Roma, 30 dicembre 2025 – Con 216 voti a favore, 126 contrari e 3 astenuti, la Camera dei Deputati ha dato l’ok definitivo alla legge di Bilancio 2026, chiudendo così l’iter parlamentare iniziato a novembre. Un passaggio molto atteso, che arriva dopo settimane di scontri tra maggioranza e opposizione e che permette al governo di rispettare le scadenze fissate dall’Unione Europea.
Manovra approvata: il voto e le prime reazioni
L’aula di Montecitorio ha votato poco dopo le 13, in un clima teso ma senza sorprese. I numeri erano già abbastanza chiari: la maggioranza è rimasta unita, mentre le opposizioni hanno ribadito il loro no. Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha seguito il voto dal suo ufficio a Palazzo Chigi. Poco dopo la fine dello spoglio, ha commentato: “Abbiamo rispettato gli impegni presi con gli italiani. Ora avanti con le riforme”.
Dall’altra parte, il segretario del Partito Democratico, Elly Schlein, ha criticato la legge definendola “una manovra che non affronta le vere emergenze del Paese”, sottolineando la scarsità di risorse per scuola e sanità. In Transatlantico, diversi deputati hanno espresso preoccupazione per la tenuta sociale nei prossimi mesi. “Il rischio è che crescano le disuguaglianze”, ha spiegato il capogruppo M5S, Francesco Silvestri.
Cosa cambia con la legge di Bilancio 2026
La nuova legge di Bilancio vale circa 28 miliardi di euro, secondo le stime del Ministero dell’Economia. Tra i punti più importanti ci sono il proseguimento del taglio del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi, nuovi fondi per il rinnovo dei contratti pubblici e un fondo straordinario da 2 miliardi per la sanità. Previsti anche incentivi per le imprese che investono nella transizione digitale e green.
Per le pensioni, viene prorogata “Quota 103” e rafforzata l’Opzione Donna, mentre per i giovani è stato introdotto un bonus per le assunzioni under 30. Confermati i fondi per il PNRR e prevista una stretta sulle agevolazioni fiscali per le partite IVA. “Abbiamo lavorato a una manovra equilibrata, senza aumentare le tasse”, ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante il dibattito notturno.
L’iter parlamentare: tappe e tensioni
Il testo era già passato al Senato il 22 dicembre, dopo una maratona di oltre ventiquattro ore. In Commissione Bilancio, nelle settimane precedenti, si sono susseguiti emendamenti e richieste di modifica da parte delle opposizioni, quasi tutti respinti. Solo qualche aggiustamento è stato accettato: tra questi, un aumento dei fondi per i comuni colpiti dal maltempo e una proroga dei bonus edilizi.
L’approvazione definitiva alla Camera era vista come una formalità, ma non sono mancati momenti di tensione. Nella notte tra il 29 e il 30 dicembre, alcuni deputati hanno inscenato una protesta simbolica con cartelli contro i tagli alla scuola. “Non ci fermeremo qui”, ha detto la vicepresidente della Camera, Anna Ascani (Pd), promettendo battaglia nelle prossime settimane.
Sindacati e imprese: giudizi a confronto
Sul fronte sociale, i sindacati si dividono. La segretaria generale della Cgil, Elena Bartolini, ha definito la manovra “insufficiente per garantire salari dignitosi e investimenti duraturi nella sanità pubblica”. Più cauta la Cisl, che riconosce “alcuni passi avanti” ma chiede subito un confronto sul rinnovo dei contratti pubblici.
Le associazioni d’impresa, invece, hanno accolto positivamente gli incentivi per la digitalizzazione e la transizione verde. “Serve però più coraggio sulle riforme strutturali”, ha sottolineato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi.
Cosa succede ora: il calendario e le incognite
Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale prevista entro il 31 dicembre, la legge di Bilancio entrerà in vigore dal primo gennaio 2026. Il governo punta a varare i decreti attuativi entro febbraio, mentre già si parla di una possibile revisione in primavera, se dovessero emergere nuove esigenze finanziarie.
Nel pomeriggio, davanti a Montecitorio, un gruppo di manifestanti ha esposto striscioni contro i tagli alla scuola e alla sanità. “Non ci sentiamo ascoltati”, ha detto una giovane insegnante romana, Valeria Russo, presente alla protesta.
La partita sui conti pubblici resta aperta. Nei mesi che verranno – tra richieste europee e tensioni sociali – il governo dovrà affrontare nuove sfide per mantenere l’equilibrio.
