Manovra finale: 7,9 miliardi di tagli fiscali e 14,4 miliardi per aumentare le spese

Manovra finale: 7,9 miliardi di tagli fiscali e 14,4 miliardi per aumentare le spese

Manovra finale: 7,9 miliardi di tagli fiscali e 14,4 miliardi per aumentare le spese

Giada Liguori

Dicembre 27, 2025

Roma, 27 dicembre 2025 – Arriva oggi alla Camera, blindata e senza sorprese, la legge di Bilancio 2026. Dopo un lungo e spesso teso passaggio in Parlamento, il voto finale è fissato per il 30 dicembre. Il governo Meloni punta a chiudere la partita in quattro giorni, senza cambiamenti dell’ultimo minuto, per rispettare le scadenze e assicurare la continuità amministrativa. Sul tavolo ci sono tagli alle tasse per 7,9 miliardi e nuove spese per 14,4 miliardi, per un totale di 22,3 miliardi.

Giorgetti: una manovra prudente, non ferma

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha raccontato un percorso “tortuoso” ma ora la strada pare sgombra. “È una legge prudente, non ferma”, ha detto ieri, spiegando che l’obiettivo è tenere insieme i conti pubblici sotto controllo e dare una mano a famiglie e imprese. Secondo il governo, la crescita resterà modesta: +0,7% nel 2026, spinta soprattutto dalle ultime risorse del Pnrr.

L’esecutivo vuole riportare il deficit sotto il 3% già nel 2025, un anno prima di quanto previsto dagli impegni con l’Europa. Così l’Italia potrebbe uscire dalla procedura per eccessivo disavanzo Ue e non considerare nel calcolo del deficit la spesa crescente per la difesa, come chiesto dai partner Nato.

Le misure chiave: Irpef, famiglie e imprese

Al centro della manovra c’è la riduzione della seconda aliquota Irpef dal 35 al 33% per i redditi tra 28mila e 50mila euro. Una misura che costerà 2,9 miliardi nel 2026 e che salirà a circa 3 miliardi dal 2027. Il vantaggio si concentra soprattutto tra 50mila e 200mila euro, ma sopra questa soglia si attiva un taglio alle detrazioni fiscali che annulla in parte l’effetto.

Tra le altre novità fiscali c’è la rottamazione delle cartelle esattoriali fino al 31 dicembre 2023 (1,5 miliardi), mentre lo sconto sulle tasse per gli aumenti contrattuali sotto i 28mila euro pesa per 420 milioni. L’aliquota ridotta sui premi di risultato cala dal 5 all’1% (535 milioni), mentre l’imposta sostitutiva sul trattamento accessorio dei dipendenti pubblici alleggerisce il carico di altri 359 milioni.

Per le pensioni, dal 2027 la parziale cancellazione dei mesi aggiuntivi per l’uscita anticipata costerà 1,2 miliardi.

Sanità, famiglia e nuove imposte

La manovra mette sul piatto 2 miliardi per la Sanità. Per le famiglie ci sono interventi come l’integrazione del reddito per le lavoratrici con due o più figli (630mila euro) e l’esonero contributivo per le madri (225mila euro). L’aggiornamento del calcolo Isee – che ora esclude la prima casa fino a 200mila euro nelle grandi città – vale 466 milioni.

Sul sociale, la social card riceve mezzo miliardo e per l’Assegno di Inclusione (Adi) viene eliminato il mese di sospensione dopo la prima erogazione (440 milioni).

Ma non mancano nuove tasse. Tra le più controverse c’è quella da 2 euro sui piccoli pacchi extra Ue fino a 150 euro di valore. Banche e assicurazioni vedranno aumentare l’Irap, per un gettito tra 1,2 e 1,3 miliardi. I cittadini dovranno anche fare i conti con l’aumento delle accise sui carburanti (552 milioni) e il rincaro delle sigarette (213 milioni). La stretta sugli affitti brevi farà entrare nelle casse solo 138 milioni dal 2027.

Imprese: incentivi e rinvii

Le aziende potranno contare su 2,3 miliardi nel 2026 grazie al credito d’imposta della Zes Unica. Il superammortamento – che non pesa subito sui conti – porterà vantaggi per 541 milioni nel 2027 e un miliardo nel 2028. Previsti fondi anche per i macchinari (la cosiddetta “Sabatini”), per il turismo e per il rinvio della plastic e sugar tax (385 milioni il primo anno).

A pagare saranno anche i ministeri, chiamati a tagliare le spese per 2 miliardi, ma con la possibilità di riorganizzare i fondi. “Abbiamo cercato di bilanciare le esigenze di tutti”, ha detto ieri sera una fonte di maggioranza a Montecitorio.

Nessuna sorpresa all’orizzonte

Dopo 63 giorni in Senato, la manovra va verso l’approvazione definitiva senza cambiamenti. Il governo ha puntato sulla prudenza, per rassicurare Bruxelles e i mercati. Resta da vedere se queste misure reggeranno la crescita o se prevarrà la necessità di tenere a bada i conti. Per ora, l’ultimo atto è già deciso: fiducia blindata e voto finale entro il 30 dicembre.