Roma, 27 dicembre 2025 – Questa mattina, in una vasta operazione che ha coinvolto Lazio, Lombardia ed Emilia-Romagna, sono state arrestate nove persone accusate di aver finanziato Hamas con oltre sette milioni di euro. A far luce sulla vicenda è stata la Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo. L’intervento, portato avanti da Polizia di Stato e Guardia di Finanza, ha portato anche al sequestro di tre associazioni ritenute pedine chiave nel trasferimento dei fondi.
Un colpo alla rete di finanziamenti ad Hamas
L’indagine, partita più di un anno fa, ha coinvolto decine di investigatori esperti in reati finanziari e antiterrorismo. Secondo quanto emerso, i nove arrestati – tutti in carcere con custodia cautelare – avrebbero usato associazioni senza scopo di lucro per raccogliere e far arrivare soldi alla Striscia di Gaza, eludendo le norme antiriciclaggio. “Abbiamo tracciato un flusso di denaro consistente, destinato a finanziare attività collegate a Hamas”, ha spiegato il procuratore aggiunto della DDA di Roma durante la conferenza stampa alle 11.30 nella sede della Procura.
Sette milioni di euro in tre anni, tra donazioni e bonifici
Tra il 2022 e il 2024, secondo le carte dell’inchiesta, sono stati mossi circa sette milioni di euro. Soldi trasferiti attraverso bonifici frazionati e donazioni che a prima vista sembravano regolari. A far scattare l’allarme sono state diverse segnalazioni sospette da banche italiane e straniere. “I fondi venivano raccolti con eventi di beneficenza, campagne online e donazioni dirette”, ha spiegato un ufficiale della Guardia di Finanza. Solo dopo mesi di verifiche incrociate – tra conti correnti, chat criptate e documenti cartacei – è stato possibile risalire alla destinazione finale del denaro.
Tre associazioni bloccate e sotto sequestro
Oltre alle misure personali, il gip di Roma ha ordinato il sequestro preventivo di tre associazioni con sedi tra Roma e Milano. Questi enti, secondo gli atti, erano usati come “copertura” per le operazioni finanziarie. “Le associazioni avevano una facciata legittima, con attività sociali e culturali”, ha raccontato un investigatore della Polizia, “ma dietro c’era un sistema organizzato per il trasferimento illecito di denaro”. Nei locali sono stati sequestrati computer, registri contabili e altro materiale utile alle indagini.
Le istituzioni: un segnale netto contro il terrorismo
Nel pomeriggio, il ministro dell’Interno, in visita a Torino, ha definito l’operazione “un segnale forte contro ogni forma di finanziamento al terrorismo internazionale”. Sulla stessa linea la presidente della Commissione Antimafia, che ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra polizia e magistratura: “È fondamentale per colpire i circuiti criminali che operano oltre confine”.
Cosa succederà ora
Gli arrestati, italiani e stranieri, alcuni già noti alle forze dell’ordine per reati finanziari, saranno ascoltati nei prossimi giorni dal gip per l’interrogatorio di garanzia. Intanto gli investigatori cercano di capire se la rete abbia ramificazioni all’estero e se parte dei soldi sia stata usata per altri scopi illeciti. “L’indagine è ancora aperta”, ha chiarito il procuratore aggiunto, “e non escludiamo nuovi sviluppi nelle prossime settimane”.
Controlli più stretti sui flussi sospetti
Negli ultimi mesi, le autorità italiane hanno aumentato la vigilanza sui movimenti di denaro verso zone a rischio terrorismo. Nel 2024, secondo il Ministero dell’Economia, sono state segnalate oltre 1.200 operazioni sospette legate a possibili finanziamenti illeciti. Il caso di oggi conferma questa attenzione crescente: “Prevenire significa anche lavorare a stretto contatto con banche e organismi internazionali”, ha ricordato un dirigente della Banca d’Italia.
Solo il tempo dirà l’esatta portata di questa vicenda. Nel frattempo, le indagini continuano a Roma, Milano e Bologna, con perquisizioni ancora in corso e nuovi elementi che arriveranno dall’analisi dei dispositivi sequestrati.
