Roma, 29 dicembre 2025 – La Corte Costituzionale ha stoppato il tentativo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini, di bloccare gli aumenti delle tariffe autostradali fino all’approvazione dei nuovi piani economico-finanziari. La decisione è arrivata nelle ultime ore e, come confermato da una nota ufficiale del Mit, ha di fatto annullato la misura voluta dal governo. Così, dal primo gennaio scatterà un adeguamento delle tariffe, fissato dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti (Art) all’1,5%, in linea con l’inflazione.
Consulta boccia il congelamento delle tariffe: il governo costretto ad alzare i prezzi
La questione era sul tavolo da settimane. Il governo, tramite il Mit, aveva provato a bloccare gli aumenti previsti per il 2025, in attesa dei nuovi pef regolatori – i piani che stabiliscono le condizioni economiche delle concessioni autostradali. Ma la Corte Costituzionale ha giudicato la mossa incostituzionale. “La sentenza della Consulta ha vanificato lo sforzo del Ministro Matteo Salvini e del governo”, si legge nella nota diffusa nel tardo pomeriggio.
Fonti interne al ministero raccontano di una certa delusione. “Abbiamo fatto di tutto per proteggere gli utenti”, spiega un funzionario, “ma adesso non possiamo più intervenire”. Il messaggio è chiaro: “Il ministero non ha più margini per agire”.
Aumenti in arrivo dal 2025: cosa cambia per chi viaggia in autostrada
La palla passa all’Autorità di Regolazione dei Trasporti, che ha deciso un aumento dell’1,5%, in linea con l’inflazione dell’ultimo anno. Una percentuale che, secondo le associazioni dei consumatori, peserà sulle tasche di chi usa l’auto per lavoro o per svago.
Le prime stime parlano chiaro: sulla tratta Milano-Bologna il rincaro sarà di circa 30 centesimi a viaggio di sola andata. Sulla Roma-Napoli l’aumento si attesta intorno ai 25 centesimi. “Non sono cifre esorbitanti”, commenta un rappresentante di Federconsumatori, “ma si sommano ad altri aumenti che stanno già gravando sulle famiglie”.
Perché la Corte ha detto no e cosa può ancora fare il governo
La sentenza arriva dopo mesi di confronto tra governo, concessionarie e autorità. Il tentativo di bloccare le tariffe era giustificato dall’attesa dei nuovi piani regolatori, pensati per garantire più trasparenza e sostenibilità nei rapporti tra Stato e gestori autostradali.
Ma i giudici costituzionali hanno ritenuto che quella misura violasse principi fondamentali legati alla concorrenza e alla libertà d’impresa. Così, il Mit si trova con le mani legate. “Abbiamo preso atto della decisione”, ammette un dirigente del ministero, “ora tocca alle concessionarie applicare gli aumenti”.
Cosa aspettarsi nel 2025: utenti e concessionarie di fronte ai cambiamenti
Per gli automobilisti, l’aumento dell’1,5% scatterà dal primo gennaio su tutte le principali tratte gestite dai grandi operatori. Le concessionarie, invece, hanno accolto con favore la decisione della Corte e dell’Art. “È un adeguamento giusto”, spiega un portavoce di Autostrade per l’Italia, “che tiene conto dell’inflazione e degli investimenti necessari”.
Resta aperta la partita sui nuovi piani economico-finanziari. Fonti del Mit confermano che i tavoli di lavoro andranno avanti anche nei primi mesi del 2025, con l’obiettivo di arrivare a una revisione completa delle regole entro l’estate.
Tra politica e consumatori: il dibattito si riaccende
Sul fronte politico, la vicenda ha riacceso lo scontro tra maggioranza e opposizione. Da una parte, chi accusa il governo di non aver difeso abbastanza gli automobilisti; dall’altra, chi sottolinea che la sentenza della Corte ha lasciato poco spazio di manovra. Le associazioni dei consumatori chiedono ora più tutele e trasparenza. “Serve un controllo più stretto sugli investimenti delle concessionarie”, dichiara il presidente di Adiconsum.
Intanto, l’aumento è certo: dal primo gennaio 2025, viaggiare in autostrada costerà qualcosa in più. Un passaggio obbligato, spiegano dal Mit, dopo la sentenza della Consulta e la decisione dell’Art.
