Taipei, 29 dicembre 2025 – Taiwan denuncia: 89 aerei militari cinesi e 28 navi da guerra si muovono attorno all’isola, mentre Pechino lancia nuove esercitazioni con munizioni vere. Secondo il ministero della Difesa di Taipei, le manovre sono partite nelle prime ore del mattino e hanno coinvolto le rotte marittime e aeree vicino ai porti strategici dell’isola. Le autorità locali parlano chiaro: è una palese intimidazione militare.
Cina in azione: simulato un blocco navale
Le forze armate di Pechino confermano l’avvio delle esercitazioni, definendole “attività regolari” per mettere alla prova la prontezza. Ma fonti taiwanesi raccontano un altro scenario: si sarebbe trattato di una simulazione di blocco navale ai principali porti dell’isola. “Abbiamo visto un’intensa attività aerea e navale – spiega il portavoce del ministero della Difesa di Taipei – con molti velivoli che hanno attraversato la linea mediana dello Stretto e navi arrivate fino a 24 miglia dalla costa est”.
I radar mostrano una concentrazione fuori dal comune di caccia J-16, bombardieri H-6, droni da ricognizione e diverse fregate e cacciatorpediniere. Le esercitazioni si sono concentrate soprattutto nelle acque a sud-ovest e nord-est dell’isola, vicino ai porti di Kaohsiung e Keelung.
Taipei risponde: “Non ci faremo intimidire”
Il presidente taiwanese Tsai Ing-wen ha convocato d’urgenza i vertici della sicurezza nazionale alle 9 di mattina. Poco dopo, il governo ha bollato l’operazione cinese come “un tentativo chiaro di destabilizzare la regione”. “Non ci faremo intimidire – ha detto Tsai – Taiwan continuerà a difendere la propria democrazia e la sicurezza dei suoi cittadini”.
Il ministero della Difesa ha invitato la popolazione a mantenere la calma, assicurando che “le forze armate sono pronte a rispondere a qualsiasi escalation”. Fonti militari locali riferiscono che non si sono verificati incidenti diretti o violazioni dello spazio aereo nazionale, ma l’allerta resta altissima.
Elezioni alle porte, tensioni in crescita
Le esercitazioni arrivano a meno di tre settimane dalle elezioni presidenziali del 13 gennaio. Un tempismo che molti analisti giudicano tutt’altro che casuale. “Pechino vuole mandare un messaggio forte agli elettori taiwanesi e alla comunità internazionale”, spiega Chieh-Ting Yeh, ricercatore all’Università Nazionale di Taiwan.
Negli ultimi mesi, la pressione militare cinese sull’isola è aumentata. Nel 2024, i dati del ministero della Difesa di Taipei parlano di oltre 1.500 incursioni di velivoli cinesi nella zona di identificazione aerea (ADIZ) di Taiwan.
Reazioni internazionali, rischio di escalation
La notizia delle esercitazioni ha allarmato anche gli alleati occidentali di Taipei. Gli Stati Uniti hanno ribadito il loro sostegno all’isola, invitando Pechino “alla moderazione e al rispetto dello status quo”. Il Dipartimento di Stato americano ha sottolineato che “azioni unilaterali che mettono a rischio la stabilità regionale sono motivo di seria preoccupazione”.
Anche il Giappone si è detto “profondamente preoccupato” per l’aumento delle attività militari cinesi nello Stretto di Taiwan. Hirokazu Matsuno, portavoce del governo nipponico, ha dichiarato: “Seguiamo la situazione con la massima attenzione e restiamo in stretto contatto con i nostri partner internazionali”.
Tensione alta, cosa succederà adesso?
Le esercitazioni proseguono senza segnali di calo della tensione. Le autorità taiwanesi hanno rafforzato le pattuglie costiere e aumentato il controllo radar. Nelle strade di Taipei si respira un clima teso. “Siamo abituati alle minacce – racconta Lin Mei-hua, impiegata vicino al porto – ma questa volta sembra tutto più vicino”.
Gli esperti avvertono: la situazione potrebbe restare tesa almeno fino al voto di gennaio. Solo allora si capirà se si tratta dell’ennesima prova di forza o dell’inizio di una nuova fase di confronto tra Cina e Taiwan.
