Biennale di Venezia: BB sfida gli stereotipi di genere con audacia

Biennale di Venezia: BB sfida gli stereotipi di genere con audacia

Biennale di Venezia: BB sfida gli stereotipi di genere con audacia

Giada Liguori

Dicembre 28, 2025

Venezia, 28 dicembre 2025 – Brigitte Bardot, scomparsa ieri a Saint-Tropez, viene oggi ricordata dalla Biennale di Venezia come una delle donne che più hanno rivoluzionato l’immagine femminile nel Novecento. In una nota diffusa questa mattina, il presidente Roberto Cicutto, il direttore generale Andrea Del Mercato, la responsabile dell’Archivio Storico Claudia Tosi, il direttore artistico del settore Cinema Alberto Barbera e tutto il consiglio di amministrazione hanno espresso “ammirazione e grande affetto” per l’attrice francese, definita “simbolo di libertà nei costumi e nel pensiero”.

Brigitte Bardot, l’icona che ha sfidato gli stereotipi

“Poche donne come Brigitte Bardot hanno messo in discussione con tanta forza e profondità gli stereotipi sulla donna nell’epoca moderna”, si legge nella nota ufficiale della Biennale. Parole che raccontano una carriera fuori dal comune, segnata da scelte anticonformiste e da una presenza sullo schermo capace di segnare intere generazioni di spettatori e registi. Bardot, nata nel 1934, è stata spesso al centro di dibattiti per il suo stile di vita libero e per le posizioni, a volte scomode, su temi sociali e politici.

Venezia e Bardot: un legame che nasce negli anni Cinquanta

Il rapporto tra Bardot e la città lagunare parte dagli anni Cinquanta. Nel 1955, ancora senza il grande successo internazionale, l’attrice partecipò alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica con due film: “Incontro a Rio” di Ralph Thomas e “Grandi manovre” di René Clair. Ma fu solo nel 1958 che il pubblico del Lido la notò davvero, grazie a “La ragazza del peccato” (“En cas de malheur”) di Claude Autant-Lara, tratto da un romanzo di Georges Simenon. Insieme a Jean Gabin, Bardot diede vita a uno scontro generazionale che la critica definì “storico”.

Un’icona difficile da copiare

La Biennale ricorda Bardot come un’“interprete imitata ma mai davvero replicata”. Il suo stile – capelli biondi raccolti alla buona, sguardo deciso, abiti semplici ma audaci – ha fatto scuola per tante ragazze negli anni Sessanta e Settanta. Alberto Barbera, direttore artistico del Cinema, ha detto in un’intervista a alanews.it: “Nessuna è mai riuscita a riprodurre quella combinazione di innocenza e trasgressione che Bardot portava sullo schermo”. Il suo impatto non si è fermato al cinema: anche moda, musica e cultura pop sono state influenzate dalla sua figura.

Le prime reazioni dal mondo del cinema

La notizia della sua morte ha subito acceso emozioni tra registi, attori e critici. “Era una presenza che non passava inosservata”, ha raccontato il regista francese François Ozon. “Con Bardot c’era sempre la sensazione che potesse succedere qualcosa da un momento all’altro”. Parole simili sono arrivate da Monica Bellucci: “Per noi attrici italiane è stata un punto di riferimento. Non solo per la sua bellezza, ma per il coraggio con cui ha vissuto”.

Un’eredità che va oltre il grande schermo

A settant’anni dalla sua prima apparizione a Venezia, il nome di Brigitte Bardot resta legato all’idea stessa di emancipazione femminile. La sua scelta di lasciare il cinema nel 1973 per dedicarsi alla difesa degli animali, con la fondazione che porta il suo nome, ha aperto un nuovo capitolo della sua vita pubblica. “Era una donna libera”, ha ricordato Claudia Tosi dell’Archivio Storico della Biennale. “Ed è proprio questa libertà che continuerà a ispirare chi verrà dopo di lei”.

La Mostra del Cinema di Venezia, che nel 1958 la vide al centro dell’attenzione tra fotografi e cronisti sul lungomare del Lido, le rende oggi un omaggio sobrio ma sentito. Un tributo a chi ha saputo cambiare le regole del gioco – senza mai chiedere il permesso.