato la casa distrutta. Da allora abitiamo in un appartamento che non è sicuro”. Alcune stanze sono state messe in sicurezza con impalcature provvisorie.

I primi controlli e le rassicurazioni prima del disastro

Già prima del crollo, il 13 novembre, l’architetto Luigi Andrea Tafuri, responsabile dei lavori per Ramazzotti, aveva fatto un sopralluogo nell’appartamento di Rossi. C’era anche l’amministratrice del condominio, l’architetta Alberta Contestabile. Secondo i legali di Rossi, Tafuri avrebbe rassicurato il proprietario: “Qualsiasi danno sarebbe stato causato dai lavori sopra”. L’appartamento, a quel punto, sembrava in buone condizioni.

Dopo il crollo, Rossi ha subito avvisato l’amministrazione e la ditta appaltatrice (Gmr). Inizialmente, Tafuri e l’impresa si sono detti pronti a fermare i lavori per fare verifiche. Ma la situazione è degenerata rapidamente: sono dovuti intervenire vigili del fuoco e polizia municipale. Nel loro rapporto si legge che nell’appartamento di Ramazzotti “sono state demolite pareti non portanti, rimossi impianti e tolto il pavimento”.

Le cause tecniche del cedimento

Secondo i pompieri, la rimozione del pavimento superiore ha causato il distacco del soffitto di sotto. Le tavelle del solaio mostrano rotture compatibili con i colpi dei martelli pneumatici. Nel locale colpito dal crollo si è rilevato un “cedimento strutturale” dovuto ai lavori di demolizione. La stanza è stata dichiarata inagibile e transennata; ai Rossi è stato vietato l’accesso.

Il 13 gennaio 2025, Rossi ha formalmente contestato i danni a Ramazzotti e all’impresa. La risposta dell’avvocato del cantante, Antonio Cacciato, è stata dura: “Le richieste sono generiche, poco dettagliate, e l’atteggiamento è ingiustificatamente aggressivo”. Da qui la rottura definitiva tra le parti.

La causa in tribunale e la richiesta di risarcimento

La vicenda è finita in tribunale. Secondo la relazione dell’ingegnere Paolo Crispiatico, incaricato dal condominio, “il distacco dell’intonaco” è direttamente legato ai lavori sopra. L’impresa non avrebbe preso le precauzioni necessarie: “Non sono stati messi i puntelli per evitare movimenti del solaio”, si legge nella perizia.

I legali di Ramazzotti invece sostengono che nell’edificio ci fossero “problemi strutturali già esistenti”. Ma la difesa di Rossi insiste: “I danni sono più gravi del previsto e hanno coinvolto altre stanze”.

Il 19 gennaio 2026 è fissato il secondo tentativo di conciliazione. Rossi chiede oltre 200 mila euro: una cifra che copre i lavori di riparazione e l’affitto di un altro appartamento per il periodo necessario. Nel conto ci sono anche i danni alla sua attività professionale svolta in casa, rallentata o sospesa dagli eventi.

Un caso che fa parlare il quartiere

La vicenda ha acceso il dibattito tra i residenti di CityLife. “Non pensavamo di dover affrontare una situazione del genere con un vicino così famoso”, confida un condomino che ha chiesto di restare anonimo. Intanto, tra carte bollate e perizie, la questione resta aperta. Eros Ramazzotti non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche. Ora la parola passa ai giudici.