La Consulta promuove la legge sul fine vita in Toscana: una vittoria per i diritti civili

La Consulta promuove la legge sul fine vita in Toscana: una vittoria per i diritti civili

La Consulta promuove la legge sul fine vita in Toscana: una vittoria per i diritti civili

Matteo Rigamonti

Dicembre 30, 2025

Firenze, 30 dicembre 2025 – La Corte Costituzionale ha dato il suo verdetto sulla legge toscana sul fine vita. Non l’ha bocciata del tutto, ma ha fatto notare che alcune parti superano i limiti delle competenze regionali, toccando materie che spettano solo allo Stato. La sentenza, molto attesa, arriva dopo che il Governo aveva impugnato la norma approvata dal Consiglio della Toscana a febbraio. Al centro della questione c’è la possibilità per le Regioni di gestire in autonomia l’assistenza sanitaria per chi chiede aiuto a morire.

Consulta: le Regioni possono, ma con i limiti chiari

Nella nota ufficiale della Corte Costituzionale si legge che la legge della Toscana rientra nella materia della tutela della salute, di competenza condivisa tra Stato e Regioni. La Consulta riconosce che la legge punta a “stabilire regole di carattere organizzativo e procedurale”, con l’obiettivo di uniformare come il servizio sanitario regionale aiuta chi sceglie il suicidio medicalmente assistito. Però, avvertono i giudici, molte parti della legge vanno oltre il potere della Regione, invadendo campi che spettano al legislatore nazionale.

La Corte non ha elencato con precisione quali articoli siano fuori legge, ma ha ribadito che il quadro nazionale deve fare da guida per i principi fondamentali e i criteri essenziali sul fine vita. Solo dopo, spiegano i giudici, le Regioni possono intervenire per mettere a punto i dettagli organizzativi e le procedure.

Giani: “La Toscana ha fatto la sua parte, ora tocca allo Stato”

Pronta la reazione del presidente toscano, Eugenio Giani, che parla di “soddisfazione per la sentenza della Corte Costituzionale”. Giani ha evidenziato come la Consulta abbia riconosciuto “la legittimità e i contenuti” della legge regionale, anche se nei limiti fissati dalla Costituzione. “Su questo tema – ha detto – lo Stato è rimasto assente, nonostante la sentenza 242/2019 invitasse il Parlamento a intervenire”.

Secondo Giani, la decisione di oggi conferma “il diritto delle Regioni a legiferare” sul suicidio assistito. “La Toscana è stata la prima ad agire – ha ricordato – mentre il Governo chiedeva di abrogare la nostra legge”. Il presidente ha assicurato che la Regione continuerà a lavorare per offrire un’assistenza uniforme e rispettosa dei diritti di chi è coinvolto.

Suicidio assistito, il nodo nazionale ancora irrisolto

Il tema del suicidio assistito resta uno dei più spinosi nel dibattito pubblico italiano. Dopo la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, che aveva chiesto al Parlamento di colmare il vuoto sulle regole del fine vita, il legislatore nazionale non ha ancora varato una legge completa. Nel frattempo, alcune Regioni, tra cui la Toscana, hanno deciso di muoversi da sole, approvando norme per regolare l’accesso al suicidio medicalmente assistito nei loro sistemi sanitari.

Fonti vicine al Ministero della Salute sottolineano che la sentenza della Consulta mette un punto fermo: le Regioni possono intervenire solo sugli aspetti organizzativi e pratici, ma non possono cambiare i criteri essenziali o le condizioni fissate dalla legge nazionale. Il rischio, dicono gli esperti, è una frammentazione delle regole in tutto il Paese.

Associazioni e cittadini: tra cautela e preoccupazione

Le associazioni per i diritti civili accolgono la decisione della Corte con prudenza. L’Associazione Luca Coscioni, da anni in prima linea sul tema del fine vita, ha commentato: “La sentenza conferma che serve una legge nazionale chiara e rispettosa delle libertà individuali”. Intanto, alcuni cittadini coinvolti nelle procedure hanno espresso timori per possibili ritardi nell’accesso al suicidio assistito.

Fino a quando il Parlamento non prenderà una decisione definitiva, la Toscana dovrà modificare la sua legge seguendo le indicazioni della Consulta. Il dibattito resta acceso: tra la necessità di regole uniformi e il rispetto delle autonomie regionali, il tema del fine vita continua a sfidare istituzioni e società.