Conte respinge le pressioni: un referendum per fermare la casta

Conte respinge le pressioni: un referendum per fermare la casta

Conte respinge le pressioni: un referendum per fermare la casta

Matteo Rigamonti

Dicembre 28, 2025

Roma, 28 dicembre 2025 – Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha lanciato oggi un appello diretto contro la riforma della giustizia voluta dal ministro Carlo Nordio. Ha invitato i cittadini a scendere in campo con una raccolta firme. L’obiettivo? Raccogliere 500 mila firme in poco tempo per chiedere un referendum che cancelli la legge. Per Conte, questa riforma “non serve alla giustizia, ma solo a proteggere la casta dei politici”.

Conte sfida il governo: “Fermiamo la riforma Nordio”

Poco dopo le 10 del mattino, Conte ha pubblicato un messaggio chiaro. Ha detto che bisogna “dare un segnale forte” contro una legge che, secondo lui, rende ancora più difficile tenere sotto controllo i politici. “Ci servono 500 mila firme. Sono tante, soprattutto in poco tempo, ma tocca a noi farcela”, ha scritto. Ha chiesto agli italiani di dedicare “due minuti del vostro tempo” per dire no a una “riforma che non ci convince”.

La legge è stata approvata a novembre e, secondo il governo, punta a snellire i processi e limitare gli abusi della custodia cautelare. Ma per Conte il vero scopo è “rendere ancora più intoccabili” i politici sotto indagine.

Attacco al governo e ai media: “Propaganda e bugie”

Nel post sui social, Conte non ha risparmiato critiche anche ai giornali e alle tv. Ha detto che molti media sono “in mano alla propaganda del Governo” e diffondono “notizie false” sulla riforma e le sue conseguenze. Un’accusa pesante che riapre la discussione sul ruolo dell’informazione quando si parla di grandi riforme.

“Vogliono accelerare i tempi per i referendum, così il fronte del No non avrà modo di informare bene la gente e crescere”, ha aggiunto. Il riferimento è alla fretta con cui il governo vorrebbe portare la legge al voto popolare, riducendo il tempo per un confronto pubblico serio.

Le parole di Nordio e la risposta del M5S

Al centro della polemica ci sono anche alcune frasi di Carlo Nordio. Secondo Conte, il ministro avrebbe ammesso in due occasioni che la legge non è pensata per migliorare la giustizia, ma per “mettere al sicuro governi e politici di ogni colore dalle inchieste”. Nordio ha sempre smentito questa lettura, ribadendo che lo scopo è garantire un migliore equilibrio tra i poteri dello Stato e difendere i diritti delle persone.

Il Movimento 5 Stelle, già nelle settimane scorse, aveva annunciato l’intenzione di promuovere un referendum abrogativo. La raccolta firme è partita ufficialmente oggi, con banchetti in tutta Italia, da Milano a Palermo. Fonti interne al partito parlano già di alcune migliaia di adesioni nelle prime ore.

Il dibattito politico si infiamma: l’opposizione spinge

La riforma Nordio è diventata uno dei temi caldi della politica di fine anno. Oltre al M5S, anche altre forze di opposizione come il Partito Democratico e Alleanza Verdi-Sinistra hanno espresso dubbi pesanti, soprattutto sulle nuove regole riguardanti la custodia cautelare e le intercettazioni.

Dal governo, invece, si difende la legge come necessaria per “modernizzare la giustizia” e tagliare i tempi dei processi. “Non si tratta di proteggere nessuno – ha spiegato ieri il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari – ma di restituire efficienza e credibilità al sistema giudiziario italiano”.

Raccolta firme contro il tempo: la sfida è lanciata

La scadenza per raggiungere le 500 mila firme è fissata per fine gennaio. Un traguardo impegnativo, soprattutto in pieno periodo festivo e con molti cittadini lontani dai centri urbani. Però chi è dietro l’iniziativa resta ottimista. “La partecipazione sarà la nostra forza”, ha detto un attivista del M5S questa mattina davanti al banchetto in Piazza del Popolo.

Solo quando le firme saranno raccolte e consegnate si capirà se il referendum sulla riforma Nordio andrà avanti. Nel frattempo, il dibattito resta acceso e le piazze si preparano a essere ancora una volta il campo di battaglia della politica.