Genova, 30 dicembre 2025 – Nel 2025 l’Italia è stata travolta da una serie di eventi meteo estremi che hanno colpito senza sosta città, regioni e infrastrutture. A dirlo sono i dati appena diffusi da Legambiente, che mettono in luce quanto il nostro territorio sia fragile e quanto sia urgente cambiare passo nelle politiche di adattamento al clima.
Meteo estremo: il conto più duro per Genova e le grandi città
Il bilancio parla chiaro: 139 allagamenti causati da piogge torrenziali, 86 danni per il vento e 37 esondazioni di fiumi. Un anno difficile, insomma, per molte zone, sia urbane sia rurali. Al primo posto c’è Genova, con ben 12 eventi estremi durante l’anno. Seguono Milano e Palermo, entrambe con 7 episodi. Tra le regioni più colpite, svetta la Lombardia con 50 casi, seguita da Sicilia (45) e Toscana (41).
Guardando più da vicino, la provincia di Genova ha segnato 16 eventi estremi, mentre Messina e Torino ne hanno registrati 12 ciascuna. Poco dietro, le province di Firenze e Treviso con 11 episodi, seguite da Milano a quota 10. Anche Como, Lecce, Massa Carrara e Palermo hanno vissuto 9 eventi ciascuna. Numeri che, per gli esperti, confermano una tendenza ormai consolidata.
Trasporti in tilt: treni fermi e linee bloccate
Non sono solo case e imprese a soffrire. Nel 2025, almeno 24 episodi hanno causato disagi o ritardi a treni e trasporto pubblico locale. Piogge forti, frane, temperature fuori controllo e raffiche di vento hanno messo a dura prova le infrastrutture. A novembre, per esempio, i treni tra Milano e Genova sono stati bloccati per ore a causa di allagamenti vicino a Pavia.
Le Ferrovie dello Stato mettono in guardia: “Con questa frequenza di eventi estremi diventa sempre più difficile mantenere un servizio regolare”. Un problema che si riflette subito sulla vita di tutti i giorni e sull’economia delle zone colpite.
Legambiente lancia l’allarme: serve una guida nazionale e fondi certi
Per Legambiente, il nostro Paese “sta pagando il prezzo di interventi sporadici e poco coordinati”, senza una visione chiara e condivisa. L’associazione spinge per una vera governance nazionale, partendo dall’attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc) approvato a fine 2023. Il piano prevede 361 misure da mettere in pratica a livello nazionale e regionale. Ma, denuncia Legambiente, “mancano ancora i soldi necessari per far partire davvero queste azioni”.
Il ritardo nel mettere in moto il Pnacc frena anche i piani locali di adattamento. “Senza un coordinamento centrale – spiegano da Legambiente – continueremo a inseguire le emergenze invece di prevenirle”.
L’osservatorio nazionale: una bussola per l’adattamento
Tra le proposte c’è anche quella di creare, con un decreto, un Osservatorio nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici. Un organismo formato da rappresentanti delle Regioni e degli Enti locali, che abbia il compito di individuare le priorità del territorio e di verificare i risultati delle azioni messe in campo.
Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, non usa giri di parole: “Ancora una volta l’Italia è stata presa alla sprovvista da una crisi climatica che ormai è una realtà da anni. A pagare sono sempre cittadini, territori, imprese e l’economia del Paese”.
Ciafani aggiunge: “Continuiamo a rincorrere le emergenze invece di lavorare su piani concreti di prevenzione e adattamento. Al Governo Meloni chiediamo di mettere la crisi climatica al centro della sua agenda”.
Una sfida che non può più aspettare
I dati del 2025 sono un campanello d’allarme forte e chiaro: senza interventi concreti e risorse adeguate, rischiamo di vedere scene simili ripetersi negli anni a venire. Eppure, il tema torna al centro dell’attenzione solo quando l’acqua invade le strade o i treni restano bloccati. Per chi vive nelle zone più colpite, come Genova o Palermo, la crisi climatica non è un’emergenza futura: è già realtà di tutti i giorni.
