Palazzoli (Inca Cgil): come supportare i lavoratori nel riconoscere le malattie professionali

Palazzoli (Inca Cgil): come supportare i lavoratori nel riconoscere le malattie professionali

Palazzoli (Inca Cgil): come supportare i lavoratori nel riconoscere le malattie professionali

Matteo Rigamonti

Dicembre 29, 2025

Roma, 29 dicembre 2025 – I numeri dell’Inail sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali di ottobre 2025 dipingono un quadro preoccupante. Il patronato Inca Cgil lancia l’allarme: aumentano i casi, anche quelli mortali, e crescono a doppia cifra le patologie legate al lavoro. A spiegare la situazione è Sara Palazzoli, membro del Collegio di presidenza Inca Cgil con delega ai “danni alla persona”. In un’intervista, racconta come il patronato stia cercando di aiutare i lavoratori a riconoscere rischi e danni sul posto di lavoro.

Malattie professionali in aumento, ma la consapevolezza resta bassa

Palazzoli sottolinea che molti lavoratori ignorano che certe malattie possono derivare proprio dal loro mestiere. “Spesso non si collega la malattia all’attività lavorativa. Così, anche i decessi legati al lavoro non entrano nelle statistiche ufficiali degli infortuni sul lavoro”, spiega. Per questo, il patronato insieme ai sindacati si impegna a colmare questa mancanza, promuovendo campagne di informazione sui rischi e sulle conseguenze delle malattie professionali.

Dal sospetto al riconoscimento: il cammino del lavoratore

Le malattie più facili da identificare sono quelle osseoarticolari e quelle del sistema nervoso. Ma le cose si complicano quando si parla di neoplasie professionali. “Qui il nostro compito è far capire che anche un tumore può essere causato dal lavoro svolto per anni”, dice Palazzoli. Quando si sospetta una causa lavorativa, il lavoratore viene ricevuto nelle sedi Inca da medici convenzionati. Sono loro a valutare la situazione e a iniziare la procedura per il riconoscimento da parte dell’Inail.

Ottenere il riconoscimento della malattia professionale non significa solo avere accesso ai benefici previsti dalla legge. Può anche aprire la strada alla rendita per i familiari in caso di morte del lavoratore. “Un diritto spesso ignorato, ma fondamentale per chi resta”, aggiunge Palazzoli.

Sostanze pericolose e rischi ovunque: non solo fabbriche e cantieri

La lista delle sostanze nocive a cui sono esposti i lavoratori è lunga. “Pensiamo ai raggi solari – osserva Palazzoli – che possono causare l’epitelioma cutaneo. Un rischio che riguarda non solo agricoltori edili, ma anche chi lavora all’aperto, come i vigili urbani”. Le malattie possono nascere anche dall’esposizione a polveri di legno, vernici, coloranti, pesticidi. “Le sostanze pericolose sono tante e la tutela deve coprire tutte le categorie”.

I dati Inail mostrano un aumento netto delle denunce di malattie professionali nell’ultimo anno. Le regioni più colpite sono quelle con industrie manifatturiere e attività agricole, ma il problema ormai riguarda anche settori considerati meno a rischio.

Patronati in prima linea: informare e proteggere

L’impegno degli operatori Inca è soprattutto sulla formazione e sull’aiuto nei percorsi burocratici, spesso complicati. “I nostri medici sono nelle sedi per accogliere chi sospetta un danno legato al lavoro. Solo con le giuste informazioni si può avviare il percorso di riconoscimento”, dice Palazzoli.

Il patronato invita chi avverte sintomi sospetti o ha lavorato in ambienti a rischio a rivolgersi agli sportelli territoriali. “Non bisogna mai sottovalutare i segnali – conclude Palazzoli – perché riconoscere una malattia come professionale significa accedere ai diritti e alle tutele che la legge garantisce”.

Mentre si attendono i dati definitivi di fine anno, la situazione resta sotto osservazione. La salute nei luoghi di lavoro rimane un tema caldo nel dibattito sindacale e istituzionale, con una crescente richiesta di interventi più decisi su prevenzione e sicurezza.