Roma, 27 dicembre 2025 – L’arresto di Mohammed Hannoun e di altri presunti legati al terrorismo islamico, avvenuto tra Roma e Milano nelle ultime ore, ha riacceso il dibattito politico sulle presunte connivenze tra certi ambienti istituzionali e figure vicine a Hamas. A intervenire, con una nota diffusa nella tarda mattinata, è stato il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei, che ha puntato il dito contro una parte della sinistra italiana, accusandola di aver sottovalutato – o addirittura ignorato – i segnali d’allarme emersi negli ultimi anni.
Arresti e polemiche: Fratelli d’Italia tira dritto
Secondo il Viminale, l’operazione che ha portato all’arresto di Hannoun è scattata all’alba del 26 dicembre, con oltre cento agenti tra Digos e Ros impegnati sul campo. Gli investigatori ritengono che il leader dell’“Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese” avesse contatti diretti con esponenti di Hamas. “Con l’arresto di Hannoun e di altri personaggi legati al terrorismo islamico cade definitivamente la maschera di chi in questi anni lo ha difeso”, ha scritto Lisei, citando esplicitamente esponenti del Movimento 5 Stelle, dell’Alleanza Verdi e Sinistra e quella che definisce “sinistra flottillara guidata dalla Albanese”.
Il riferimento va alle manifestazioni pro-Palestina organizzate negli ultimi mesi in diverse città italiane, dove – secondo Lisei – alcuni politici si sarebbero fatti fotografare con persone finite ora sotto inchiesta. “Fratelli d’Italia ha sempre denunciato queste collusioni”, ha aggiunto il senatore, “ma M5S, Avs e la sinistra hanno fatto spallucce, facendo finta che non ci fosse alcun problema”.
Accuse incrociate e la richiesta di spiegazioni
La nota di Lisei arriva in un clima già molto teso, con la questione mediorientale che continua a dividere l’opinione pubblica italiana. Il senatore chiede ora “scuse agli italiani, ma soprattutto delle spiegazioni” da parte delle forze politiche coinvolte. “Noi, intanto, facciamo i complimenti alle forze dell’ordine e allo Stato per aver ancora una volta difeso gli italiani”, conclude la nota.
Subito dopo l’arresto, sono arrivate le reazioni degli altri schieramenti. Da ambienti vicini al Movimento 5 Stelle si è sottolineato che “la solidarietà al popolo palestinese non va confusa con il sostegno al terrorismo”. Fonti dell’Alleanza Verdi e Sinistra parlano invece di “strumentalizzazione politica” e chiedono che “le responsabilità penali vengano accertate nelle sedi giuste”.
Le indagini e il ruolo delle istituzioni
Dalle indiscrezioni che arrivano dagli investigatori, le indagini su Hannoun erano in corso da mesi. Gli inquirenti hanno monitorato movimenti e contatti sospetti tra Roma, Milano e altre città del Nord. Si indaga in particolare sul presunto uso di fondi raccolti per scopi umanitari che sarebbero invece finiti a finanziare attività legate a Hamas.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha espresso “piena soddisfazione per il lavoro delle forze dell’ordine”, ricordando che “la sicurezza nazionale resta una priorità assoluta”. In serata, fonti del Viminale hanno confermato che le verifiche andranno avanti nei prossimi giorni per capire se ci siano altre responsabilità.
Il dibattito che non si placa
La vicenda di Hannoun rischia di trasformarsi in un terreno di scontro politico senza fine. Da un lato, chi chiede più attenzione ai legami tra associazioni e ambienti radicalizzati; dall’altro, chi invita a non confondere la solidarietà internazionale con il sostegno a gruppi estremisti. Nel mezzo, restano le indagini della magistratura e il lavoro degli investigatori.
Nel frattempo, nelle chat interne ai partiti si moltiplicano messaggi e prese di posizione. “Serve chiarezza su chi si è seduto ai tavoli con certi personaggi”, confida un deputato della maggioranza. Dall’opposizione, invece, respingono ogni accusa: “Non accettiamo lezioni da chi ha sempre usato la questione palestinese per fare politica”, ribatte un esponente dell’Avs.
Solo nei prossimi giorni si potrà capire se la vicenda avrà conseguenze anche sugli equilibri parlamentari. Per ora, resta una richiesta condivisa: trasparenza e rigore nelle indagini.
