Oro oltre i 4.500 dollari: il Venezuela spinge il mercato verso nuovi record

Oro oltre i 4.500 dollari: il Venezuela spinge il mercato verso nuovi record

Oro oltre i 4.500 dollari: il Venezuela spinge il mercato verso nuovi record

Giada Liguori

Dicembre 27, 2025

Milano, 27 dicembre 2025 – Il 2025 si chiude con un boom storico per l’oro. Negli ultimi tre mesi del’anno il metallo prezioso ha fatto un balzo senza precedenti: da 3.812 dollari l’oncia del 30 settembre è volato a 4.514 dollari nella giornata di Santo Stefano. Un’impennata che, guardando all’intero anno, segna un aumento del 72,84%. Un risultato che, secondo gli addetti ai lavori di Piazza Affari, “non si vedeva da decenni”. Mentre l’oro brilla, però, altre materie prime vanno in direzioni opposte.

Oro e argento volano ai massimi

La corsa dell’oro non è stata un caso isolato. Anche l’argento ha chiuso la vigilia di Natale con un rialzo del 4,2%, a 74,89 dollari l’oncia, toccando in giornata un picco di 75,63 dollari. Da inizio anno il guadagno totale supera il 158,5%. “Un movimento che ha sorpreso anche i più ottimisti”, ha raccontato un trader londinese contattato ieri sera. Di fronte a tensioni geopolitiche e mercati valutari ballerini, investitori di ogni tipo hanno puntato sui metalli preziosi come rifugio sicuro. Non solo piccoli risparmiatori: anche fondi sovrani e grandi istituzioni hanno aumentato le loro posizioni su oro e argento.

Petrolio in calo, pesa l’Ucraina

Sul versante opposto c’è il petrolio, che nel 2025 ha attraversato mesi difficili. Il West Texas Intermediate (Wti) venerdì 26 dicembre ha perso il 2,76%, chiudendo a 56,74 dollari al barile. Il Brent del Mare del Nord ha seguito la stessa strada: –2,57%, con un prezzo finale di 60,64 dollari. Da inizio anno il calo è stato netto: –20,89% per il Wti e –18,76% per il Brent. Gli analisti di Goldman Sachs spiegano che questa discesa riflette “le aspettative su una possibile riapertura del mercato globale al petrolio russo”, a seguito dei nuovi colloqui di pace sull’Ucraina. Un tema chiave che resta al centro delle strategie delle grandi compagnie energetiche.

Gas naturale: prezzi in calo ad Amsterdam

Anche il gas naturale ha segnato una netta flessione. Sulla piazza Ttf di Amsterdam – punto di riferimento per l’Europa – il prezzo è rimasto fermo a 28,1 euro al MWh nella seduta di venerdì. Solo il 24 dicembre si è visto un piccolo rimbalzo (+1,3%), legato alle previsioni di temperature più fredde a gennaio in Europa. Ma il bilancio dell’anno è chiaro: da gennaio il prezzo è calato del 42,53%. “Il mercato tiene conto di una domanda più debole e di scorte abbondanti”, ha spiegato un analista di Refinitiv Energy. Per le famiglie europee, almeno per ora, significa un po’ di respiro sulle bollette.

Dietro le fluttuazioni: tensioni, offerte e clima

Dietro questi numeri ci sono intrecci di politica internazionale e dinamiche finanziarie. Oro e argento guadagnano terreno perché sono visti come beni sicuri in un mondo segnato da tensioni e mercati instabili. Il petrolio invece paga il possibile aumento dell’offerta globale, soprattutto se i negoziati sull’Ucraina porteranno a un allentamento delle sanzioni contro Mosca. Il gas naturale risente invece del clima più mite in autunno e delle scelte europee per diversificare le fonti di energia.

2026: tutti guardano con prudenza

Guardando avanti, chi opera nel settore invita alla cautela. “I mercati delle materie prime restano difficili da prevedere”, ha detto ieri sera un gestore milanese durante una call con i clienti. Le prossime settimane saranno decisive per capire se la corsa dell’oro continuerà o se arriveranno le prese di profitto. Sul petrolio pesa l’incertezza dei negoziati internazionali; sul gas molto dipenderà dal clima e dalle decisioni politiche dell’Unione Europea.

In ogni caso, il 2025 resterà nella memoria come l’anno in cui le materie prime hanno cambiato volto: oro e argento ai massimi storici, petrolio e gas in netto calo. Un’immagine che racconta le nuove paure – e le nuove speranze – dei mercati globali.