Pechino, 30 dicembre 2025 – Questa mattina la Cina ha lanciato una nuova salva di razzi nello Stretto di Taiwan, nel secondo giorno delle esercitazioni militari con fuoco reale intorno all’isola. L’operazione, chiamata “Justice Mission 2025”, è partita lunedì e ha subito acceso forti tensioni nella regione. Da Taipei arrivano accuse di “intimidazione militare”, mentre la comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione.
Razzi nello Stretto e manovre aeree mai viste prima
All’alba, i giornalisti sull’isola di Pingtan, la più vicina alla costa di Taiwan, hanno visto il lancio di diversi razzi cinesi. Nel cielo sopra il mare si sono alzate scie di fumo bianco, visibili anche dalla costa taiwanese. Il Ministero della Difesa di Taipei ha segnalato che nelle ultime 24 ore sono passati 130 aerei e 22 navi militari cinesi intorno all’isola: un numero che non si vedeva dal 15 ottobre 2024. “È la maggiore presenza di velivoli cinesi in un solo giorno da oltre un anno”, ha detto un portavoce militare taiwanese.
L’obiettivo: simulare un blocco navale e colpi mirati
Secondo il Comando del Teatro orientale dell’Esercito Popolare di Liberazione (Epl), le esercitazioni vogliono riprodurre un blocco dei porti principali di Taiwan e attacchi su obiettivi marittimi strategici. “Le forze di terra hanno fatto esercitazioni di fuoco a lungo raggio nelle acque a nord dell’isola e hanno raggiunto i risultati sperati”, ha detto stamattina il portavoce dell’Epl. Le manovre coinvolgono artiglieria pesante, missili balistici e navi, in uno scenario che, secondo gli esperti, simula un possibile assedio.
La risposta di Taipei e le reazioni dall’estero
Taipei ha definito le esercitazioni “una provocazione chiara”. Il presidente William Lai, in un messaggio diffuso alle 10 locali, ha ribadito che “la sicurezza e la libertà di Taiwan non sono negoziabili”. Il governo ha aumentato la sorveglianza radar e messo in allerta la difesa aerea lungo tutta la costa orientale. Nel frattempo, dagli Stati Uniti – storico alleato dell’isola – è arrivata una nuova dichiarazione di sostegno: “Continueremo a fornire a Taiwan i mezzi necessari per difendersi”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato.
Pechino avverte: “L’unificazione è inevitabile”
Dal canto suo, Pechino mantiene la linea dura. Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, ha ribadito che ogni tentativo di bloccare l’unificazione della Cina con Taiwan è “destinato al fallimento”. In una nota diffusa ieri sera, il governo cinese ha messo in guardia le cosiddette “forze esterne” dal fornire armi a Taipei: “Chi arma Taiwan spinge lo Stretto verso una guerra imminente”. Nessun riferimento diretto a Stati Uniti o Giappone, ma il messaggio sembra rivolto proprio ai principali partner internazionali dell’isola.
Gli Stati Uniti e le tensioni con Tokyo
Questa nuova dimostrazione di forza arriva pochi giorni dopo una grande vendita di armi americane a Taipei. Washington resta il principale fornitore di sistemi difensivi per l’isola. Nel frattempo, anche il Giappone ha preso posizione con fermezza: la premier Sanae Takaichi ha detto che un attacco militare contro Taiwan potrebbe giustificare una risposta armata da parte di Tokyo. Una posizione che mette ulteriore pressione su Pechino.
Tensione alta sulle coste di Taiwan
Sul terreno la situazione resta tesa. Le coste orientali di Taiwan sono pattugliate senza sosta. I pescatori locali raccontano di aver visto navi da guerra cinesi arrivare fino a poche miglia dalla linea mediana dello Stretto. “Non ci era mai capitato di sentirci così esposti”, ha confidato Chen Wei, capitano di un peschereccio di Keelung. Gli analisti militari sottolineano come queste esercitazioni siano un test sia per le capacità difensive di Taiwan sia per la tenuta delle alleanze nella regione.
Rischi di escalation e scenari futuri
Per ora non ci sono stati scontri diretti tra le forze in campo. Ma il rischio di escalation è reale. Fonti diplomatiche europee a Pechino dicono che la comunità internazionale segue ogni mossa con attenzione: “Un errore di calcolo potrebbe avere conseguenze imprevedibili”, ha spiegato un funzionario dell’UE. Solo nelle prossime ore capiremo se la tensione nello Stretto di Taiwan si calmerà o se nuove manovre militari faranno salire ancora di più la temperatura.
