Petrolio in ripresa: chiude a New York a 58,08 dollari

Petrolio in ripresa: chiude a New York a 58,08 dollari

Petrolio in ripresa: chiude a New York a 58,08 dollari

Giada Liguori

Dicembre 30, 2025

New York, 30 dicembre 2025 – Il prezzo del petrolio ha chiuso oggi in rialzo alla Borsa di New York, segnando un +2,36% e portandosi a 58,08 dollari al barile. Dietro questa spinta, dicono gli operatori, ci sono sia le tensioni geopolitiche in alcune zone chiave di produzione, sia le aspettative degli investitori sulle prossime mosse dell’OPEC.

Petrolio in rialzo: i numeri della giornata

Il contratto sul greggio WTI con consegna a febbraio è salito di 1,34 dollari rispetto alla chiusura di ieri. La giornata è partita con scambi tranquilli, ma la volatilità è aumentata nel pomeriggio, dopo le 16 ora italiana, quando sono arrivate le prime indiscrezioni sulle scorte settimanali negli Stati Uniti. Secondo i dati preliminari dell’Energy Information Administration, le riserve di petrolio negli Usa sono calate di circa 3 milioni di barili nell’ultima settimana, molto più di quanto si aspettassero gli analisti.

Cosa spinge il prezzo: tensioni geopolitiche e OPEC

Gli esperti collegano il rialzo anche alle tensioni in Medio Oriente. In particolare, la situazione nello stretto di Hormuz – un passaggio cruciale per circa un quinto del traffico petrolifero mondiale – resta sotto stretta osservazione dopo alcuni episodi di sabotaggio segnalati da fonti locali. “Il mercato teme che l’offerta possa subire interruzioni”, ha detto John Kilduff, partner della società di consulenza Again Capital a New York. Solo dopo la conferma dei dati sulle scorte e la percezione di rischio geopolitico, i prezzi hanno accelerato.

Le reazioni del mercato e le aspettative

Tra gli operatori di New York si respira una fiducia cauta. “Il livello di 58 dollari è una soglia psicologica importante”, ha confidato un trader del Nymex poco dopo la chiusura. Ma non tutti sono ottimisti: alcuni osservatori ricordano che la domanda globale resta debole, frenata dalla crisi economica in Cina e dal rallentamento dell’industria europea. L’International Energy Agency stima che la crescita della domanda mondiale nel 2026 sarà sotto l’1%, molto meno della media degli ultimi anni.

Effetti sui mercati e sull’economia reale

Il rialzo del prezzo del petrolio si riflette subito sui mercati finanziari e sulle economie che dipendono dalle importazioni di energia. A Piazza Affari, i titoli delle grandi compagnie petrolifere – Eni in testa – hanno chiuso in positivo, spinti dal prezzo del greggio. Intanto in Italia, secondo il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il prezzo medio della benzina verde è salito a 1,89 euro al litro nei distributori self-service. Un aumento che, secondo associazioni come Codacons, rischia di pesare sulle famiglie proprio nel periodo delle festività.

OPEC+: attesa per le decisioni di gennaio

Sul fronte internazionale, tutti gli occhi sono puntati sulla prossima riunione dell’OPEC+, prevista per il 15 gennaio a Vienna. Si discuterà della possibilità di prolungare i tagli alla produzione, già in vigore da oltre un anno. “Valuteremo con attenzione come evolveranno domanda e offerta”, ha detto il ministro dell’Energia saudita Abdulaziz bin Salman in una nota diffusa ieri sera. Solo dopo quella data sarà chiaro se il rialzo dei prezzi potrà consolidarsi o se prevarranno le pressioni al ribasso legate al rallentamento dell’economia globale.

Lo sguardo al futuro

In attesa di nuove mosse dai produttori e dei dati economici di inizio anno, gli investitori restano prudenti. La soglia dei 58 dollari al barile è un equilibrio delicato: troppo alta per chi importa, ancora troppo bassa per molti esportatori che puntano a chiudere i bilanci in pareggio. Intanto, a New York, le luci della sala contrattazioni si sono spente alle 22 italiane con un segnale chiaro: il petrolio torna a essere protagonista sui mercati globali, tra vecchi nodi da sciogliere e nuove sfide all’orizzonte.