Thailandia e Cambogia pongono fine alle ostilità: un nuovo inizio di pace

Thailandia e Cambogia pongono fine alle ostilità: un nuovo inizio di pace

Thailandia e Cambogia pongono fine alle ostilità: un nuovo inizio di pace

Matteo Rigamonti

Dicembre 27, 2025

Phnom Penh, 27 dicembre 2025 – Dopo tre settimane di scontri che hanno fatto almeno 47 vittime e costretto quasi un milione di persone a fuggire da casa, Thailandia e Cambogia hanno firmato oggi un accordo per un cessate il fuoco immediato lungo il confine. L’intesa, siglata dai ministri della Difesa dei due Paesi, entra in vigore dalle 12 di oggi, ora locale.

Stop alle armi: la tregua arriva dopo settimane di scontri

Nel documento, ottenuto dall’agenzia AFP attraverso fonti cambogiane, si legge che “le parti concordano un cessate il fuoco immediato a partire dalla firma di questa dichiarazione”. La firma è arrivata questa mattina a Phnom Penh, in un’atmosfera tesa ma carica di speranza. I ministri della Difesa, il generale Prayut Chan-o-cha per la Thailandia e il generale Tea Banh per la Cambogia, hanno apposto la loro firma poco dopo le 10.30, alla presenza di funzionari delle Nazioni Unite e osservatori regionali.

Il costo del conflitto: morti e sfollati

Gli scontri sono scoppiati all’inizio di dicembre lungo un tratto di confine storicamente conteso tra le province di Oddar Meanchey (Cambogia) e Surin (Thailandia). Le autorità dei due Paesi parlano di almeno 47 morti, in gran parte civili colpiti dai bombardamenti o durante la fuga dalle zone più pericolose. Le stime parlano di quasi un milione di persone costrette a lasciare i propri villaggi e campi per rifugiarsi in centri di accoglienza improvvisati o da parenti nelle città più interne.

Cosa ha acceso la miccia e la pressione internazionale

La causa principale del conflitto sono le vecchie dispute territoriali, specialmente nella zona del tempio di Preah Vihear, già teatro di scontri in passato. La situazione è degenerata dopo diversi incidenti tra pattuglie di frontiera e l’intervento delle forze regolari. Nei giorni scorsi, l’ASEAN ha lanciato un appello urgente a riaprire il dialogo, mentre le Nazioni Unite hanno chiesto “un immediato ritorno alla calma” per evitare una crisi umanitaria.

Le reazioni nelle comunità di confine

Nelle città di frontiera, come Poipet e Aranyaprathet, la notizia del cessate il fuoco è stata accolta con sollievo, ma anche con una certa cautela. “Speriamo che questa volta sia davvero la fine”, ha detto a mezza voce Sokha, una commerciante cambogiana di 38 anni, da giorni ospite in un centro di accoglienza allestito in una scuola elementare. “Abbiamo lasciato tutto dietro di noi, non sappiamo quando potremo tornare”. Dall’altra parte del confine, molti abitanti si sono detti “stanchi e preoccupati”, come ha raccontato Somchai, un agricoltore della provincia di Surin: “Ogni notte sentivamo spari e artiglieria. Adesso vogliamo solo pace”.

Cosa succede adesso: controlli e nuovi incontri

L’accordo prevede la creazione di una commissione mista per sorvegliare il cessate il fuoco, formata da rappresentanti militari di entrambi i Paesi e osservatori internazionali. Il primo incontro operativo è in programma domani mattina a Siem Reap. Fonti diplomatiche avvertono che “la situazione è ancora delicata” e che serviranno altri negoziati per risolvere le questioni territoriali rimaste aperte. Il ministro della Difesa cambogiano ha commentato: “È solo il primo passo. Dobbiamo lavorare insieme per garantire sicurezza e stabilità”.

Una tregua fragile, ma necessaria

Nonostante l’accordo, la tensione è ancora evidente lungo il confine. Le pattuglie militari sono ancora in azione nei punti più critici, mentre le organizzazioni umanitarie chiedono di poter entrare subito nelle zone colpite per aiutare i civili rimasti isolati. Secondo l’ultimo rapporto dell’UNHCR, almeno 200mila persone hanno bisogno urgente di cibo, acqua e cure mediche.

Solo nelle prossime ore si capirà se il cessate il fuoco reggerà davvero. Per ora, però, tra le tende dei rifugiati e i villaggi vuoti, la speranza è che questa tregua possa aprire la strada a un dialogo vero tra Thailandia e Cambogia.