Usa e Israele: tensioni sui tempi della ricostruzione di Gaza

Usa e Israele: tensioni sui tempi della ricostruzione di Gaza

Usa e Israele: tensioni sui tempi della ricostruzione di Gaza

Matteo Rigamonti

Dicembre 27, 2025

Tel Aviv, 27 dicembre 2025 – Israele e Stati Uniti non sono d’accordo su quando e come iniziare la ricostruzione della Striscia di Gaza. Secondo l’emittente israeliana Kan News, il vero nodo è decidere se partire subito con i lavori o aspettare che la zona venga completamente smilitarizzata. L’amministrazione americana, riferiscono fonti diplomatiche, vuole procedere con un doppio binario: disarmo e ricostruzione insieme, già da metà gennaio. Israele invece insiste: prima il disarmo totale di Hamas e la smilitarizzazione, poi si potrà parlare di ricostruzione.

Israele e Usa: scontro sulla tabella di marcia

Il piano americano si inserisce nella cosiddetta Fase 2, un progetto ereditato dall’ex presidente Trump per chiudere il conflitto e tornare alla normalità. “L’obiettivo è evitare un vuoto di potere e dare subito risposte concrete alla popolazione civile”, ha spiegato una fonte dell’amministrazione Biden, che ha mantenuto quella linea. Israele però teme che iniziare a ricostruire troppo presto possa rafforzare ancora le milizie di Hamas o aprire spazi a nuovi gruppi armati.

Le operazioni israeliane a Rafah e i piani per i civili

Intanto, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) sono già sul campo. Fonti militari parlano di operazioni di bonifica nelle zone di Rafah, per preparare il terreno alla fase successiva. Il progetto prevede di spostare gradualmente la popolazione palestinese nei nuovi quartieri che nasceranno proprio lì, in un’area che dovrebbe essere libera sia dagli israeliani sia da Hamas. “Prima di tutto lavoriamo per garantire sicurezza e stabilità”, ha detto un portavoce militare israeliano.

La forza multinazionale: un nodo ancora tutto da sciogliere

Uno dei temi più complicati riguarda la creazione di una forza multinazionale che assicuri la sicurezza nella Striscia durante il passaggio. Restano molti dubbi, soprattutto sul coinvolgimento della Turchia e sul mandato operativo da assegnare. Una fonte diplomatica vicina al dossier rivela che sia Italia che Indonesia si sono dette disponibili a inviare truppe. Il modello da seguire sarebbe quello dell’UNIFIL in Libano: una presenza internazionale con compiti di monitoraggio e mantenimento della pace.

Case mobili subito, nuove case dopo: il piano Usa

Gli Stati Uniti puntano a una soluzione rapida: prima l’arrivo di case mobili per far fronte all’emergenza abitativa, poi si passerà alle costruzioni permanenti. “Non possiamo perdere tempo – ha confidato un funzionario americano – la gente ha bisogno di risposte immediate”. Resta però il dubbio se questo sistema reggerà senza un disarmo completo e duraturo.

Striscia di Gaza, tante incognite sul futuro

Sul tavolo restano molte domande: chi garantirà la sicurezza durante la ricostruzione? Che ruolo avranno le forze internazionali? E soprattutto, come evitare che la ricostruzione venga usata dalle fazioni armate per tornare a crescere? Per gli analisti locali la chiave sarà trovare un compromesso credibile tra sicurezza e bisogni umanitari. “Serve una roadmap chiara – ha detto un diplomatico europeo – altrimenti si rischia di ripetere gli errori del passato”.

Mentre Israele e Stati Uniti cercano un’intesa, sul terreno la tensione non cala. Le famiglie palestinesi aspettano fatti concreti, la comunità internazionale osserva con attenzione. Un equilibrio fragile, che nelle prossime settimane potrebbe decidere il destino della Striscia di Gaza.