Giorgetti: il futuro dell’età pensionabile si deciderà nel 2026

Giorgetti: il futuro dell'età pensionabile si deciderà nel 2026

Giorgetti: il futuro dell'età pensionabile si deciderà nel 2026

Giada Liguori

Dicembre 30, 2025

Roma, 30 dicembre 2025 – Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha risposto questa mattina, poco prima di entrare nell’Aula della Camera, alle domande dei giornalisti sull’aumento dell’età pensionabile previsto dalla manovra finanziaria. La questione, sollevata dalla Lega con un ordine del giorno, riguarda la possibilità di fermare o ridurre ancora quell’adeguamento automatico che scatterà dal 2027. “La Lega vuole ridurlo ancora, vedremo cosa succederà nel 2026”, ha detto Giorgetti, lasciando capire che la partita resta aperta.

Pensioni e manovra, il governo spiega la sua posizione

Il tema delle pensioni è tornato sotto i riflettori in Parlamento, proprio mentre la Camera si prepara a votare la legge di bilancio. Secondo il testo attuale, dal 2027 l’età per andare in pensione dovrebbe salire di tre mesi, seguendo l’adeguamento legato alla speranza di vita. Ma il governo ha già messo mano alla norma per limitare questo aumento. “Forse non è chiaro a tutti: siamo intervenuti per ridurre l’aumento automatico di tre mesi previsto dal 2027. Lo abbiamo tagliato, ma per farlo abbiamo dovuto mettere sul piatto più di un miliardo di euro”, ha spiegato il ministro.

Dietro le parole di Giorgetti c’è la necessità di trovare un equilibrio tra le richieste politiche e i vincoli del bilancio pubblico. La copertura economica per frenare l’aumento dell’età pensionabile è infatti pesante: oltre un miliardo di euro. Una cifra che ha acceso un confronto serrato tra i partiti della maggioranza nelle ultime settimane.

Lega spinge per un taglio più netto: “Serve uno sforzo in più”

La Lega, con un ordine del giorno presentato ieri sera, ha chiesto formalmente al governo di valutare la sospensione dell’aumento dell’età pensionabile. Il partito di Matteo Salvini spinge su questo punto, preoccupato per le conseguenze sociali della misura, soprattutto nelle regioni del Nord dove le pensioni sono un tema caldo tra gli elettori. “Vedremo durante il 2026”, ha ripetuto Giorgetti ai cronisti, lasciando aperta la possibilità di nuovi interventi.

Fonti vicine al Carroccio parlano di una trattativa ancora in corso con il Ministero dell’Economia. “Non ci fermiamo qui”, ha confidato un deputato leghista a margine dei lavori d’Aula. L’obiettivo è spingere per una revisione più profonda già nella prossima legge di bilancio, anche se – come ha ricordato lo stesso Giorgetti – ogni passo in avanti costa e va finanziato.

Ordini del giorno: tra promesse e realtà

Formalmente, il ministro si è detto “favorevole, come ogni ordine del giorno che si rispetti”. Una frase che suona come un rito parlamentare, ma nel linguaggio politico indica una disponibilità a discutere senza però impegnarsi davvero. Gli ordini del giorno infatti sono indicazioni politiche, non obbligano il governo a cambiare subito qualcosa.

Nel frattempo, restano alta l’attenzione dei sindacati e delle associazioni dei pensionati. Secondo i dati dell’INPS, l’età media reale di uscita dal lavoro in Italia è oggi intorno ai 62 anni e mezzo. Anche un piccolo aumento rischia di pesare su migliaia di lavoratori prossimi alla pensione.

Il futuro delle pensioni: cosa aspettarsi

Il dossier sulle pensioni resta dunque aperto. La manovra in discussione alla Camera dovrebbe essere approvata entro fine anno, ma il confronto politico proseguirà nel 2026. “Ci sono margini per intervenire ancora”, ha ammesso un esponente della maggioranza uscendo dalla commissione Bilancio. Nel frattempo, il governo dovrà fare i conti con le richieste dei partiti e con i limiti dei conti pubblici.

Solo nei prossimi mesi si capirà se la pressione della Lega porterà a nuove modifiche. Per ora, Giorgetti si limita a registrare le richieste e a ricordare che ogni intervento sulle pensioni ha un costo preciso: “Per ridurre l’aumento abbiamo dovuto coprire con più di un miliardo”. Un messaggio chiaro rivolto sia ai colleghi di governo che agli elettori in attesa di risposte concrete.