Salerno, 20 dicembre 2024 – Si è chiuso sabato sera, nel centro congressi di via Roma, il meeting nazionale di presentazione del progetto “Co-programmare con i giovani”, promosso da Moby Dick Aps e sostenuto dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per il 2024. Tre giorni intensi, dal 18 al 20 dicembre, con oltre cento partecipanti tra operatori del terzo settore, rappresentanti istituzionali e giovani da tutta Italia. L’obiettivo era chiaro: trovare insieme nuove strade per far partecipare davvero i giovani alle politiche pubbliche.
Un laboratorio di cittadinanza che fa la differenza
“Abbiamo messo le basi per rompere le barriere che spesso tengono lontani i giovani dai luoghi dove si decide”, ha detto Francesco Piemonte, presidente di Moby Dick Aps, nel discorso finale. “Questo meeting non è stato solo un incontro, ma un vero e proprio laboratorio di cittadinanza attiva. Il terzo settore deve fare da ponte tra istituzioni e aspirazioni dei ragazzi”. Le sue parole hanno raccolto un lungo applauso, con la sala ancora piena all’ultimo giorno. Piemonte ha ribadito che la co-programmazione non è una “utopia burocratica”, ma una strada concreta: “I giovani non vogliono solo essere ascoltati, vogliono decidere insieme a noi”.
Legalità e talento, le sfide da vincere
Nell’ultima giornata si è parlato di due temi decisivi per il terzo settore: legalità e valorizzazione del talento. Nel dibattito “Beni confiscati, quale futuro per gli ETS”, sono intervenuti la prefetta Maria Rosaria Laganà, direttrice dell’Anbsc, Don Aniello Manganiello, prete anticamorra, il poliziotto-rapper RevMan, Anthony Lo Bianco (presidente Valentia Aps) e i ragazzi dell’associazione antimafia “Via D’Amelio”. La discussione si è accesa sulle opportunità offerte dalla gestione dei beni confiscati alla criminalità: “La legalità non è un concetto astratto – ha sottolineato Piemonte – si costruisce dando ai giovani occasioni reali”.
Dalla parola ai fatti: idee che prendono forma
Nel panel “Generazione potenziale e talenti” sono saliti sul palco ospiti dal mondo ecclesiastico, istituzionale, sportivo e culturale. Tra loro, Michele Sciscioli, amministratore delegato dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Claudio Gubitosi, fondatore del Giffoni Film Festival, Don Roberto Faccenda della diocesi di Salerno, gli atleti trapiantati Francesco Fiore e Roberta Borrelli, e l’attore Pierluigi Gigante. Tutti hanno ribadito un punto chiave: “Quando diamo ai giovani gli strumenti per esprimersi e incidere sul presente – ha detto ancora Piemonte – togliamo spazio all’indifferenza e a ogni forma di devianza”.
Una rete nazionale per dare voce ai giovani
Il progetto “Co-programmare con i giovani” vede Moby Dick Aps capofila di una rete di tredici enti del terzo settore attivi in tutta Italia: da Tdm 2000 in Sardegna a Senza Confini in Liguria, da Fattoria Pugliese Diffusa in Puglia a Opes Aps in Toscana. L’obiettivo è coinvolgere operatori e giovani in un percorso di ascolto dei bisogni reali, dialogo con le istituzioni e sviluppo di idee per comunità più inclusive e partecipate. “Il futuro non è qualcosa che si aspetta, ma qualcosa che si costruisce insieme”, ha concluso Piemonte.
Il prossimo passo: dalle idee all’azione concreta
La chiusura ha visto gli interventi di Ciro Castaldo (Fondazione Banco di Napoli), Domenico Credendino (Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana) e dello stesso Piemonte. Nei prossimi mesi, la rete lavorerà per trasformare le proposte del meeting in progetti pilota sul territorio. Sono in programma tavoli regionali e laboratori locali per favorire la partecipazione diretta dei giovani nelle decisioni che li riguardano.
Sabato sera a Salerno si respirava la voglia di cominciare un percorso lungo ma necessario. “Solo allora – ha confidato uno dei ragazzi – capiremo se davvero possiamo cambiare qualcosa”. Per ora, la promessa è di non fermarsi alle parole.
