Verona, 31 dicembre 2025 – Chico Forti, 65 anni, ha ottenuto il permesso di lasciare il carcere di Verona per lavorare e fare volontariato. La decisione è arrivata ieri dal Tribunale di Sorveglianza di Venezia, dopo settimane di attesa. L’ex produttore televisivo potrà così iniziare un percorso di reinserimento fuori dalle mura del penitenziario, quasi un anno dopo il suo ritorno in Italia dagli Stati Uniti.
Permesso di lavoro, una svolta per Forti
Il via libera, basato sull’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, gli consente di uscire ogni giorno per seguire un corso di formazione per pizzaioli. Il corso, organizzato da una cooperativa locale, offre lezioni pratiche e teoriche in un laboratorio nel centro città. “È un’opportunità per imparare un mestiere e ricominciare”, ha detto la direttrice del carcere, che ha sostenuto la richiesta insieme ai legali di Forti.
Non solo lavoro. Il permesso permette anche di fare volontariato con anziani in una struttura convenzionata e di insegnare windsurf a persone con disabilità in una scuola sportiva sul lago di Garda. Tre attività diverse, pensate per accompagnare – come si legge nel provvedimento – “un percorso di responsabilizzazione e restituzione sociale”.
Il lungo cammino verso la semi-libertà
Il percorso non è stato semplice. A settembre scorso, il Tribunale aveva respinto una prima richiesta di liberazione condizionale, motivando il rifiuto con la mancanza di “sentimenti di colpa o autentico dispiacere per i familiari della vittima né per i propri familiari”, oltre al “mancato risarcimento del danno, anche solo parziale”. Una bocciatura che aveva spento le speranze, almeno per il momento.
Solo a giugno Forti aveva ottenuto il permesso di usare le aule studio interne al carcere. Da febbraio, invece, aveva potuto uscire con permessi temporanei per andare a trovare la madre a Trento. Ora, con l’accoglimento della nuova richiesta, si apre una nuova fase: “Abbiamo valutato positivamente il percorso fatto negli ultimi mesi”, ha spiegato una fonte giudiziaria vicina al caso.
Tra formazione e volontariato: la nuova vita di Forti
Il programma prevede orari precisi e controlli rigorosi. Ogni sera Forti dovrà rientrare in cella e rispettare le regole della sorveglianza. Il corso da pizzaiolo – dicono dalla cooperativa – durerà tre mesi e si concluderà con un esame finale. “Non sarà facile, ma c’è voglia di imparare”, racconta uno degli operatori che seguirà i detenuti.
Il volontariato con gli anziani si svolgerà in una casa di riposo vicino al carcere. Qui Forti aiuterà il personale nelle attività quotidiane: dalla lettura dei giornali alla compagnia durante i pasti. Un impegno che, secondo chi lo conosce, “potrebbe aiutarlo a ritrovare un equilibrio”. Le lezioni di windsurf per persone con disabilità partiranno in primavera: ogni settimana, sulle sponde del Garda, piccoli gruppi seguiti da istruttori specializzati.
Reazioni tra speranza e prudenza
La notizia del permesso ha suscitato reazioni diverse. Gli avvocati di Forti hanno mostrato soddisfazione: “È un passo importante verso il reinserimento”, ha detto l’avvocato Francesco Caruso. Più cauti i familiari della vittima, che hanno scelto di non commentare. Tra i detenuti del carcere di Verona, invece, la decisione è stata accolta con curiosità e qualche dubbio: “Vediamo come va”, confida un compagno di cella.
Resta aperto il nodo della liberazione condizionale, che potrà essere chiesta di nuovo solo dopo ulteriori verifiche sul percorso di rieducazione e sulla volontà di risarcire i danni. Per ora, però, Forti potrà respirare l’aria della città – almeno per qualche ora al giorno – e provare a costruirsi una nuova vita fuori dal carcere.
