Trump: l’incredibile rivelazione sui nomi nel caso Epstein

Trump: l'incredibile rivelazione sui nomi nel caso Epstein

Trump: l'incredibile rivelazione sui nomi nel caso Epstein

Matteo Rigamonti

Dicembre 27, 2025

New York, 27 dicembre 2025 – Donald Trump torna alla carica e chiede al Dipartimento di Giustizia di rendere pubblici i “nomi” contenuti nei documenti legati a Jeffrey Epstein. L’ex presidente, con un messaggio diffuso sulla sua piattaforma Truth Social, spinge per la massima trasparenza e punta il dito contro i democratici, accusandoli di essere coinvolti nella vicenda. “I democratici hanno lavorato con Epstein, non i repubblicani. Pubblicate i nomi, metteteli in imbarazzo”, ha scritto, rilanciando un tema che continua a far discutere.

Trump incalza: “Vogliono nascondere la verità”

La richiesta arriva in un momento delicato per la politica americana. Il Dipartimento di Giustizia sta ancora passando al setaccio oltre un milione di pagine sequestrate durante le indagini su Epstein. L’ex finanziere, morto in carcere nel 2019 in circostanze ancora controverse, aveva costruito una rete di relazioni con figure di spicco della politica, della finanza e dello spettacolo. Trump non usa mezzi termini: “Il Dipartimento di Giustizia perde tempo su una bufala inventata dai democratici”. Secondo lui, l’attenzione su questo caso sarebbe stata spostata apposta per danneggiare lui e i suoi.

Epstein, un caso che non si chiude mai

Jeffrey Epstein era stato arrestato nel luglio 2019 con l’accusa di traffico sessuale di minorenni. Da allora, le inchieste hanno coinvolto molte personalità di rilievo negli Stati Uniti e all’estero. Dopo la sua morte, avvenuta nell’agosto dello stesso anno nel carcere di Manhattan, le indagini si sono concentrate sulle sue frequentazioni, documentate negli archivi personali. Fonti giudiziarie parlano di centinaia di nomi, ma quasi nessuno è mai stato reso pubblico. Trump accusa la “sinistra radicale” di voler distrarre l’opinione pubblica dai suoi successi, parlando di “un’altra caccia alle streghe”, un’espressione che ha usato più volte per difendersi dalle indagini a suo carico.

Lo scontro a Washington sulla trasparenza

Le parole di Trump hanno subito acceso il dibattito nella capitale. Diversi esponenti repubblicani hanno chiesto di pubblicare integralmente i documenti per fare chiarezza su eventuali responsabilità diffuse. I democratici, invece, respingono le accuse, sottolineando che le indagini sono state avviate da procure indipendenti, senza alcun fine politico. “Chiunque sia coinvolto deve rispondere alla legge, senza distinzioni di partito”, ha detto un portavoce della commissione Giustizia della Camera.

Il Dipartimento di Giustizia nel mirino

Per ora, il Dipartimento di Giustizia non ha commentato ufficialmente la richiesta di Trump. Fonti interne, citate dal New York Times, spiegano che la quantità enorme di documenti – tra email, agende e registrazioni – rende difficile una pubblicazione completa senza rischiare di violare la privacy o di ostacolare indagini ancora aperte. “Stiamo valutando tutto con molta attenzione”, ha detto un funzionario federale che ha preferito restare anonimo. Ma la pressione politica aumenta: negli ultimi mesi sono cresciute le richieste di trasparenza, sia dai media sia da gruppi civici.

Un caso che divide l’opinione pubblica

Il caso Epstein continua a far discutere l’America. Sui social, negli ultimi giorni, si sono moltiplicati commenti e richieste di chiarezza. C’è chi vuole che “tutti i nomi vengano fuori”, ma anche chi teme che la vicenda venga usata per fini elettorali. Molti ricordano come in passato siano già emersi dettagli controversi sulle frequentazioni di Epstein, senza però che si arrivasse a una vera trasparenza.

Il futuro del dossier Epstein

Resta da vedere se il Dipartimento di Giustizia deciderà davvero di rendere pubblici i nomi contenuti nei fascicoli. La richiesta di Trump ha riportato al centro dell’attenzione un’inchiesta che continua a sollevare dubbi, non solo sul piano giudiziario ma anche politico, a pochi mesi dall’avvio della campagna elettorale per le presidenziali del 2026. Nel frattempo, la vicenda resta sospesa tra attese e sospetti, con Washington che osserva ogni mossa del Dipartimento e delle persone coinvolte.